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Impugnazione penale: mandato e motivazione della pena

La Cassazione dichiara inammissibili tre ricorsi in un caso di traffico di stupefacenti. Viene analizzata l’impugnazione penale: uno per mancanza di mandato specifico post-riforma Cartabia, gli altri due per manifesta infondatezza riguardo la motivazione di un lieve aumento di pena e la conferma di una confisca per sproporzione patrimoniale.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione penale: Mandato Specifico e Motivazione della Pena sotto la Lente della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 9946 del 2024, offre spunti cruciali sull’istituto dell’impugnazione penale, toccando temi di grande attualità come gli effetti della Riforma Cartabia, i limiti alla motivazione della pena e i presupposti della confisca per sproporzione. Analizzando un caso complesso legato al traffico di stupefacenti, la Corte ha dichiarato inammissibili tre distinti ricorsi, delineando con chiarezza i paletti procedurali e sostanziali che regolano l’accesso al giudizio di legittimità.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da una condanna per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. La Corte di Cassazione, in una precedente pronuncia, aveva parzialmente annullato con rinvio la sentenza di secondo grado. Il rinvio riguardava tre posizioni distinte:

1. Per due imputati, la Corte d’Appello doveva rivalutare il riconoscimento della continuazione tra i reati giudicati nel processo e altri reati simili oggetto di sentenze definitive precedenti.
2. Per un terzo imputato, il giudizio di rinvio verteva sulla legittimità della confisca di un immobile e un’autovettura, intestati fittiziamente a suoi familiari.

La Corte d’Appello, in sede di rinvio, aveva riconosciuto la continuazione per i primi due, applicando un aumento di pena di otto mesi di reclusione ciascuno, e aveva confermato la confisca per il terzo.
Contro questa decisione, i tre imputati hanno proposto una nuova impugnazione penale dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Impugnazione Penale e le Questioni Giuridiche

I ricorsi presentati sollevavano questioni eterogenee.

* Un imputato lamentava la totale assenza di motivazione riguardo all’entità dell’aumento di pena di otto mesi e la mancata applicazione della riduzione prevista per il rito speciale del patteggiamento.
* L’imputato interessato dalla confisca contestava la motivazione della Corte territoriale, ritenendola apparente e basata su un mero automatismo, senza un’adeguata valutazione delle prove fornite a sostegno della legittima provenienza dei beni.
* Il terzo ricorrente, anch’egli, criticava la mancanza di motivazione sull’aumento di pena di otto mesi, sostenendo che la Corte non avesse fatto riferimento ai parametri di cui all’art. 133 del codice penale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato tutti e tre i ricorsi inammissibili, fornendo chiarimenti fondamentali su ciascuno dei punti controversi.

L’Inammissibilità del Ricorso per Assenza di Mandato Specifico

Il primo ricorso è stato dichiarato inammissibile per una ragione puramente procedurale, ma di grande rilevanza pratica. L’imputato era stato giudicato in assenza e il suo difensore aveva presentato ricorso senza depositare uno specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza. La Corte ha ribadito che l’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia, si applica a tutte le impugnazioni contro sentenze emesse dopo il 30 dicembre 2022. Questa norma impone, a pena di inammissibilità, che il difensore dell’imputato assente sia munito di un mandato ad hoc, successivo alla sentenza, per poterla impugnare. La mancanza di tale atto ha precluso l’esame nel merito del ricorso.

La Manifesta Infondatezza del Ricorso sulla Confisca

Per quanto riguarda la confisca, la Cassazione ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato. La Corte d’Appello aveva correttamente motivato la sproporzione dei beni intestati alla moglie dell’imputato rispetto ai suoi redditi. In particolare, è stato evidenziato come l’acquisto dell’immobile nel 2007 e la stipula di un mutuo fossero avvenuti in un periodo in cui la donna non aveva ancora una capacità reddituale autonoma documentata (iniziata solo nel 2009). Questa incongruenza temporale è stata ritenuta sufficiente per concludere, in modo logico, che l’intestazione fosse fittizia e che i beni fossero nella reale disponibilità dell’imputato, rendendoli così suscettibili di confisca allargata.

L’Aumento di Pena nell’impugnazione penale e il Dovere di Motivazione

Anche il terzo ricorso è stato giudicato inammissibile per manifesta infondatezza. La Corte ha applicato il principio consolidato secondo cui l’obbligo di motivazione sulla quantificazione della pena è meno stringente quando la sanzione si avvicina al minimo edittale. L’aumento di otto mesi, a fronte di una pena originaria di quattro anni e otto mesi per un reato grave come la detenzione di 5,5 kg di hashish, è stato considerato di “esigua entità”. In questi casi, il mero richiamo ai criteri generali dell’art. 133 c.p. è ritenuto sufficiente. La Corte ha sottolineato che il ricorrente si era limitato a lamentare un’omissione formale, senza contestare nel concreto la congruità della pena, dimostrando così una carenza di interesse reale a sorreggere l’impugnazione.

Le Conclusioni

La sentenza 9946/2024 consolida tre importanti principi. In primo luogo, conferma la rigorosa applicazione delle nuove norme procedurali introdotte dalla Riforma Cartabia, in particolare sull’obbligo del mandato specifico per l’impugnazione in caso di assenza. In secondo luogo, ribadisce che, nella confisca per sproporzione, la prova della legittima provenienza dei beni deve essere rigorosa e temporalmente coerente con il momento dell’acquisto. Infine, chiarisce che il dovere di motivazione del giudice sulla pena è proporzionale all’entità della sanzione irrogata: per aumenti minimi e vicini ai minimi edittali, non è richiesta una disamina analitica di tutti i parametri sanzionatori.

Dopo la Riforma Cartabia, un avvocato può presentare ricorso per un imputato giudicato in assenza senza un nuovo mandato?
No. La sentenza chiarisce che, ai sensi dell’art. 581, comma 1-quater, c.p.p., introdotto dalla Riforma Cartabia, è necessario un mandato specifico ad impugnare, rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza, a pena di inammissibilità del ricorso.

Come si prova la legittima provenienza di un bene per evitare la confisca per sproporzione intestato a un familiare?
La sentenza conferma che l’onere della prova è a carico dell’interessato. Non basta affermare la provenienza lecita, ma bisogna dimostrare concretamente la capacità reddituale al momento dell’acquisto. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto insufficienti le giustificazioni e ha confermato la sproporzione, ritenendo l’intestazione fittizia.

Quando un aumento di pena per un reato in continuazione può essere considerato sufficientemente motivato?
Secondo la Corte, quando l’aumento di pena è di “esigua entità” e si colloca vicino al minimo edittale, non è necessaria una motivazione analitica. Un richiamo generico ai criteri dell’art. 133 c.p. può essere considerato sufficiente, poiché l’obbligo di motivazione si attenua quanto più la pena inflitta si avvicina al minimo previsto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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