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Inammissibilità del ricorso: i limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da due imputati condannati per rapina impropria. La Corte ha stabilito che l’appello mirava a una rivalutazione dei fatti e delle prove, un’attività preclusa in sede di legittimità. La decisione della Corte d’Appello è stata ritenuta logica e coerente, rendendo il ricorso manifestamente infondato e comportando la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso: la Cassazione e i limiti del giudizio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13553/2024, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Questa pronuncia offre uno spunto cruciale per comprendere i confini del ricorso in Cassazione e le ragioni che portano a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso. L’analisi del caso, relativo a una condanna per rapina impropria, chiarisce perché i tentativi di sottoporre alla Suprema Corte una nuova valutazione delle prove siano destinati a fallire.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da due individui, condannati nei primi due gradi di giudizio per concorso in rapina impropria. La Corte d’Appello di Genova aveva confermato la loro responsabilità penale, pur riducendo l’entità della sanzione. Gli imputati, non accettando la decisione, si sono rivolti alla Corte di Cassazione, criticando la valutazione delle prove effettuata dai giudici di merito e proponendo una ricostruzione alternativa dei fatti. Essenzialmente, la difesa ha cercato di insinuare un dubbio sulla coerenza delle testimonianze a carico, sperando di ottenere un annullamento della condanna.

La Decisione sull’Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni difensive, dichiarando entrambi i ricorsi inammissibili per manifesta infondatezza. La decisione si allinea alla richiesta del Procuratore Generale e si basa su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il punto centrale è che i motivi del ricorso non sollevavano questioni di legittimità (cioè errori nell’applicazione della legge o vizi logici della motivazione), ma si risolvevano in una richiesta di rivalutazione del materiale probatorio. Tale attività, definita ‘scrutinio di merito’, è di esclusiva competenza dei giudici di primo e secondo grado e non può essere replicata in Cassazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni della sua decisione, fondandole su principi cardine della procedura penale.

Il Ruolo della Corte di Cassazione

Il compito della Cassazione non è quello di stabilire se una diversa interpretazione delle prove fosse possibile o addirittura preferibile, ma solo di verificare se la motivazione della sentenza impugnata sia logica, coerente e giuridicamente corretta. Non è consentito ‘realizzare una diversa lettura dei medesimi dati dimostrativi’.

Il Vizio di Motivazione

Per poter essere censurata in sede di legittimità, l’illogicità della motivazione deve essere macroscopica ed evidente ictu oculi (a colpo d’occhio). Le minime incongruenze non sono sufficienti a invalidare la decisione, specialmente se il percorso argomentativo del giudice di merito risulta complessivamente solido e adeguato a spiegare le ragioni del suo convincimento. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva basato la condanna su elementi convergenti, come la deposizione della persona offesa e le dichiarazioni di un coimputato, ritenendo la ricostruzione dei fatti del tutto coerente.

L’Ipotesi Alternativa e il ‘Dubbio Ragionevole’

La difesa aveva introdotto ipotesi alternative sulla dinamica dei fatti. La Cassazione ha chiarito che, per minare la tenuta di una sentenza, un’ipotesi alternativa deve essere ‘ragionevole’, cioè trovare conforto nella logica e in elementi oggettivi. Le mere congetture o le ipotesi che la logica stessa consente di escludere o superare non sono sufficienti a generare quel ‘ragionevole dubbio’ che impone l’assoluzione.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza la distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di diritto. Chi intende ricorrere in Cassazione deve concentrarsi su specifici vizi di legge o su manifeste e incontrovertibili illogicità della motivazione, astenendosi dal riproporre questioni fattuali già ampiamente dibattute nei precedenti gradi di giudizio. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso non è solo una formalità processuale, ma una sanzione per l’uso improprio di uno strumento di impugnazione, che comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
La Corte li ha dichiarati inammissibili perché erano manifestamente infondati. I ricorrenti non hanno sollevato questioni sulla corretta applicazione della legge, ma hanno chiesto una nuova valutazione delle prove e dei fatti, un’attività che è preclusa alla Corte di Cassazione, la quale svolge unicamente un controllo di legittimità.

È possibile presentare alla Corte di Cassazione una versione alternativa dei fatti per ottenere l’annullamento di una condanna?
No. La Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti. Le ipotesi alternative proposte dalla difesa, per essere prese in considerazione, devono basarsi su elementi logici e concreti tali da far emergere un’illogicità manifesta nella motivazione della sentenza impugnata. Astratte e irragionevoli congetture, come quelle del caso di specie, non sono sufficienti.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
Oltre alla conferma della decisione impugnata, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questa sentenza, la somma è stata fissata in tremila euro per ciascun ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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