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Inammissibilità del ricorso: motivi generici e condanna

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4029/2024, ha confermato una condanna per detenzione di stupefacenti, dichiarando l’inammissibilità del ricorso proposto. I motivi sono stati giudicati generici, non sufficientemente critici verso la sentenza d’appello e privi di un’analisi specifica degli elementi a carico, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso: quando la genericità costa cara

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante insegnamento sulla redazione dei ricorsi in materia penale, sottolineando le conseguenze negative di una contestazione generica. La Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un individuo condannato per detenzione di sostanze stupefacenti, confermando la decisione dei giudici di merito e condannandolo al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. Questo caso evidenzia come un’impugnazione, per avere successo, debba confrontarsi criticamente e specificamente con le argomentazioni della sentenza che si intende contestare.

I Fatti del Caso e le Decisioni di Merito

Il procedimento trae origine dalla condanna inflitta dal Tribunale di Roma a un soggetto per il reato di detenzione di cocaina. La decisione è stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Roma. L’imputato, non rassegnato alla condanna, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, affidando la sua difesa a un unico motivo: il mancato riconoscimento di una specifica circostanza attenuante.

La questione dell’inammissibilità del ricorso per genericità

Il ricorrente lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione in relazione al mancato riconoscimento della circostanza attenuante della speciale tenuità del lucro, prevista dall’articolo 62, n. 4 del codice penale. Sostanzialmente, la difesa riteneva che il profitto derivante dall’attività illecita fosse di entità particolarmente modesta, tale da giustificare una riduzione della pena. Tuttavia, la Suprema Corte ha respinto questa tesi in modo netto, senza nemmeno entrare nel merito della questione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto i motivi del ricorso manifestamente infondati per una ragione procedurale fondamentale: la loro genericità. Secondo gli Ermellini, il ricorso era privo di un reale confronto critico con la decisione impugnata. Le argomentazioni non erano supportate da un’analisi puntuale delle motivazioni della Corte d’Appello, ma si limitavano a riproporre una tesi difensiva in modo astratto.

Il Collegio ha sottolineato che il ragionamento del giudice d’appello era coerente con le risultanze processuali, logico e non contraddittorio. La decisione di secondo grado teneva conto sia della quantità di sostanza stupefacente rinvenuta in possesso dell’imputato sia della somma di denaro sequestrata, considerata provento di precedenti attività di spaccio. Il ricorrente, invece, non ha mosso critiche specifiche a questa valutazione, rendendo il suo ricorso inefficace. Di conseguenza, è stata dichiarata l’inammissibilità del ricorso. A norma dell’art. 616 del codice di procedura penale, quando non si ravvisa un’assenza di colpa nella causa di inammissibilità, il ricorrente viene condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del processo penale: un ricorso per Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle proprie tesi. Deve, al contrario, essere un atto specifico, che dialoga criticamente con la sentenza impugnata, individuandone con precisione i vizi logici o le violazioni di legge. Un’impugnazione generica, che non si confronta con le argomentazioni del giudice precedente, è destinata a essere dichiarata inammissibile, con conseguenze economiche dirette per chi la propone. La decisione serve da monito sulla necessità di una difesa tecnica accurata e puntuale in ogni fase del giudizio.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati sono stati ritenuti manifestamente infondati, generici e privi di un confronto critico con le argomentazioni della sentenza impugnata. Non contenevano un’analisi specifica degli elementi posti a fondamento della decisione dei giudici di merito.

Qual era il motivo principale del ricorso presentato dall’imputato?
Il ricorrente chiedeva il riconoscimento della circostanza attenuante della speciale tenuità del lucro (art. 62 n. 4 cod. pen.), sostenendo che il profitto derivante dall’attività illecita fosse di entità particolarmente modesta e che la corte d’appello avesse errato nel non concederla.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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