LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità appello: quando il ricorso è generico

La Corte di Cassazione ha confermato la dichiarazione di inammissibilità di un appello ritenuto troppo generico. Il caso riguarda una condanna per una violazione del Codice della Strada. La Suprema Corte ha stabilito che, in assenza di critiche specifiche e puntuali alla sentenza di primo grado, l’impugnazione è da considerarsi manifestamente infondata. Questa decisione sottolinea il principio di inammissibilità dell’appello, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Appello: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della Specificità dei Motivi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del processo penale: l’inammissibilità appello quando i motivi di impugnazione sono generici e non si confrontano specificamente con la sentenza di primo grado. Questo provvedimento offre spunti cruciali per comprendere i requisiti di un atto di appello efficace e le conseguenze di una sua formulazione carente.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Cuneo per un reato previsto dall’art. 116 del Codice della Strada. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione, proponeva appello. Tuttavia, la Corte d’Appello di Torino dichiarava l’impugnazione inammissibile, ravvisandone una genericità di fondo. Non pago, l’imputato decideva di ricorrere per Cassazione, contestando la decisione della Corte territoriale.

La Questione Giuridica: I Requisiti dell’Appello e il Rischio di Inammissibilità Appello

Il fulcro della questione non risiede nel merito della condanna originaria, ma nei requisiti formali e sostanziali dell’atto di appello. Per la legge, un’impugnazione non può limitarsi a una generica lamentela o a una mera riproposizione delle tesi difensive già esposte. È necessario che l’appellante si confronti in modo puntuale e critico con le argomentazioni del giudice di primo grado, evidenziando gli specifici errori di fatto o di diritto che, a suo avviso, inficiano la decisione. In caso contrario, si incorre nel vizio di genericità, che conduce inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità dell’appello.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha pienamente condiviso la valutazione della Corte d’Appello, giudicando il ricorso ‘manifestamente infondato’. I giudici di legittimità hanno osservato come l’atto di appello originario fosse viziato da una ‘ravvisata genericità, sul piano estrinseco’. In particolare, la difesa non aveva mosso critiche specifiche e circostanziate contro la motivazione della sentenza di primo grado su tre punti nevralgici:

1. L’elemento soggettivo del reato: non era stato adeguatamente contestato il ragionamento del giudice sulla consapevolezza e volontà dell’imputato.
2. Il diniego della causa di non punibilità: la difesa non aveva argomentato specificamente contro la decisione di non applicare l’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto).
3. La determinazione della pena: non erano state sollevate censure mirate sui criteri utilizzati per quantificare la sanzione.

La Cassazione ha inoltre rilevato che il ricorso presentato in sede di legittimità non aggiungeva ‘elementi specifici rispetto a quanto già prospettato in sede di appello’, confermando così l’assenza di violazioni di legge da parte della Corte territoriale. La mancanza di un confronto critico con la sentenza impugnata ha reso l’impugnazione un mero esercizio formale, privo della sostanza necessaria per innescare una revisione nel merito.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche e Sanzioni

L’esito del giudizio di Cassazione è stato netto. In applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso e ha condannato il ricorrente a due tipi di pagamenti:

– Il pagamento delle spese processuali relative al giudizio di legittimità.
– Il versamento di una somma di euro 3.000,00 a favore della Cassa delle ammende a titolo di sanzione pecuniaria.

Questa decisione rappresenta un monito importante: le impugnazioni devono essere preparate con cura e precisione. La genericità non solo preclude la possibilità di un riesame nel merito, ma espone anche a significative conseguenze economiche, volte a sanzionare l’abuso dello strumento processuale e a scoraggiare ricorsi palesemente infondati.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza, poiché la Suprema Corte ha ritenuto che l’appello originario fosse generico e non si confrontasse specificamente con la motivazione della sentenza di primo grado su punti cruciali come l’elemento soggettivo, la causa di non punibilità e la determinazione della pena.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente in caso di inammissibilità del ricorso?
In base all’art. 616 c.p.p., la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000,00 euro.

Cosa significa che un atto di appello è ‘generico’?
Significa che l’atto non contiene critiche specifiche e puntuali contro le argomentazioni della sentenza che si intende impugnare, ma si limita a riproporre tesi difensive in modo astratto o a esprimere un generico dissenso, senza individuare i presunti errori logici o giuridici commessi dal giudice precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati