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Inammissibilità del ricorso: la genericità dei motivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un’imputata condannata per falso. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello, in quanto la ricorrente non ha specificato quali atti fossero viziati e la loro incidenza sul giudizio. La sentenza ribadisce che, per contestare l’inutilizzabilità di atti processuali o il diniego di attenuanti, è necessario un onere di specificazione rigoroso, pena l’inammissibilità del ricorso stesso.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso per genericità: l’onere della specificità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione penale ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: la necessità di formulare motivi di ricorso specifici e dettagliati. La pronuncia in esame chiarisce le conseguenze della violazione di tale onere, che porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Questo principio garantisce che il giudizio di legittimità si concentri su questioni giuridiche precise, evitando un riesame generale del merito della causa.

Il caso in esame: dal Tribunale alla Cassazione

Il caso trae origine dalla condanna di un’imputata per i reati di cui agli articoli 477 e 482 del codice penale, confermata sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte di Appello. La difesa dell’imputata ha proposto ricorso per Cassazione, articolando diverse censure contro la sentenza d’appello.

I motivi del ricorso vertevano principalmente su quattro punti: l’inutilizzabilità delle dichiarazioni spontanee rese alla polizia giudiziaria, la presunta mancanza di motivazione su alcuni profili della vicenda, e il diniego della concessione delle attenuanti generiche.

L’inammissibilità del ricorso e la genericità dei motivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso, soffermandosi in particolare sul primo motivo. I giudici hanno sottolineato che è onere della parte che eccepisce l’inutilizzabilità di atti processuali non solo indicarli specificamente, ma anche dimostrare la loro incidenza e decisività rispetto al compendio indiziario complessivo.

Citando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sent. n. 23868/2009), la Corte ha ribadito che una doglianza generica, che non adempie a tale onere di specificazione, non può essere accolta. L’imputata, nel caso di specie, non aveva chiarito quali dichiarazioni fossero viziate né come queste avessero influenzato la decisione dei giudici di merito, rendendo il motivo inammissibile.

La questione delle attenuanti generiche e il giudizio del Giudice

Anche il motivo relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche è stato ritenuto infondato. La Corte ha ricordato che la valutazione sulla concessione o esclusione di tali attenuanti rientra in un giudizio di fatto, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e non contraddittoria.

Non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole; è sufficiente che motivi la sua decisione basandosi sugli elementi ritenuti preponderanti. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato il diniego facendo riferimento alla gravità del reato, una motivazione ritenuta congrua e sufficiente.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi procedurali consolidati. L’inammissibilità è stata dichiarata non solo per la genericità del primo motivo, ma anche perché gli altri motivi sono stati giudicati manifestamente infondati. La Corte ha evidenziato che i giudici d’appello avevano già fornito una motivazione ampia e corretta su tutti i profili contestati. Il ricorso, di fatto, tentava di sollecitare una nuova valutazione del merito, preclusa in sede di legittimità. La Corte ha quindi condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza offre un importante monito per gli operatori del diritto. La redazione di un ricorso per Cassazione richiede un’attenzione meticolosa alla specificità dei motivi. Non basta lamentare un vizio in astratto, ma è indispensabile collegarlo concretamente agli atti del processo e dimostrarne la rilevanza ai fini della decisione. La pronuncia conferma che la superficialità e la genericità nella formulazione delle censure processuali rappresentano un ostacolo insormontabile, che porta a una declaratoria di inammissibilità del ricorso e preclude ogni possibilità di esame nel merito della vicenda.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente per la genericità dei motivi. La ricorrente, nel contestare l’inutilizzabilità di alcune dichiarazioni, non ha specificato quali atti fossero viziati né ha dimostrato la loro influenza decisiva sul complesso delle prove.

Il giudice è obbligato a considerare tutti gli elementi favorevoli per concedere le attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte, non è necessario che il giudice prenda in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli. È sufficiente che motivi la sua decisione facendo riferimento a quelli ritenuti decisivi o rilevanti, con la sua valutazione che supera e assorbe tutti gli altri.

Cosa deve fare chi contesta un atto processuale in Cassazione?
Chi contesta la validità o l’utilizzabilità di un atto processuale deve indicare in modo specifico l’atto viziato, illustrare le ragioni del vizio e, soprattutto, dimostrare come tale atto abbia avuto un’incidenza concreta e decisiva sulla sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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