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Imputato irreperibile: il termine massimo di ricerca

Un imputato è stato dichiarato irreperibile e il giudice di primo grado ha ordinato le ricerche stabilendo termini errati. Il Pubblico Ministero ha presentato ricorso, accolto dalla Corte di Cassazione. La Corte ha chiarito che, per un imputato irreperibile, il termine massimo per le ricerche è pari al doppio della prescrizione del reato, come previsto dalla Riforma Cartabia. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata con rinvio per il corretto calcolo dei termini.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Imputato Irreperibile: La Cassazione fissa i limiti temporali per le ricerche

La gestione di un imputato irreperibile rappresenta una sfida complessa per il sistema giudiziario, bilanciando l’esigenza di giustizia con la tutela dei diritti dell’accusato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale su un aspetto cruciale introdotto dalla Riforma Cartabia: la durata massima delle ricerche dell’imputato e la conseguente sospensione della prescrizione. La decisione analizza e corregge l’errore di un giudice di merito, stabilendo un principio chiaro per tutti i futuri casi.

Il Caso in Esame: Un Errore di Calcolo del Giudice di Primo Grado

Il caso ha origine da una decisione del Giudice per l’udienza preliminare (GUP) del Tribunale di Rimini. Il GUP aveva emesso una sentenza di “non doversi procedere” nei confronti di un’imputata, già dichiarata irreperibile, per reati di riciclaggio e possesso di documenti falsi. La ragione della pronuncia risiedeva nella mancata conoscenza del processo da parte dell’imputata stessa.

Contestualmente, il giudice aveva disposto che la Guardia di Finanza effettuasse le ricerche della donna, fissando però dei termini di scadenza (rispettivamente al 2037 e al 2028) che il Pubblico Ministero ha ritenuto errati, poiché non conformi alle nuove disposizioni normative.

L’Intervento del PM e il corretto calcolo per l’imputato irreperibile

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge. Secondo il ricorrente, il GUP non aveva correttamente applicato le nuove norme procedurali, in particolare l’art. 420-quater del codice di procedura penale e l’art. 159 del codice penale.

La tesi del Pubblico Ministero era che il termine massimo per le ricerche dell’imputato irreperibile dovesse corrispondere al doppio del termine di prescrizione ordinario del reato. Nello specifico:

* Per il reato di riciclaggio (pena massima 12 anni), la prescrizione è di 12 anni. Il termine massimo per le ricerche doveva quindi essere di 24 anni, con scadenza nel 2042.
* Per il reato di possesso di documenti falsi (pena massima 5 anni), la prescrizione è di 6 anni (minimo per i delitti). Il termine massimo per le ricerche doveva essere di 12 anni, con scadenza nel 2030.

I termini fissati dal GUP erano, quindi, significativamente più brevi di quelli previsti dalla legge.

La Decisione della Corte di Cassazione e la regola del doppio

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del Pubblico Ministero, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno riaffermato che, a seguito delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia, la procedura per l’imputato irreperibile è cambiata.

L’art. 420-quater, comma 3, c.p.p. stabilisce che, con la sentenza di non doversi procedere, il giudice dispone che l’imputato sia ricercato. Queste ricerche proseguono fino a quando non sia superato il termine previsto dall’art. 159, ultimo comma, del codice penale. Quest’ultima norma, a sua volta, chiarisce che il corso della prescrizione rimane sospeso, ma in ogni caso non può superare il doppio dei termini di prescrizione stabiliti dall’articolo 157 c.p. Di conseguenza, il calcolo del Pubblico Ministero era corretto.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su una piana interpretazione letterale delle nuove disposizioni. La ratio della norma è quella di evitare che i processi rimangano sospesi all’infinito in attesa di rintracciare l’imputato, fissando un limite temporale certo e invalicabile. Questo limite è stato individuato dal legislatore nel doppio del tempo necessario a prescrivere il reato. Il giudice di primo grado, non applicando questa regola del raddoppio, ha commesso un errore di diritto che ha portato all’illegittima abbreviazione del periodo di ricerca. La Cassazione, pertanto, ha annullato la sentenza impugnata, rinviando il caso al Tribunale di Rimini per una nuova valutazione che tenga conto del corretto calcolo dei termini massimi.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio fondamentale della Riforma Cartabia in materia di processo in assenza. Stabilisce in modo inequivocabile che la durata delle ricerche di un imputato irreperibile non è discrezionale, ma è ancorata a un parametro oggettivo: il doppio del termine di prescrizione del reato. Tale pronuncia offre un’importante guida per i giudici di merito, garantendo un’applicazione uniforme della legge su tutto il territorio nazionale e bilanciando l’efficienza della giustizia con la certezza del diritto.

Cosa succede quando un imputato è dichiarato irreperibile?
Il giudice emette una sentenza di “non doversi procedere” per mancata conoscenza del processo da parte dell’imputato e dispone che la polizia giudiziaria lo ricerchi per notificargli la sentenza.

Per quanto tempo continuano le ricerche di un imputato irreperibile secondo la legge?
Le ricerche continuano fino alla scadenza di un termine massimo, che è pari al doppio dei termini di prescrizione ordinari previsti per il reato per cui si procede, come stabilito dall’art. 159 del codice penale.

Perché la sentenza iniziale del GUP è stata annullata dalla Cassazione?
La sentenza è stata annullata perché il giudice aveva calcolato in modo errato la durata massima delle ricerche, non applicando la regola del raddoppio del termine di prescrizione e fissando scadenze più brevi di quelle previste dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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