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Impugnazione recidiva: quando il ricorso è inammissibile

Un imputato, condannato per ricettazione di un assegno, ha presentato ricorso in Cassazione eccependo la prescrizione del reato, basata sulla mancata applicazione della recidiva. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che l’impugnazione recidiva costituisce un punto autonomo della decisione che deve essere specificamente contestato nei motivi di appello. Inoltre, ha ritenuto inammissibile il motivo sulla valutazione della colpevolezza, in quanto questione di merito non sindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione recidiva: La Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 38823/2024, offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità del ricorso, con un focus specifico sulla contestazione della recidiva. Il caso riguardava un’accusa di ricettazione di un assegno bancario e la successiva impugnazione recidiva da parte della difesa. La decisione della Suprema Corte sottolinea un principio fondamentale: i motivi di appello devono essere specifici e non generici, altrimenti si rischia l’inammissibilità in sede di legittimità.

I Fatti del Processo: Dalla Condanna alla Cassazione

Il procedimento ha origine da una sentenza del Tribunale di Asti, che dichiarava un individuo responsabile del reato di ricettazione di un assegno bancario. Successivamente, la Corte di Appello di Torino, pur riformando parzialmente la sentenza e riducendo la pena, confermava la responsabilità dell’imputato. La difesa decideva quindi di proporre ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali: la violazione di legge per mancata dichiarazione di prescrizione del reato, legata a un’errata applicazione della recidiva, e un vizio di motivazione sull’accertamento della responsabilità penale.

L’Impugnazione Recidiva e la Prescrizione: L’errore strategico

Il primo motivo del ricorso si concentrava sulla questione della recidiva. La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente applicato l’aggravante della recidiva, qualificandola come infraquinquennale, e che senza tale applicazione il reato sarebbe dovuto essere dichiarato estinto per prescrizione.

Questo è il punto cruciale su cui la Cassazione ha fondato la sua decisione di inammissibilità. Secondo i giudici, il tema della configurabilità della recidiva costituisce un punto autonomo della decisione di merito. Pertanto, deve essere oggetto di una specifica contestazione nell’atto di appello. Nel caso di specie, l’atto di appello originario si era limitato a sollevare questioni sulla responsabilità e sulla severità della pena, senza muovere critiche puntuali sull’applicazione della recidiva. La richiesta di dichiarare la prescrizione era basata sul presupposto che la recidiva non fosse stata applicata, mentre in realtà il Tribunale di primo grado l’aveva esplicitamente riconosciuta. L’impugnazione recidiva deve essere quindi mirata e non può essere sollevata in modo implicito o per la prima volta in Cassazione.

La Questione di Merito: La Consapevolezza dell’Illecito

Il secondo motivo di ricorso atteneva invece al merito della vicenda, contestando la consapevolezza dell’imputato circa la provenienza delittuosa dell’assegno. La difesa lamentava un vizio di motivazione su questo punto. Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile dalla Suprema Corte. I giudici hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione logica e coerente, immune da vizi. Aveva infatti sottolineato che l’imputato aveva consegnato un assegno in bianco, già firmato dal traente, come strumento di pagamento, fornendo una giustificazione “del tutto inattendibile”. Questa circostanza, secondo la corte di merito, era sufficiente a confermare la piena conoscenza dell’illecita provenienza del titolo di credito. La Cassazione ha ribadito che non è suo compito riesaminare i fatti del processo, ma solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni.

In primo luogo, ha stabilito che i motivi presentati erano privi della specificità richiesta dagli articoli 581 e 591 del codice di procedura penale. Per quanto riguarda la recidiva, la Corte ha chiarito che l’appello non aveva sollevato contestazioni specifiche sul punto. Citando la giurisprudenza (Sez. 5, n. 40390/2022), ha affermato che se l’appello originario riguarda altri aspetti del trattamento sanzionatorio, non ci si può dolere in seguito di una violazione delle norme sulla recidiva. L’inammissibilità dell’appello su questo punto ha precluso all’imputato la possibilità di contestare l’applicazione della recidiva in sede di legittimità.

In secondo luogo, per quanto riguarda la responsabilità, la Corte ha ritenuto che le argomentazioni della difesa mirassero a una nuova valutazione dei fatti, operazione non consentita in Cassazione. La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata congrua e priva di vizi logici, e pertanto non censurabile.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: la specificità dei motivi di impugnazione. Chi intende contestare un punto specifico di una sentenza, come l’applicazione della recidiva, deve farlo con motivi precisi e dettagliati sin dal primo grado di impugnazione utile. Non è possibile introdurre nuove doglianze o contestare punti non specificamente appellati davanti alla Corte di Cassazione. La conseguenza diretta dell’inammissibilità del ricorso è stata, come previsto dall’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende. Questa decisione serve da monito sull’importanza di una strategia difensiva attenta e precisa in ogni fase del procedimento penale.

È possibile contestare l’applicazione della recidiva per la prima volta in Cassazione?
No, la sentenza chiarisce che la configurabilità della recidiva è un punto autonomo della decisione che deve essere specificamente contestato con i motivi di appello. Se non viene impugnato correttamente in quella sede, non può essere sollevato per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

Perché il motivo sulla consapevolezza della provenienza illecita dell’assegno è stato ritenuto inammissibile?
Perché attiene a una valutazione di merito, ovvero all’accertamento dei fatti. La Corte di Cassazione non può riesaminare le prove, ma solo verificare la logicità e la correttezza giuridica della motivazione della sentenza impugnata, che in questo caso è stata ritenuta immune da vizi.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso per cassazione?
A norma dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro a titolo di sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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