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Inammissibilità appello: il caso di tentato furto

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità dell’appello di due imputati condannati per tentato furto aggravato. L’ordinanza chiarisce i requisiti per un ricorso valido, sottolineando l’irrilevanza della querela per i reati perseguibili d’ufficio e la necessità di motivi specifici. L’esito conferma la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Appello: Quando un Ricorso Viene Respinto

L’inammissibilità appello è un concetto cruciale nel diritto processuale penale, che determina la chiusura di un procedimento di impugnazione prima ancora di analizzarne il merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come motivi di ricorso generici o giuridicamente errati portino inevitabilmente a tale esito, con conseguenze economiche per i ricorrenti. Analizziamo insieme la decisione per comprendere meglio i requisiti di un appello efficace.

La Vicenda Processuale

Il caso ha origine dalla condanna di due soggetti per il reato di tentato furto aggravato, previsto dagli articoli 56, 624-bis e 625 del codice penale. Dopo la sentenza di primo grado, gli imputati avevano proposto appello. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva dichiarato l’impugnazione inammissibile.

Non arrendendosi, i due hanno presentato ricorso per Cassazione, contestando la decisione della Corte d’Appello e sostenendo una violazione delle norme procedurali, in particolare degli articoli 591 e 581 del codice di procedura penale.

La Decisione della Cassazione e l’Inammissibilità dell’Appello

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, definendolo “manifestamente infondato” e confermando l’inammissibilità appello già dichiarata in secondo grado. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali, che smontano le contestazioni sollevate dai ricorrenti.

Le Motivazioni

La Corte ha esaminato nel dettaglio i motivi del ricorso, trovandoli entrambi privi di pregio.

In primo luogo, i ricorrenti lamentavano la presunta mancanza di una querela, un atto fondamentale per procedere in molti reati. Tuttavia, la Cassazione ha sottolineato che il reato contestato (tentato furto aggravato) è perseguibile d’ufficio. Questo significa che lo Stato ha l’obbligo di procedere penalmente una volta venuto a conoscenza del fatto, indipendentemente dalla volontà della persona offesa. Di conseguenza, la questione della querela era del tutto irrilevante e il motivo di appello basato su di essa palesemente inammissibile.

In secondo luogo, riguardo alla contestazione sul perfezionamento del tentativo di reato, i giudici hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse correttamente applicato l’articolo 581, comma 1-bis, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che l’appello è inammissibile quando i motivi sono generici e non si confrontano specificamente con le ragioni della decisione impugnata. Evidentemente, le argomentazioni degli appellanti erano state ritenute troppo vaghe per meritare un esame nel merito.

Le Conclusioni

La conseguenza diretta della dichiarazione di inammissibilità è stata la condanna dei ricorrenti, ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte ha imposto a ciascuno il pagamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, non ravvisando alcuna ragione per un esonero. Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accesso ai mezzi di impugnazione non è incondizionato. È necessario formulare motivi di ricorso specifici, pertinenti e giuridicamente fondati per evitare una declaratoria di inammissibilità appello, che non solo rende definitiva la condanna ma comporta anche ulteriori oneri economici.

Perché il motivo sulla mancanza di querela è stato respinto?
La Corte ha chiarito che il reato di tentato furto aggravato è perseguibile d’ufficio. Ciò significa che l’azione penale viene avviata dallo Stato indipendentemente dalla volontà della vittima, rendendo la presenza o l’assenza di una querela legalmente irrilevante ai fini della procedibilità.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso inammissibile in Cassazione?
Come stabilito dall’ordinanza, chi propone un ricorso dichiarato inammissibile viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro per ciascun ricorrente.

Cosa significa che un motivo di appello deve essere specifico?
Significa che l’appellante non può limitarsi a una critica generica della sentenza, ma deve indicare con precisione le parti della decisione che contesta e le ragioni giuridiche o fattuali a sostegno della sua tesi, come richiesto dall’art. 581, comma 1-bis, del codice di procedura penale. La mancanza di specificità rende l’appello inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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