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Inammissibilità del ricorso e prescrizione del reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato in appello per il reato di cui all’art. 480 c.p. I motivi del ricorso sono stati giudicati generici e manifestamente infondati. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’inammissibilità del ricorso preclude la possibilità di rilevare la prescrizione del reato maturata successivamente alla sentenza impugnata. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando la Prescrizione non Salva dalla Condanna

L’esito di un processo penale può dipendere da dettagli procedurali cruciali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: l’inammissibilità del ricorso preclude la possibilità di dichiarare estinto il reato per prescrizione, anche se questa matura dopo la sentenza di secondo grado. Questa decisione sottolinea l’importanza di presentare motivi di ricorso specifici e ben fondati, pena la cristallizzazione della condanna.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un imputato condannato dalla Corte d’Appello per il reato previsto dall’articolo 480 del codice penale (falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in certificati). Ritenendo la sentenza ingiusta, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione, sperando in un annullamento della condanna.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente ha basato la sua difesa su cinque distinti motivi, contestando diversi aspetti della sentenza d’appello:
1. Violazione di legge e carenza di motivazione sull’elemento psicologico del reato.
2. Erronea applicazione della legge penale.
3. Mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.).
4. Vizio di motivazione nella determinazione della pena.
5. Erroneità della sentenza in riferimento all’intervenuta prescrizione del reato.

L’inammissibilità del ricorso e le sue conseguenze

La Corte di Cassazione ha esaminato preliminarmente i motivi del ricorso, trovandoli tutti, a eccezione di quello sulla prescrizione, generici e manifestamente infondati. Secondo la Corte, le censure non individuavano vizi logici o giuridici nel ragionamento della Corte d’Appello, ma miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Questa valutazione ha portato a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso, una decisione che ha avuto un impatto decisivo anche sulla questione della prescrizione.

Le Motivazioni della Corte: il Principio “De Luca”

Il punto cruciale della decisione riguarda il quinto motivo, relativo alla prescrizione. Il ricorrente sosteneva che il tempo massimo per la prescrizione fosse maturato. Tuttavia, la Corte ha applicato un principio consolidato, espresso dalle Sezioni Unite nella sentenza “De Luca” (n. 32/2000). Secondo questo orientamento, la declaratoria di inammissibilità del ricorso preclude la possibilità di rilevare e dichiarare cause di estinzione del reato, come la prescrizione, verificatesi in un momento successivo alla pronuncia della sentenza impugnata. In pratica, l’inammissibilità “congela” la situazione giuridica al momento della decisione d’appello, rendendo la condanna definitiva e impedendo al decorso del tempo di avere effetti.

Le Conclusioni

La Corte ha quindi dichiarato inammissibile il ricorso, condannando il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa ordinanza serve da monito: la presentazione di un ricorso in Cassazione richiede argomentazioni solide e specifiche. Motivi generici o palesemente infondati non solo non porteranno all’annullamento della sentenza, ma determineranno una pronuncia di inammissibilità che renderà la condanna definitiva, vanificando anche l’eventuale maturazione della prescrizione.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici, cioè non specificano chiaramente le violazioni di legge o i vizi logici della sentenza impugnata, oppure quando sono manifestamente infondati, ovvero palesemente privi di pregio giuridico.

Cosa succede se il reato si prescrive dopo la sentenza d’appello ma prima della decisione della Cassazione?
Se il ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile, la Corte non può dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione. L’inammissibilità del ricorso impedisce di rilevare le cause estintive maturate dopo la data della sentenza impugnata, rendendo di fatto definitiva la condanna.

Qual è la conseguenza economica di un ricorso inammissibile?
Oltre a rendere definitiva la condanna, la dichiarazione di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, il cui importo è stabilito dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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