LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità appello: quando il ricorso è generico

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità dell’appello di una donna condannata per tentato furto. I motivi, incentrati su reato impossibile e particolare tenuità del fatto, sono stati ritenuti aspecifici perché non si confrontavano adeguatamente con le motivazioni della sentenza di primo grado, in particolare sulla idoneità della condotta e sull’abitualità ostativa alla non punibilità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Appello: La Cassazione e il Ricorso Generico

L’inammissibilità dell’appello è una sanzione processuale che impedisce al giudice di entrare nel merito di un’impugnazione. Ciò accade quando l’atto non rispetta i requisiti di legge, in particolare quello della specificità dei motivi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la genericità delle censure possa portare a una declaratoria di inammissibilità, analizzando le sottili differenze tra tentato furto, reato impossibile e i limiti della non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Fatti del Caso: Tentato Furto al Supermercato

Il caso riguarda una giovane donna condannata in primo grado per il reato di tentato furto. La donna era stata sorpresa dal responsabile di un supermercato mentre, dopo aver riposto della merce nella propria borsa, oltrepassava le casse pagando solo una parte dei prodotti in suo possesso. L’intervento degli addetti alla sicurezza, che avevano monitorato i suoi movimenti grazie alle videocamere, aveva impedito il completamento del furto.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità dell’Appello

La difesa dell’imputata proponeva appello, basando le proprie argomentazioni su due punti principali:

1. La configurabilità del reato impossibile: Si sosteneva che l’azione fosse inidonea a commettere il furto, dato che l’imputata era costantemente sorvegliata. Di conseguenza, il fatto doveva essere qualificato come reato impossibile ai sensi dell’art. 49 c.p., e non come tentativo.
2. L’applicazione della particolare tenuità del fatto: Si richiedeva l’esclusione della punibilità ai sensi dell’art. 131-bis c.p., evidenziando come, sulla base del casellario giudiziale, una nuova concessione dell’istituto fosse ancora possibile.

La Corte d’Appello, tuttavia, dichiarava l’appello inammissibile (de plano, cioè senza udienza) per aspecificità dei motivi, ritenendo che le censure non si confrontassero adeguatamente con la sentenza di primo grado. Contro questa decisione, l’imputata ricorreva in Cassazione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha confermato la decisione della Corte territoriale, rigettando il ricorso e chiarendo alcuni principi fondamentali in materia di impugnazioni penali.

La Specificità dell’Appello: un Onere Imprescindibile

La Corte ribadisce che, a seguito della riforma dell’art. 581 c.p.p., l’appello, al pari del ricorso per cassazione, deve contenere critiche specifiche e argomentate rispetto alle ragioni di fatto e di diritto della decisione impugnata. Non è sufficiente riproporre le stesse argomentazioni o formulare censure generiche. L’onere di specificità è direttamente proporzionale alla specificità della motivazione della sentenza che si intende appellare. Nel caso di specie, l’appellante non aveva adeguatamente contrastato l’iter logico-giuridico del primo giudice.

Tentato Furto vs. Reato Impossibile

Sul primo motivo, la Cassazione chiarisce la distinzione cruciale. Il reato impossibile si configura quando l’azione è intrinsecamente inidonea a produrre l’evento, per inefficienza del mezzo usato o altre ragioni strutturali. La costante vigilanza da parte del personale del supermercato non rende l’azione (nascondere la merce) di per sé inidonea. Al contrario, la sorveglianza è una causa esterna che impedisce la consumazione del reato. Questa situazione configura perfettamente l’ipotesi del tentativo (art. 56 c.p.), dove atti idonei e diretti in modo non equivoco a commettere un delitto non si compiono per cause indipendenti dalla volontà dell’agente. L’appello era generico perché non spiegava perché la condotta, di per sé idonea, dovesse ritenersi impossibile.

La Particolare Tenuità del Fatto e l’Abitualità della Condotta

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte spiega che l’appellante non si è confrontato con la ratio decidendi del provvedimento impugnato. Il giudice di primo grado aveva escluso l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. non per un mero calcolo matematico delle concessioni precedenti, ma a causa della condizione ostativa dell’abitualità della condotta. L’imputata, infatti, aveva già beneficiato in passato della non punibilità per fatti simili. La reiterazione di condotte specifiche, anche se singolarmente di lieve entità, integra il presupposto dell’abitualità che impedisce l’applicazione di questo istituto. L’appello, ignorando questa motivazione centrale, risultava privo della necessaria specificità.

Le conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione sottolinea con forza l’importanza di redigere atti di impugnazione che non siano mere ripetizioni di difese precedenti, ma che si confrontino punto per punto con la motivazione della sentenza impugnata. Dimostra come la difesa tecnica debba essere precisa e argomentata per superare il vaglio di ammissibilità. Infine, la sentenza offre un prezioso chiarimento sui confini tra tentativo e reato impossibile in contesti di sorveglianza e ribadisce che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un beneficio applicabile all’infinito, ma trova un limite invalicabile nell’abitualità del comportamento del reo.

Quando un appello penale viene dichiarato inammissibile per aspecificità?
Un appello è inammissibile per aspecificità quando i motivi non enunciano e argomentano in modo specifico i rilievi critici rispetto alle ragioni di fatto o di diritto della decisione impugnata, oppure quando le censure non affrontano la motivazione del provvedimento ma si limitano a riproporre le stesse tesi difensive in modo generico.

La costante sorveglianza in un supermercato rende il furto un “reato impossibile”?
No. Secondo la Corte, la costante sorveglianza non rende l’azione intrinsecamente inidonea a commettere il reato (configurando un reato impossibile), ma è una causa esterna che impedisce il completamento del delitto. Questa situazione integra la fattispecie del tentato furto, non del reato impossibile.

Si può invocare la “particolare tenuità del fatto” se si sono commessi altri reati simili in passato?
No. La sentenza chiarisce che la reiterazione di condotte specifiche, anche se in precedenza erano state giudicate non punibili per particolare tenuità del fatto, può integrare la condizione ostativa dell'”abitualità della condotta”. L’abitualità impedisce l’applicazione della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati