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Inammissibilità del ricorso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato contro una condanna per la violazione di un provvedimento di allontanamento. La Corte ha stabilito che le censure sollevate riguardavano la valutazione dei fatti, materia di competenza esclusiva del giudice di merito, e non vizi di legittimità. Di conseguenza, confermando la sussistenza del dolo, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando la Cassazione non Entra nel Merito

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio davanti alla Corte di Cassazione, evidenziando il concetto di inammissibilità del ricorso quando le censure proposte non riguardano vizi di legittimità, ma tentano di ottenere un nuovo esame dei fatti. Analizziamo insieme questa pronuncia per comprendere meglio il ruolo della Suprema Corte e le conseguenze di un ricorso non correttamente impostato.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Torino. Il ricorrente era stato condannato per il reato previsto dall’articolo 387-bis del codice penale, ovvero la violazione di un provvedimento di allontanamento e divieto di avvicinamento. L’imputato, attraverso il suo ricorso, contestava la decisione dei giudici di secondo grado, in particolare per quanto riguarda la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato, il dolo.

La Decisione e l’Inammissibilità del ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non un terzo grado di merito. Ciò significa che il suo compito non è quello di riesaminare i fatti o di valutare nuovamente le prove, attività che spettano esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

Il ricorrente, secondo la Corte, ha proposto censure che miravano proprio a una riconsiderazione del fatto e del materiale probatorio, un’operazione non consentita in sede di legittimità. La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse congrua, adeguata e priva di vizi logici, basata su corretti criteri di inferenza e su massime di esperienza condivisibili.

Le Motivazioni: I Limiti del Giudizio di Legittimità

La Corte Suprema ha ribadito che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un’occasione per una nuova valutazione delle prove. Le doglianze del ricorrente, focalizzate sulla ricostruzione dei fatti e sull’apprezzamento delle giustificazioni da lui fornite, sono state giudicate estranee al perimetro del sindacato di legittimità.

In particolare, la Corte d’Appello aveva motivato in modo adeguato sulla sussistenza del dolo richiesto dall’art. 387-bis c.p., ritenendo irrilevanti le giustificazioni addotte dall’imputato. La Cassazione, non potendo sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ha confermato la correttezza logico-giuridica di tale ragionamento. Di conseguenza, l’impugnazione, essendo fondata su argomenti non proponibili in quella sede, è stata dichiarata inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, precise conseguenze per il ricorrente. Quest’ultimo è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di redigere un ricorso per cassazione che si concentri esclusivamente su questioni di diritto (violazione di legge) o su vizi manifesti della motivazione (illogicità o contraddittorietà), evitando di riproporre questioni di fatto già decise nei gradi di merito.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché introduceva censure non consentite nel giudizio di legittimità, in quanto riguardavano la ricostruzione e la valutazione del fatto e l’apprezzamento del materiale probatorio, che sono di competenza esclusiva del giudice di merito.

Cosa significa che la Corte di Cassazione è un “giudice di legittimità” e non di “merito”?
Significa che la Corte di Cassazione non riesamina i fatti del processo o le prove, ma si limita a verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
In conseguenza della declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di 3.000,00 euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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