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Impugnazione sentenza giudice di pace: quando è appello

La Corte di Cassazione chiarisce che l’impugnazione di una sentenza del giudice di pace per soggiorno illegale è un appello, anche quando la pena pecuniaria è sostituita con l’espulsione. Un semplice errore nell’indicazione del giudice competente nell’atto non ne causa l’inammissibilità, confermando il principio che la sostanza prevale sulla forma.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Sentenza Giudice di Pace: Quando la Pena Sostitutiva Apre la Via all’Appello

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale in materia di procedura penale, chiarendo le regole per l’impugnazione sentenza giudice di pace quando una pena pecuniaria viene sostituita con la misura dell’espulsione. Questo provvedimento sottolinea l’importanza dei principi di conversione del mezzo di impugnazione e la prevalenza della sostanza sulla forma, anche in presenza di errori materiali nell’atto. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero veniva condannato dal Giudice di Pace di Faenza per il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, previsto dall’art. 10-bis del D.Lgs. n. 286/1998. La pena inflitta era un’ammenda di 5.000 euro, che veniva immediatamente sostituita con la misura dell’espulsione, come consentito dall’articolo 16 dello stesso decreto.

Il difensore dell’imputato proponeva appello avverso la sentenza. Tuttavia, nell’atto di impugnazione, indicava erroneamente come destinatario il “Tribunale di Cesena”. Nonostante questo errore, l’atto veniva correttamente depositato presso la cancelleria del Giudice di Pace di Faenza, che lo trasmetteva al Tribunale di Ravenna, territorialmente competente.

Sorprendentemente, il Tribunale di Ravenna dichiarava l’appello inammissibile. La motivazione, seppur estremamente laconica, sembrava basarsi sull’articolo 37 del D.Lgs. n. 274/2000, che limita l’appellabilità delle sentenze del giudice di pace che applicano la sola pena pecuniaria. Contro questa ordinanza di inammissibilità, il difensore ricorreva per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza del Tribunale di Ravenna e disponendo la trasmissione degli atti allo stesso Tribunale affinché procedesse con il giudizio di appello. La Cassazione ha ritenuto l’ordinanza di inammissibilità palesemente errata per due ragioni fondamentali.

Corretta Qualificazione dell’Impugnazione Sentenza Giudice di Pace

Il primo e più importante punto chiarito dalla Corte è che, quando la pena pecuniaria per il reato di soggiorno illegale viene sostituita con l’espulsione, il mezzo di impugnazione corretto è l’appello. La Corte richiama un suo precedente specifico (Sez. 1, n. 40275/2023), stabilendo che la misura dell’espulsione, pur sostituendo una pena pecuniaria, ha una natura e un’afflittività tali da giustificare il rimedio dell’appello, superando i limiti previsti in via generale per le sole pene pecuniarie.

Irrilevanza dell’Errore Materiale (Lapsus Calami)

Il secondo punto riguarda l’errore commesso dal difensore nell’indicare il Tribunale di Cesena anziché quello di Ravenna. La Corte qualifica tale errore come un semplice lapsus calami, un errore materiale privo di conseguenze giuridiche. Ciò è supportato dal principio di conversione del mezzo di impugnazione, sancito dall’articolo 568, comma 5, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che un’impugnazione è ammissibile indipendentemente dalla qualificazione data dalla parte e che, se proposta a un giudice incompetente, quest’ultimo deve trasmettere gli atti a quello competente.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è lineare e si fonda su principi consolidati della procedura penale. In primo luogo, la Corte censura la totale assenza di ratio decidendi nell’ordinanza del Tribunale di Ravenna, che si era limitata a un vago richiamo normativo senza spiegare perché l’appello fosse inammissibile.

Nel merito, la Corte ribadisce che la giurisprudenza di legittimità ha già chiarito che la sostituzione della pena dell’ammenda con l’espulsione rende la sentenza appellabile. Il Tribunale di Ravenna, quindi, non solo ha errato nel dichiarare l’inammissibilità, ma avrebbe dovuto, al massimo, se avesse ritenuto l’appello un rimedio errato, trasmettere gli atti alla Corte di Cassazione, qualificando l’atto come ricorso. Invece, ha compiuto un doppio errore: ha qualificato erroneamente il rimedio e lo ha dichiarato inammissibile.

Inoltre, la Corte sottolinea come l’errore nell’intestazione dell’atto fosse irrilevante. Il deposito era avvenuto correttamente presso l’ufficio del giudice che aveva emesso la sentenza, e la sua cancelleria aveva correttamente trasmesso l’atto al giudice competente (Ravenna). L’errore formale non poteva quindi prevalere sul diritto sostanziale dell’imputato a ottenere una revisione della decisione di primo grado attraverso il mezzo previsto dalla legge.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre due importanti lezioni pratiche. Primo, conferma che la sentenza del giudice di pace che sostituisce la pena pecuniaria con l’espulsione per il reato di soggiorno illegale è sempre appellabile. Questo garantisce un secondo grado di giudizio di merito in casi che incidono profondamente sulla libertà personale dello straniero. Secondo, riafferma il principio del favor impugnationis, secondo cui gli errori meramente formali, come un lapsus calami nell’indicazione del giudice, non possono compromettere il diritto di difesa e l’accesso alla giustizia, specialmente quando l’intenzione della parte e la corretta procedura di deposito sono chiare. Questa decisione rappresenta un importante baluardo contro un eccessivo formalismo processuale che rischia di ledere diritti fondamentali.

È possibile appellare una sentenza del giudice di pace per soggiorno illegale se la pena è una multa sostituita con l’espulsione?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che in questo caso specifico, la sentenza è impugnabile con appello, poiché la misura dell’espulsione, anche se sostitutiva di una pena pecuniaria, giustifica un riesame nel merito.

Un errore nell’indicare il tribunale competente nell’atto di appello lo rende inammissibile?
No. Secondo la Corte, un errore di questo tipo è qualificabile come un semplice ‘lapsus calami’ (errore materiale) e non causa l’inammissibilità dell’appello, specialmente se l’atto è stato depositato correttamente presso la cancelleria del giudice che ha emesso la sentenza.

Cosa succede se un’impugnazione viene proposta a un giudice incompetente?
In base all’articolo 568, comma 5, del codice di procedura penale, se un’impugnazione è proposta a un giudice incompetente, quest’ultimo non deve dichiararla inammissibile ma deve trasmettere gli atti al giudice ritenuto competente a decidere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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