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Inammissibilità del ricorso: la reiterazione dei motivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato condannato in primo e secondo grado. Il motivo centrale della decisione risiede nel fatto che l’appello si limitava a riproporre le stesse censure già respinte dalla Corte d’Appello, chiedendo una nuova valutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità. Questa pronuncia sottolinea l’importanza di formulare ricorsi basati su vizi di legge e non su una semplice reiterazione di argomenti già esaminati.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando l’Appello in Cassazione è Inutile

L’ordinamento giuridico offre diversi gradi di giudizio per garantire una giustizia equa, ma l’accesso a questi strumenti è regolato da precise norme. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale riguardo l’inammissibilità del ricorso, specialmente quando questo si limita a ripetere argomentazioni già valutate. Analizziamo insieme la decisione per capire perché non basta essere insoddisfatti di una sentenza per poterla impugnare efficacemente in Cassazione.

I Fatti del Caso

Il caso in esame riguarda un imputato condannato sia in primo grado dal Tribunale di Alessandria, sia in secondo grado dalla Corte d’appello di Torino, per i reati previsti dagli articoli 477 e 482 del codice penale. Nonostante la doppia condanna, l’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Suprema Corte di Cassazione, affidandosi a un unico motivo di impugnazione.

L’Unico Motivo di Ricorso

La difesa dell’imputato ha basato il ricorso sulla presunta violazione di legge e sul vizio di motivazione riguardo al mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale. In sostanza, si chiedeva alla Cassazione di riconsiderare la gravità del fatto, ritenendola talmente esigua da non meritare una sanzione penale.

L’Inammissibilità del Ricorso e le Sue Ragioni

La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, dichiarando l’inammissibilità del ricorso. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro sistema processuale: la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. I tribunali e le corti d’appello valutano i fatti (merito), mentre la Cassazione valuta la corretta applicazione della legge (legittimità).

La Funzione della Corte di Cassazione

Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché, di fatto, non denunciava un errore di diritto commesso dalla Corte d’appello, ma sollecitava una diversa valutazione degli elementi fattuali. Chiedere alla Cassazione di apprezzare diversamente le prove o le circostanze del reato significa invadere un campo che non le compete. La Suprema Corte non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si può riesaminare l’intera vicenda.

La “Pedissequa Reiterazione” dei Motivi

L’aspetto cruciale evidenziato dai giudici è che il ricorso si risolveva in una “pedissequa reiterazione” delle censure già sollevate in appello. L’imputato aveva riproposto gli stessi identici argomenti, già esaminati e puntualmente respinti dalla Corte territoriale con una motivazione giudicata logica e non contraddittoria. Questo comportamento processuale rende il ricorso inammissibile, in quanto non introduce nuovi profili di illegittimità della sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è netta: il ricorso è indeducibile in sede di legittimità perché postula un differente apprezzamento dei fatti. La difesa ha tentato di ottenere una nuova valutazione del merito, mascherandola da vizio di legge. La Cassazione ha ribadito che la reiterazione di motivi già disattesi, senza evidenziare specifiche e concrete criticità giuridiche nella decisione d’appello, non è sufficiente per accedere al giudizio di legittimità. La condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende è la diretta conseguenza di questa inammissibilità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un importante monito per chi intende impugnare una sentenza in Cassazione. È fondamentale che il ricorso sia strutturato per evidenziare errori di diritto (violazioni di legge o vizi logici manifesti nella motivazione), non per contestare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito. Un ricorso che si limita a ripetere le stesse doglianze già respinte è destinato all’inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna alle spese. Per avere successo, un ricorso deve essere tecnico, mirato e rispettoso delle precise funzioni attribuite dalla legge alla Suprema Corte.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché chiedeva alla Corte di Cassazione una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta a tale organo, e perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello.

Cosa significa che il motivo di ricorso è una “pedissequa reiterazione”?
Significa che il ricorrente ha riproposto in modo identico e acritico le censure già esaminate e rigettate nel precedente grado di giudizio, senza individuare specifici vizi di legittimità (errori di diritto) nella sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso fissata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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