LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Imputazione coatta: il GIP può cambiare il reato?

La Corte di Cassazione ha stabilito che non costituisce un atto abnorme il provvedimento con cui il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), nel rigettare una richiesta di archiviazione, ordina una imputazione coatta per un reato diverso da quello inizialmente ipotizzato dal Pubblico Ministero, a condizione che si tratti di una mera riqualificazione giuridica dello stesso fatto storico. Nel caso di specie, la qualificazione del fatto da truffa a tentata estorsione è stata ritenuta legittima, rendendo inammissibile il ricorso dell’indagato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Imputazione coatta: quando il GIP può riqualificare il reato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 20994 del 2024, affronta un tema cruciale della procedura penale: i limiti del potere del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di fronte a una richiesta di archiviazione. La Corte chiarisce quando un’ordinanza di imputazione coatta per un reato diverso da quello contestato non è un atto abnorme, ma un legittimo esercizio della funzione giurisdizionale. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un’indagine per il reato di truffa aggravata. Al termine delle indagini preliminari, il Pubblico Ministero (PM) aveva richiesto l’archiviazione del procedimento, ritenendo che gli elementi raccolti non fossero sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio e, in ogni caso, che il fatto fosse di particolare tenuità.

Contrariamente alle conclusioni del PM, il GIP del Tribunale di Lecce ha rigettato la richiesta di archiviazione. Il giudice, analizzando gli stessi fatti, ha ritenuto che non configurassero una truffa, bensì il più grave reato di tentata estorsione. Di conseguenza, ha ordinato al PM di formulare un’imputazione coatta per quest’ultima fattispecie.

L’indagato ha proposto ricorso per cassazione contro tale provvedimento, sostenendo che si trattasse di un “atto abnorme”, in quanto il GIP lo avrebbe costretto a difendersi da un reato “nuovo” e diverso, per il quale non era mai stato formalmente indagato.

La Riqualificazione del Fatto e l’Imputazione Coatta

Il punto centrale del ricorso era stabilire se l’ordine del GIP avesse travalicato i suoi poteri. L’indagato sosteneva che, ordinando un’imputazione per un reato diverso, il GIP avesse creato una situazione anomala e pregiudizievole per il suo diritto di difesa.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, aderendo all’orientamento consolidato delle Sezioni Unite. Ha spiegato che bisogna distinguere due situazioni ben diverse:

1. Imputazione per un fatto nuovo: Si ha un atto abnorme quando il GIP ordina al PM di formulare un’imputazione per un fatto storico completamente diverso e ulteriore rispetto a quello per cui si era proceduto.
2. Diversa qualificazione giuridica del medesimo fatto: Non si ha abnormità quando il GIP, basandosi sugli stessi elementi narrativi e documentali, si limita a dare una diversa qualificazione giuridica al fatto. In pratica, il giudice interpreta gli eventi in modo diverso dal PM, sussumendoli in un’altra fattispecie di reato.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che il GIP non ha introdotto fatti nuovi, ma ha semplicemente riletto la condotta dell’indagato, ritenendo che la minaccia di adire le vie legali non fosse un artifizio tipico della truffa, ma un elemento costitutivo della tentata estorsione. Questa operazione rientra pienamente nelle facoltà attribuite al giudice delle indagini preliminari.

Altri Motivi di Ricorso

L’indagato aveva sollevato anche altre eccezioni di natura procedurale, come la mancata notifica di alcuni atti o l’incompetenza territoriale. La Corte ha ribadito che tali vizi non rendono l’atto abnorme e, pertanto, non possono essere fatti valere tramite ricorso per cassazione contro l’ordinanza di imputazione coatta. Essi devono essere eccepiti attraverso altri strumenti previsti dal codice, come il reclamo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione sul principio secondo cui il provvedimento del GIP che, nel rigettare la richiesta di archiviazione, ordina al PM di formulare l’imputazione per il medesimo fatto, diversamente qualificato, non è né abnorme né altrimenti impugnabile. Questa operazione di riqualificazione è espressione del potere del giudice di interpretare la legge e applicarla al caso concreto. Il fatto storico rimane invariato; ciò che cambia è l’etichetta giuridica che gli viene attribuita. La Corte richiama espressamente la giurisprudenza delle Sezioni Unite (sent. Gianforte n. 40984/2018), che ha tracciato una linea netta tra l’individuazione di un “diverso reato” inteso come fatto storico nuovo e una “diversa qualificazione giuridica” del medesimo fatto.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio di procedura penale: il GIP svolge un ruolo attivo di controllo sulla richiesta di archiviazione del PM, che non si limita a una mera ratifica. Il giudice può, e deve, valutare autonomamente gli elementi raccolti e, se lo ritiene opportuno, fornire una diversa lettura giuridica dei fatti, ordinando l’imputazione coatta. Questa facoltà non lede il diritto di difesa, poiché l’indagato è chiamato a rispondere sempre degli stessi accadimenti storici. Il ricorso per “atto abnorme” resta un rimedio eccezionale, esperibile solo quando il provvedimento del giudice si pone radicalmente al di fuori del sistema processuale, come nel caso di un’imputazione per un fatto completamente nuovo e non oggetto di indagine.

Può il GIP ordinare un’imputazione coatta per un reato diverso da quello per cui il PM aveva indagato?
Sì, ma solo se si tratta di una diversa qualificazione giuridica dello stesso fatto storico. Non può ordinare un’imputazione per un fatto completamente nuovo e diverso, che non sia stato oggetto delle indagini preliminari.

Quando un provvedimento del GIP che ordina l’imputazione è considerato un “atto abnorme”?
Secondo la sentenza, il provvedimento è abnorme se costringe il PM a formulare un’imputazione per un fatto storico completamente diverso da quello oggetto della richiesta di archiviazione, ma non se si limita a riqualificare giuridicamente il medesimo fatto.

L’appello per cassazione è il rimedio corretto contro vizi procedurali come la mancata notifica di atti all’indagato?
No. La sentenza chiarisce che i vizi procedurali o le questioni di competenza, che non rendono l’atto abnorme, devono essere contestati con altri strumenti processuali previsti dalla legge, come il reclamo, e non con il ricorso per cassazione avverso l’ordine di imputazione coatta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati