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Impugnazione sequestro preventivo: chi può agire?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile l’impugnazione del sequestro preventivo proposta da un indagato per associazione a delinquere, ma non per reati tributari, avverso il sequestro di beni appartenenti a una società. La decisione si fonda sulla carenza di legittimazione dell’indagato, che non essendo titolare dei beni sequestrati, non ha un interesse concreto e attuale alla loro restituzione. Il diritto di impugnare spetta esclusivamente alla società, quale soggetto giuridico proprietario dei beni.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Sequestro Preventivo: Solo il Titolare dei Beni Può Agire

L’impugnazione del sequestro preventivo è un tema cruciale nella procedura penale, poiché tocca il diritto di proprietà e la difesa dell’indagato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: chi può contestare un provvedimento di sequestro? La risposta è netta: solo chi ha un interesse diretto e concreto alla restituzione dei beni. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di La Spezia confermava un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP, relativo a reati tributari e di associazione per delinquere. Il sequestro colpiva beni, tra cui somme di denaro, di una società a responsabilità limitata. A presentare istanza di riesame, e successivamente ricorso in Cassazione, era una persona indagata unicamente per il reato associativo (art. 416 c.p.) e non per i reati tributari contestati. L’indagato, considerato un mero prestanome della società, sosteneva l’illegittimità del sequestro sui beni societari, dato che a lui non era contestata alcuna violazione fiscale. Il Tribunale del riesame, tuttavia, rigettava la sua richiesta. Di qui il ricorso alla Suprema Corte.

La Decisione della Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non entra nel merito della legittimità del sequestro, ma si ferma a un punto preliminare e decisivo: la carenza di legittimazione del ricorrente. L’indagato, infatti, aveva proposto il ricorso a titolo personale (“in proprio”) e non quale legale rappresentante della società titolare dei beni sequestrati.

Le Motivazioni sull’Impugnazione del Sequestro Preventivo

La Corte ha basato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il punto centrale è che la legittimazione a presentare richiesta di riesame e, successivamente, a proporre impugnazione del sequestro preventivo, spetta unicamente al soggetto che vanta un diritto alla restituzione dei beni.

In questo caso, i beni (denaro e veicoli) erano di proprietà della società, un soggetto giuridico distinto dalla persona fisica dell’indagato. Pertanto, l’unico soggetto legittimato a chiederne la restituzione era la società stessa, tramite il suo legale rappresentante.

L’Interesse Concreto e Attuale

Il ricorrente non era titolare dei beni e, di conseguenza, non poteva vantare un “interesse concreto ed attuale” alla proposizione del gravame. Questo interesse, spiega la Corte, deve essere individuato proprio nell’ottenimento della restituzione della cosa come effetto diretto del dissequestro. Poiché i beni sarebbero stati restituiti alla società e non all’indagato, quest’ultimo era privo dell’interesse richiesto dalla legge per poter impugnare il provvedimento.

La Corte ha richiamato precedenti sentenze che affermano l’inammissibilità del ricorso proposto dall’imputato avverso la confisca di un bene di cui non sia né titolare né gestore. La legittimazione spetta solo al terzo intestatario del bene.

La Necessità della Procura Speciale

I giudici hanno inoltre precisato un altro aspetto fondamentale. Anche qualora l’indagato fosse stato il legale rappresentante della società, non avrebbe potuto agire genericamente. Per proporre un’impugnazione per conto della persona giuridica, avrebbe dovuto essere munito di una procura speciale, un atto formale che lo autorizzasse specificamente a compiere quell’atto processuale nell’interesse dell’ente.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza riafferma un principio di rigore formale ma di sostanziale importanza: le posizioni giuridiche della persona fisica e della società sono e devono rimanere distinte. L’impugnazione del sequestro preventivo su beni societari non può essere utilizzata dall’indagato come strumento di difesa personale se non è egli stesso il titolare del diritto alla restituzione. Questa decisione serve da monito: per tutelare efficacemente i beni di una società da un sequestro, è necessario che sia la società stessa, attraverso i suoi organi e con gli strumenti formali corretti (come la procura speciale al difensore), a intraprendere le azioni legali necessarie. Agire a titolo personale, senza averne la titolarità, conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Un indagato può impugnare il sequestro preventivo di beni che non gli appartengono direttamente, ma sono di proprietà di una società?
No, di norma non può. La Corte di Cassazione ha stabilito che la legittimazione a impugnare il sequestro spetta solo al soggetto titolare del diritto alla restituzione dei beni, che in questo caso è la società proprietaria e non l’indagato a titolo personale.

Quale interesse deve dimostrare un soggetto non titolare dei beni per poter impugnare un sequestro?
Deve dimostrare un interesse concreto e attuale che si identifichi con il diritto alla restituzione del bene a seguito del dissequestro. Se il bene è di una società, l’interesse alla restituzione appartiene alla società stessa, non al singolo socio o amministratore che agisce in proprio.

L’amministratore di una società può impugnare un sequestro a nome della società senza formalità particolari?
No. Anche se l’indagato fosse stato il legale rappresentante della società, per impugnare il sequestro per conto dell’ente avrebbe dovuto essere munito di una procura speciale, ovvero un atto formale che gli conferisce il potere specifico di compiere quell’atto processuale a nome della società.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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