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Inammissibilità appello: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13311/2025, ha confermato la decisione di inammissibilità di un appello in un caso di tentato furto. La Corte ha ribadito che l’atto di impugnazione deve contenere motivi specifici che contestino puntualmente le argomentazioni della sentenza di primo grado. L’uso di formule generiche o astratte rende l’appello inammissibile, impedendo al giudice di entrare nel merito della questione. Questa pronuncia sottolinea l’importanza del principio di specificità dei motivi di gravame nel processo penale.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Appello: la Cassazione Chiarisce i Requisiti di Specificità

L’impugnazione di una sentenza di condanna è un diritto fondamentale, ma il suo esercizio è subordinato a regole precise. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: l’inammissibilità appello per genericità dei motivi. Questo significa che se l’atto di appello non contesta in modo specifico e argomentato le ragioni della prima sentenza, il giudice non potrà neanche entrare nel merito della questione. Analizziamo il caso per comprendere le implicazioni pratiche di questa decisione.

La Vicenda Processuale: Dal Tentato Furto alla Cassazione

Il caso ha origine da una condanna per tentato furto all’interno di un supermercato emessa dal Tribunale. L’imputato, tramite il suo difensore, aveva proposto appello chiedendo l’assoluzione. La tesi difensiva si basava sull’articolo 49 del codice penale, sostenendo che il tentativo di furto fosse inidoneo a concretizzare il reato e che la condotta fosse, in sostanza, inoffensiva.

La Corte d’Appello, tuttavia, non ha esaminato la fondatezza di questa tesi. Ha invece dichiarato l’appello inammissibile, ritenendo che l’unico motivo presentato fosse generico e non si confrontasse adeguatamente con la motivazione della sentenza di primo grado. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione.

L’Importanza della Specificità e l’Inammissibilità dell’Appello

Il cuore della questione ruota attorno ai requisiti formali e sostanziali dell’atto di appello, disciplinati dall’articolo 581 del codice di procedura penale. La legge, soprattutto dopo la riforma del 2017, impone all’appellante di indicare con precisione:

* I capi e i punti della decisione che si intende impugnare.
* Le richieste specifiche rivolte al giudice d’appello.
* I motivi di fatto e di diritto che sostengono tali richieste.

Questo non è un mero formalismo. La specificità serve a delimitare l’oggetto del giudizio di secondo grado e a instaurare un contraddittorio reale e critico con le argomentazioni del primo giudice. Un appello che si limita a riproporre le stesse tesi difensive in modo astratto, senza spiegare perché la valutazione del primo giudice sarebbe errata, viene considerato generico. Questo porta, come nel caso di specie, a una declaratoria di inammissibilità appello, che di fatto rende definitiva la condanna senza un nuovo esame nel merito.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la correttezza della decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno richiamato il consolidato orientamento giurisprudenziale, incluse le pronunce delle Sezioni Unite, secondo cui l’onere di specificità a carico dell’impugnante è direttamente proporzionale alla specificità con cui il primo giudice ha motivato la sua decisione. Non è sufficiente una mera confutazione del decisum affidata a considerazioni generiche ed astratte.

Nel caso specifico, la difesa si era limitata a utilizzare “formule di stile”, senza spiegare perché la condotta dell’imputato, nel contesto della ricostruzione spazio-temporale operata dal Tribunale, dovesse essere considerata inoffensiva o inidonea. La Corte ha sottolineato che l’appello deve contenere argomentazioni che si contrappongano agli specifici passaggi della motivazione della sentenza impugnata o a concreti elementi fattuali considerati dal primo giudice. In mancanza di questo confronto critico, l’impugnazione è intrinsecamente inammissibile e il giudice d’appello non ha l’obbligo di entrare nel merito delle doglianze.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un monito importante per la prassi forense. La redazione di un atto di appello richiede un lavoro di analisi puntuale e critica della sentenza di primo grado. Non basta essere in disaccordo con la decisione; è necessario smontare, pezzo per pezzo, l’iter logico-giuridico seguito dal giudice, evidenziando errori di fatto o di diritto specifici. Qualsiasi impugnazione che si limiti a lamentele generiche o alla mera riproposizione di tesi già respinte è destinata all’inammissibilità. Questa decisione rafforza l’esigenza di un elevato standard di professionalità nella stesura degli atti processuali, a garanzia non solo dell’efficienza del sistema giudiziario ma anche della reale tutela dei diritti dell’imputato.

Quando un appello penale viene considerato ‘generico’?
Un appello è considerato ‘generico’ quando non enuncia né argomenta in modo specifico i rilievi critici rispetto alle ragioni di fatto o di diritto della decisione impugnata, ma si affida a considerazioni astratte o a ‘formule di stile’ senza un confronto diretto con la motivazione della sentenza.

Qual è la conseguenza di un appello con motivi generici?
La conseguenza è la dichiarazione di inammissibilità dell’appello. Ciò significa che il giudice di secondo grado non esamina il merito delle questioni sollevate e la sentenza di primo grado diventa definitiva.

Cosa richiede la legge per presentare un appello valido e specifico?
Secondo l’art. 581 del codice di procedura penale, un appello valido deve contenere l’indicazione specifica dei capi e dei punti della decisione impugnata, delle richieste al giudice e, soprattutto, dei motivi di fatto e di diritto che contrappongono argomentazioni puntuali agli specifici passaggi della motivazione della sentenza che si contesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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