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Inammissibilità del ricorso: motivi generici

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato condannato per furto aggravato. I motivi sono stati ritenuti generici, in quanto non si confrontavano specificamente con le argomentazioni della Corte d’Appello sulla recidiva e sulla congruità della pena, che era stata fissata ben al di sotto della media edittale. La decisione ribadisce che la mera riproposizione dei motivi d’appello, senza una critica puntuale alla sentenza impugnata, porta all’inammissibilità del ricorso.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando la Genericità dei Motivi Sbarra la Strada alla Cassazione

L’inammissibilità del ricorso per cassazione è un istituto cruciale nel nostro sistema processuale, che funge da filtro per garantire che la Suprema Corte si pronunci solo su questioni di diritto fondate e specifiche. Un’ordinanza recente ha ribadito con forza un principio fondamentale: un ricorso che si limita a ripetere le argomentazioni già respinte in appello, senza una critica puntuale e specifica della decisione impugnata, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche di tale principio.

I Fatti del Caso

Il procedimento trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. Due individui venivano ritenuti colpevoli del reato di furto aggravato, con l’aggravante della recidiva specifica e infraquinquennale. La pena inflitta a ciascuno era di sei mesi di reclusione e 200 euro di multa. Uno degli imputati, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per cassazione, contestando la validità della sentenza d’appello.

Le Ragioni del Ricorso: Critiche su Recidiva e Pena

Il ricorrente basava la sua impugnazione su due principali doglianze:
1. Violazione di legge e carenza di motivazione in relazione alla recidiva contestata, chiedendone l’esclusione.
2. Eccessiva quantificazione della pena, ritenuta sproporzionata rispetto ai fatti.

In sostanza, la difesa sosteneva che i giudici di merito non avessero adeguatamente motivato né la sussistenza della recidiva né la congruità della sanzione applicata.

L’Analisi della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella genericità dei motivi proposti. I giudici supremi hanno evidenziato come il ricorso fosse privo di un reale confronto critico con le argomentazioni della Corte d’Appello. Invece di individuare vizi logici o giuridici specifici nella sentenza impugnata, il ricorrente si era limitato a riproporre le stesse lamentele già esaminate e respinte nel grado precedente. Questo approccio rende il ricorso inammissibile, come stabilito da un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, secondo cui i motivi devono contenere una puntuale enunciazione delle ragioni di diritto che li giustificano e un riferimento congruo alla motivazione dell’atto impugnato.

La Motivazione sulla Pena Sotto la Media Edittale

Un punto interessante chiarito dalla Corte riguarda l’onere di motivazione sulla pena. La sentenza impugnata aveva ritenuto la pena congrua in base ai parametri dell’art. 133 del codice penale, considerando la personalità degli imputati (con precedenti specifici) e la gravità del fatto (sottrazione di un portafoglio con documenti). La Cassazione ha sottolineato che, quando la pena irrogata è ampiamente inferiore alla media edittale (il punto intermedio tra il minimo e il massimo previsto dalla legge), non è necessaria una motivazione specifica e dettagliata da parte del giudice. È sufficiente un richiamo generico al criterio di adeguatezza, poiché si presume che tutti gli elementi rilevanti siano stati implicitamente considerati. In questo caso, la pena era ben al di sotto della media, rendendo la motivazione fornita dalla Corte d’Appello immune da censure.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su due pilastri argomentativi. In primo luogo, il principio della specificità dei motivi di ricorso. La Corte ha ribadito che il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo di legittimità. Pertanto, non basta esprimere un generico dissenso; è necessario demolire logicamente e giuridicamente il ragionamento del giudice precedente. La mera riproposizione delle stesse questioni già trattate in appello, senza un’analisi critica della risposta fornita dalla Corte territoriale, trasforma il ricorso in un atto generico e quindi inammissibile.
In secondo luogo, la Corte ha confermato il principio di economia motivazionale in materia di sanzioni. L’obbligo di una motivazione analitica scatta quando il giudice si discosta significativamente dai minimi edittali, non quando, come nel caso di specie, applica una pena notevolmente mite. La Corte d’Appello aveva correttamente valorizzato i precedenti penali per giustificare la recidiva e la gravità concreta del furto per determinare la pena, fornendo una motivazione adeguata e sufficiente.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre una lezione chiara sulla tecnica di redazione dei ricorsi per cassazione. La declaratoria di inammissibilità del ricorso non è una mera formalità, ma la conseguenza diretta di una carenza sostanziale dell’impugnazione. Per avere successo, un ricorso deve essere un dialogo critico con la sentenza impugnata, non un monologo che ripete argomenti già sconfitti. La decisione conferma inoltre che, per le sanzioni inferiori alla media edittale, una motivazione sintetica è pienamente legittima. Per il ricorrente, l’esito è la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a testimonianza del fatto che un’impugnazione temeraria ha conseguenze concrete.

Quando un ricorso in Cassazione è considerato generico?
Un ricorso è considerato generico, e quindi inammissibile, quando non si confronta criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, ma si limita a riproporre le stesse doglianze già respinte nel grado precedente, senza individuare specifici vizi logici o giuridici.

È sempre necessaria una motivazione dettagliata per la quantificazione della pena?
No. Secondo la Corte, quando la pena inflitta è ampiamente inferiore alla media edittale, non è necessaria una motivazione specifica e dettagliata, essendo sufficiente il richiamo al criterio di adeguatezza, che implicitamente considera gli elementi dell’art. 133 cod. pen.

Quali sono le conseguenze della declaratoria di inammissibilità del ricorso?
Alla declaratoria di inammissibilità consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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