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Inammissibilità del ricorso: Cassazione spiega i limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso avverso una condanna per furto aggravato. La decisione si fonda sul fatto che l’atto è stato presentato personalmente dall’imputato, violando le norme procedurali. La Corte ha inoltre rigettato una questione di costituzionalità, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di quattromila euro.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso in Cassazione: quando l’atto è nullo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale, dichiarando l’inammissibilità del ricorso presentato personalmente dall’imputato. Questa decisione sottolinea l’importanza del rispetto delle forme processuali e le gravi conseguenze derivanti dalla loro violazione, tra cui la condanna a sanzioni pecuniarie. Analizziamo il caso per comprendere le ragioni della Corte e le implicazioni pratiche.

I fatti di causa

Il caso trae origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Milano per il reato di furto, aggravato ai sensi degli articoli 624 e 625 del codice penale. La Corte di Appello di Milano, in parziale riforma della prima decisione, aveva escluso una delle circostanze aggravanti contestate (specificamente quella prevista dall’art. 625 n. 4 c.p.) e aveva rideterminato la pena. Non soddisfatto della decisione, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione.

La decisione e l’inammissibilità del ricorso in Cassazione

La Suprema Corte, investita della questione, ha risolto il caso in via preliminare, senza entrare nel merito delle doglianze. Il fulcro della decisione risiede in un vizio formale insanabile: il ricorso era stato proposto personalmente dall’imputato. La legge processuale, in particolare l’articolo 613 del codice di procedura penale, stabilisce regole precise per la presentazione del ricorso in Cassazione, richiedendo che questo sia sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo. La presentazione personale da parte dell’imputato costituisce una violazione di tale norma, che conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione in modo lapidario ma inequivocabile. In primo luogo, ha rilevato che il ricorso era inammissibile proprio perché presentato personalmente dall’imputato, contravvenendo a una regola procedurale essenziale. In secondo luogo, ha dichiarato ‘manifestamente infondata’ la questione di costituzionalità sollevata riguardo all’art. 613 c.p.p. A supporto di tale affermazione, i giudici hanno richiamato un precedente consolidato (Sez. 6, n. 42062 del 13/09/2017), il cui ragionamento è stato integralmente recepito. La conseguenza diretta di questa declaratoria è stata la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche al versamento di una somma di quattromila euro a favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di ricorso inammissibile.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma la rigidità delle norme che regolano l’accesso alla Corte di Cassazione. La sanzione dell’inammissibilità del ricorso non è solo una formalità, ma una garanzia del corretto svolgimento del processo, che richiede la competenza tecnica di un difensore abilitato. Per i cittadini, la lezione è chiara: il patrocinio di un legale qualificato è un requisito non solo opportuno ma indispensabile per far valere le proprie ragioni in sede di legittimità. Agire personalmente può comportare non solo il rigetto dell’istanza, ma anche significative conseguenze economiche.

Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato presentato personalmente dall’imputato, in violazione delle norme procedurali che richiedono la sottoscrizione di un difensore abilitato per gli atti destinati alla Corte di Cassazione.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Alla dichiarazione di inammissibilità è seguita la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di quattromila euro a favore della Cassa delle ammende.

Come ha valutato la Corte la questione di costituzionalità sollevata?
La Corte ha ritenuto la questione di costituzionalità dell’art. 613 del codice di procedura penale manifestamente infondata, richiamando una precedente sentenza (n. 42062 del 2017) e facendo integrale rinvio alla sua motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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