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Inammissibilità del ricorso: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. La decisione si fonda sul fatto che i motivi del ricorso erano meramente riproduttivi di censure già respinte nei precedenti gradi di giudizio, una pratica non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, la condanna è stata confermata e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: la Cassazione Spiega i Limiti dell’Appello

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione affronta i ricorsi, sottolineando un principio fondamentale del nostro sistema giudiziario: la non reiterabilità dei medesimi motivi di doglianza. Il caso riguarda l’inammissibilità del ricorso di un imputato contro la sua condanna, confermata dalla Corte d’Appello, e chiarisce i confini del giudizio di legittimità.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione, ha presentato ricorso alla Suprema Corte di Cassazione. I punti centrali della sua difesa erano due: la contestazione della sua responsabilità penale per il reato ascrittogli (ai sensi dell’art. 341-bis c.p.) e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale.

Analisi della Cassazione e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione, nell’esaminare il caso, non è entrata nel merito dei fatti, ma si è concentrata sulla struttura e la natura del ricorso stesso. I giudici hanno rapidamente rilevato che le argomentazioni presentate dalla difesa non erano nuove, ma costituivano una mera riproduzione dei profili di censura già ampiamente discussi, valutati e respinti dai giudici dei precedenti gradi di giudizio.

Questo approccio è inammissibile in sede di legittimità. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ripresentare le stesse tesi sperando in un esito diverso; il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica delle motivazioni della sentenza impugnata, non rivalutare le prove. La Corte ha stabilito che i motivi erano generici e ripetitivi, mancando quindi dei requisiti di specificità richiesti dalla legge per un valido ricorso.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione alla base della dichiarazione di inammissibilità del ricorso è squisitamente processuale. La Suprema Corte ha ritenuto che la sentenza della Corte d’Appello fosse giuridicamente corretta, puntuale e coerente. I giudici di merito avevano fornito argomentazioni logiche e prive di vizi evidenti sia nell’identificare gli elementi costitutivi del reato contestato, sia nel giustificare il diniego della causa di non punibilità. In particolare, il ‘disvalore oggettivo della condotta’ era stato considerato un ostacolo insuperabile all’applicazione dell’art. 131-bis c.p., una valutazione che la Cassazione ha ritenuto immune da censure.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza ribadisce un principio cruciale: un ricorso per cassazione deve sollevare questioni di diritto nuove e specifiche o vizi logici manifesti nella motivazione, non può essere una semplice riproposizione di argomenti già sconfessati. La conseguenza di questa violazione procedurale è stata, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità. Oltre alla conferma della condanna, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a testimonianza del fatto che un ricorso infondato comporta conseguenze economiche significative.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una mera riproduzione di censure già adeguatamente esaminate e respinte dai giudici di merito, una pratica non consentita nel giudizio di legittimità della Corte di Cassazione.

Quali erano i punti principali contestati dal ricorrente?
Il ricorrente contestava il giudizio sulla sua responsabilità penale per il reato previsto dall’art. 341-bis c.p. e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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