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Inammissibilità del ricorso: motivi generici e appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per ricettazione e furto. Il motivo è che la richiesta in appello per le attenuanti generiche era formulata in modo troppo generico, rendendo l’appello stesso inammissibile sin dall’origine. Di conseguenza, il successivo ricorso in Cassazione è stato giudicato inammissibile per carenza di interesse, non potendo l’imputato ottenere alcun vantaggio da un’eventuale pronuncia favorevole.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: L’Importanza dei Motivi Specifici in Appello

Nel processo penale, la precisione è tutto. Ogni atto, specialmente un’impugnazione, deve essere formulato con cura e specificità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10933/2024) ribadisce un principio fondamentale: l’inammissibilità del ricorso presentato con motivi generici. Questo caso offre una lezione cruciale per la difesa: una richiesta vaga in appello può precludere la possibilità di far valere le proprie ragioni anche in Cassazione. Analizziamo come una difesa superficiale abbia portato a una condanna definitiva e al pagamento delle spese processuali.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una condanna in primo grado emessa dal Tribunale di Lodi per i reati di ricettazione e furto aggravato di biciclette. La Corte d’Appello di Milano, successivamente, ha parzialmente riformato la sentenza, riducendo la pena ma confermando la responsabilità penale dell’imputato. Non soddisfatta, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un unico vizio: la motivazione mancante, contraddittoria e illogica della Corte d’Appello riguardo al diniego delle circostanze attenuanti generiche.

L’Inammissibilità del Ricorso e la Genericità dei Motivi

Il cuore della decisione della Cassazione non risiede nel merito della concessione o meno delle attenuanti, ma in un aspetto puramente processuale. La Suprema Corte ha rilevato che già nell’atto di appello la difesa si era limitata a chiedere l’applicazione delle attenuanti generiche senza addurre alcun profilo di meritevolezza o argomentazione specifica. L’imputato si era semplicemente lamentato del fatto che il giudice di primo grado non si fosse pronunciato su una richiesta altrettanto generica formulata in sede di conclusioni.

Questo approccio è stato fatale. Secondo un orientamento consolidato, l’atto di appello deve contenere motivi specifici. Una richiesta generica, che non articola le ragioni concrete per cui si ritiene di meritare un beneficio, è considerata inammissibile sin dall’origine.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un ragionamento logico-giuridico stringente. Se un motivo di appello è inammissibile ab origine per manifesta infondatezza o genericità, la parte che lo ha proposto non ha alcun interesse a ricorrere in Cassazione contro la sentenza di secondo grado che non lo ha esaminato.

In altre parole, l’eventuale accoglimento del ricorso in Cassazione (e il conseguente rinvio alla Corte d’Appello) non porterebbe alcun esito favorevole all’imputato. La Corte d’Appello, infatti, si troverebbe di nuovo di fronte a un motivo di appello inammissibile e non potrebbe fare altro che confermarne l’inammissibilità. Questo determina una “carenza di interesse” a ricorrere, uno dei presupposti fondamentali per qualsiasi impugnazione.

La Corte ha quindi dichiarato l’inammissibilità del ricorso non perché la Corte d’Appello avesse motivato bene o male sul diniego delle attenuanti, ma perché la questione, così come posta, non avrebbe mai dovuto essere esaminata nel merito. La sentenza impugnata non si era pronunciata su un punto specifico, ma la genericità assoluta della domanda originale ha reso preclusiva qualsiasi discussione successiva.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione in esame è un monito severo sull’importanza di redigere atti di impugnazione dettagliati e ben argomentati. Chiedere un beneficio, come le attenuanti generiche, senza spiegare perché l’imputato ne avrebbe diritto è una strategia destinata al fallimento. La sentenza sottolinea che la specificità dei motivi non è un mero formalismo, ma una condizione essenziale per l’ammissibilità dell’appello.

Per gli avvocati, ciò significa che ogni motivo di gravame deve essere supportato da elementi concreti tratti dal processo, capaci di giustificare la richiesta. Per gli imputati, la conseguenza è che un appello mal formulato non solo non porta a una riforma della sentenza, ma preclude anche la via del ricorso in Cassazione, con l’ulteriore condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della cassa delle ammende. In questo caso, l’imputato è stato condannato a versare tremila euro, a testimonianza della serietà con cui l’ordinamento sanziona l’abuso dello strumento processuale.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse dell’imputato. Poiché il motivo d’appello originale, relativo alle attenuanti generiche, era stato formulato in modo troppo generico e quindi era a sua volta inammissibile, un eventuale accoglimento del ricorso in Cassazione non avrebbe portato alcun beneficio concreto all’imputato.

Quale errore è stato commesso dalla difesa nell’atto di appello?
La difesa si è limitata a chiedere l’applicazione delle circostanze attenuanti generiche senza fornire alcuna argomentazione specifica o profilo di meritevolezza a sostegno della richiesta. Questa assoluta genericità ha reso il motivo di appello inammissibile fin dall’inizio.

Quali sono state le conseguenze economiche per l’imputato a seguito della decisione della Cassazione?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento della somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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