Impugnazione tardiva: quando un errore di tempo preclude la giustizia
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: una impugnazione tardiva non solo è irricevibile, ma impedisce anche di sollevare questioni che potrebbero estinguere il reato, come la prescrizione. Questa decisione sottolinea l’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali e le gravi conseguenze che derivano dalla loro inosservanza.
I Fatti del Caso
L’imputato era stato condannato in primo grado per i reati di tentato furto in abitazione e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale. Successivamente, proponeva appello avverso tale sentenza. Tuttavia, la Corte d’Appello di Catania dichiarava l’inammissibilità del gravame, riscontrando che era stato presentato oltre i termini previsti dalla legge. Di conseguenza, veniva disposta l’esecuzione della condanna di primo grado.
Non arrendendosi, l’imputato presentava ricorso per Cassazione. L’unico motivo di doglianza era centrato sulla violazione di legge, in particolare sull’omessa declaratoria della prescrizione che, a suo dire, sarebbe maturata nel tempo intercorso tra la sentenza di primo grado e l’ordinanza di inammissibilità dell’appello.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici hanno chiarito che il problema risiede a monte: l’appello era stato presentato fuori termine. Questo vizio, definito come impugnazione tardiva, costituisce una causa di inammissibilità originaria.
Gli effetti dell’impugnazione tardiva sulla prescrizione
Il punto centrale della decisione è che un’impugnazione presentata in ritardo non è idonea a instaurare un valido rapporto processuale di secondo grado. In altre parole, è come se l’appello non fosse mai stato validamente proposto. Di conseguenza, tutte le questioni che presuppongono l’esistenza di un giudizio di impugnazione pendente, inclusa l’eccezione di prescrizione maturata dopo la sentenza di primo grado, non possono essere prese in considerazione.
La Corte ha richiamato precedenti giurisprudenziali consolidati, i quali affermano che la prescrizione maturata dopo la sentenza impugnata non può essere eccepita se l’impugnazione è affetta da un vizio di inammissibilità originario e insanabile, come appunto la tardività.
Le Motivazioni della Decisione
Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine del diritto processuale: la validità degli atti è un presupposto indispensabile per la loro efficacia. Un’impugnazione tardiva è un atto processualmente invalido ab origine. Non può, quindi, produrre l’effetto di mantenere aperto il processo e consentire il decorso ulteriore della prescrizione. La sentenza di primo grado, non essendo stata validamente impugnata nei termini, è destinata a diventare definitiva. L’inammissibilità dell’appello, dichiarata dalla Corte territoriale, non ha fatto altro che certificare questa situazione. Pertanto, la pretesa del ricorrente di far valere una prescrizione maturata in pendenza di un’impugnazione inefficace è stata ritenuta manifestamente infondata.
Le Conclusioni
La pronuncia conferma che il rispetto dei termini per impugnare è un onere imprescindibile per la difesa. La tardività non è una mera irregolarità, ma un vizio radicale che preclude l’esame nel merito e cristallizza la decisione precedente. Questa ordinanza serve da monito: la strategia difensiva deve sempre partire da un’attenta e scrupolosa osservanza delle regole procedurali, poiché un errore sui tempi può vanificare qualsiasi argomento di merito, anche quello potenzialmente risolutivo come la prescrizione del reato. A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Cosa succede se un appello viene presentato oltre la scadenza prevista dalla legge?
L’appello viene dichiarato inammissibile. Questo significa che il giudice non esamina il merito della questione, ma si limita a constatare il mancato rispetto dei termini. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa esecutiva.
È possibile far valere la prescrizione del reato se l’appello è stato dichiarato inammissibile per tardività?
No. Secondo la Corte, un’impugnazione tardiva è affetta da un vizio di inammissibilità originario che non permette la costituzione di un valido rapporto processuale d’appello. Pertanto, la prescrizione maturata dopo la sentenza di primo grado non può essere eccepita.
Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile in Cassazione?
La parte che ha proposto il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro a titolo di sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 3643 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 3643 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 27/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato a CATANIA il 18/07/1967
avverso l’ordinanza del 19/02/2024 della CORTE APPELLO di CATANIA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che COGNOME Salvatore ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Catania che ha dichiarato l’inammissibilità dell’appello per inosservanza dei termini per l’impugnazione disponendo, conseguentemente, l’esecuzione della pronunzia di primo grado con la quale il ricorrente era stato ritenuto responsabile dei reati di tentato furto in abitazione e violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale;
Considerato che il primo ed unico motivo di ricorso – con il quale il ricorrente denunzia la violazione e l’erronea applicazione della legge penale e processuale in ordine alla omessa declaratoria della prescrizione maturata tra la sentenza di primo grado e l’ordinanza che ha deliberato l’inammissibilità dell’appello – è manifestamente infondato in quanto l’impugnazione tardiva è causa di inammissibilità originaria, donde non è idonea a realizzare il rapporto impugnatorio sicché la prescrizione maturata dopo la sentenza impugnata non può essere eccepita (Sez. 7, Ordinanza n. 6935 del 17/04/2015 Cc. (dep. 23/02/2016 ) Rv. 266172 – 01, Sez. 5, n. 13263 del 21/10/1999 Ud. (dep. 17/11/1999 ), COGNOME, Rv. 214714 – 01).
Ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 27 novembre 2024.