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Imputazione coatta: annullato ordine del GIP

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del GIP di Savona che, a fronte di una richiesta di archiviazione per lesioni a carico di ignoti, aveva emesso un provvedimento interpretato come un’archiviazione coatta per il diverso reato di rissa a carico di soggetti indagati. La Suprema Corte ha qualificato l’ordinanza come un atto abnorme, in quanto esorbita dai poteri del giudice e lede l’autonomia del Pubblico Ministero nelle sue determinazioni investigative.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Imputazione Coatta: Quando il Giudice Supera i Limiti e la Cassazione Interviene

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 11976 del 2024, riporta l’attenzione su un principio cardine del nostro sistema processuale penale: la netta distinzione di ruoli tra Pubblico Ministero e Giudice. Il caso in esame ha portato all’annullamento di un’ordinanza di archiviazione emessa dal GIP, considerata un atto abnorme per aver dato luogo a una forma di imputazione coatta ‘inversa’, ovvero un’archiviazione forzata per fatti e persone non oggetto della richiesta dell’accusa. Questa decisione riafferma l’esclusività del potere del PM nella conduzione delle indagini.

I Fatti di Causa

All’origine della vicenda vi è una richiesta di archiviazione formulata dal Pubblico Ministero presso il Tribunale di Savona. La richiesta riguardava i reati di lesioni e danneggiamento a carico di ignoti. Tuttavia, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), nell’emettere la sua ordinanza, non si è limitato a decidere sulla richiesta presentata, ma ha emesso un provvedimento il cui effetto pratico è stato quello di estendere l’archiviazione anche al diverso reato di rissa e nei confronti di soggetti specificamente individuati.

Il Pubblico Ministero ha immediatamente impugnato tale ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendone l’abnormità. Secondo l’accusa, il GIP aveva di fatto ‘costretto’ un’archiviazione per un’ipotesi di reato (la rissa) che non era oggetto della richiesta, invadendo così la sfera di competenza esclusiva dell’organo inquirente.

La Decisione della Cassazione e l’imputazione coatta

La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del Pubblico Ministero. I giudici supremi hanno qualificato l’ordinanza del GIP come un provvedimento abnorme, annullandola senza rinvio. La Corte ha stabilito che l’ordine di archiviazione del GIP era andato ben oltre i poteri conferitigli dalla legge in quella fase procedimentale.

Il GIP, infatti, si è trovato di fronte a una richiesta di archiviazione per specifici reati a carico di ignoti, ma la sua decisione ha finito per definire anche una posizione relativa a un reato diverso (rissa) e a persone identificate, per le quali il PM non aveva ancora concluso le proprie valutazioni. Questo agire costituisce una forma di imputazione coatta ‘negativa’, dove il giudice impone una decisione di non procedere al di fuori dei confini tracciati dalla richiesta della pubblica accusa.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione sul principio fondamentale della separazione delle funzioni nel processo penale. Il Pubblico Ministero è il dominus delle indagini e l’unico soggetto legittimato a formulare l’accusa o a richiederne l’archiviazione. Il ruolo del GIP è quello di controllare la legittimità di tale richiesta, non di sostituirsi al PM nelle sue valutazioni.

Come chiarito nella sentenza, quando un GIP ritiene che le indagini debbano proseguire o che si debba formulare un’imputazione, la legge (art. 409 c.p.p.) gli fornisce strumenti specifici, come l’indicazione di ulteriori indagini o l’ordine di formulare l’imputazione (la vera e propria imputazione coatta). Tuttavia, non può autonomamente estendere l’ambito di un’archiviazione richiesta per fatti diversi o soggetti non inclusi.

L’ordinanza impugnata è stata definita ‘abnorme’ proprio perché, esorbitando dai poteri del giudice, ha creato una stasi procedimentale, impedendo di fatto al PM di esercitare le proprie prerogative su un’ipotesi di reato che egli non aveva ancora inteso definire. Si è trattato, in sostanza, di un’ingerenza indebita nell’autonomia dell’organo inquirente, che ha portato a un provvedimento strutturalmente e funzionalmente viziato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce con forza un principio essenziale per l’equilibrio del sistema processuale: i confini tra la funzione inquirente e quella giudicante devono essere rigorosamente rispettati. Il GIP non può diventare un ‘co-investigatore’ o un ‘sostituto’ del PM. Il suo potere di controllo sulla richiesta di archiviazione è finalizzato a garantire i diritti della persona offesa e la completezza delle indagini, non a ridefinire l’oggetto del procedimento.

In conclusione, questa pronuncia serve da monito: ogni provvedimento che travalichi i limiti funzionali assegnati dalla legge a ciascun organo processuale è destinato ad essere considerato abnorme e, di conseguenza, nullo. La decisione assicura che il Pubblico Ministero mantenga la piena titolarità dell’azione penale, dalla fase iniziale delle indagini fino alla formulazione delle richieste conclusive, senza interferenze che ne pregiudichino l’autonomia.

Può il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) archiviare un caso per un reato o per persone diverse da quelle indicate nella richiesta del Pubblico Ministero?
No, la sentenza chiarisce che il GIP non può estendere l’ambito di un’archiviazione a reati o persone non espressamente contemplate nella richiesta del PM. Un atto del genere costituisce un’archiviazione coatta, che è considerata un provvedimento abnorme perché viola l’autonomia dell’accusa.

Cosa si intende per ‘provvedimento abnorme’ nel contesto di questa sentenza?
Un provvedimento abnorme è un atto del giudice che esorbita dai poteri che la legge gli conferisce, creando una paralisi del procedimento non risolvibile con i normali mezzi di impugnazione. In questo caso, l’ordinanza del GIP è abnorme perché ha invaso la sfera di competenza esclusiva del Pubblico Ministero.

Qual è la conseguenza di un’ordinanza di archiviazione ritenuta abnorme dalla Cassazione?
La Corte di Cassazione annulla senza rinvio il provvedimento abnorme. Di conseguenza, gli atti vengono restituiti al giudice delle indagini preliminari affinché il procedimento possa riprendere il suo corso corretto, nel pieno rispetto delle competenze e dei ruoli stabiliti dal codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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