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Impugnazione pena: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 5413/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati legati all’immigrazione e falsità. L’impugnazione pena contestava esclusivamente l’entità della sanzione. La Corte ha ribadito che la determinazione della pena è una prerogativa discrezionale del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se la motivazione è logica e sufficiente, come nel caso di specie.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Pena: I Limiti del Ricorso in Cassazione

L’impugnazione pena è uno strumento fondamentale a disposizione della difesa, ma il suo utilizzo in Corte di Cassazione è soggetto a limiti precisi. Un’ordinanza recente chiarisce quando un ricorso che contesta solo l’entità della sanzione rischia di essere dichiarato inammissibile, ribadendo la discrezionalità del giudice di merito e i confini del giudizio di legittimità.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna inflitta dalla Corte di Appello di Milano a un individuo per una serie di reati, tra cui violazioni della normativa sull’immigrazione (art. 13, comma 13, d.lgs. 286/1998) e delitti contro la fede pubblica (artt. 81, 495, 497-bis del codice penale). I fatti erano stati commessi a Sesto San Giovanni nell’aprile del 2022.

L’imputato, non soddisfatto della sentenza di secondo grado, ha proposto ricorso per Cassazione affidandosi a un unico motivo: la contestazione del trattamento sanzionatorio. Nello specifico, la difesa lamentava sia la graduazione della pena base sia la misura della riduzione applicata per le circostanze attenuanti generiche, ritenendole non congrue.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Di conseguenza, ha confermato la condanna e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 Euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità.

Limiti all’Impugnazione Pena in Cassazione

Il cuore della decisione risiede nella natura del giudizio di Cassazione. Questo non è un terzo grado di merito, dove si possono rivalutare i fatti o la congruità della pena. Il compito della Suprema Corte è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. L’impugnazione pena, quando mira a ottenere una nuova e diversa valutazione sulla sua adeguatezza, esula dalle competenze della Cassazione.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere deve essere esercitato seguendo i criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo, etc.).

Nel caso specifico, i giudici hanno osservato che:

1. Reiterazione dei Motivi: Il ricorso presentato in Cassazione si limitava a replicare, senza elementi di novità, le stesse doglianze già sollevate e respinte dalla Corte di Appello.
2. Manifesta Infondatezza: Le questioni sollevate erano manifestamente infondate. Contestare la discrezionalità del giudice sulla quantificazione della pena non è ammissibile in sede di legittimità, a meno che la decisione non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, cosa non riscontrata in questo caso.
3. Motivazione Adeguata: La Corte di Appello aveva fornito una motivazione sufficiente e congrua per giustificare la pena inflitta, indicando le ragioni per cui era stata ritenuta adeguata al fatto commesso e alla personalità dell’imputato.

La Cassazione, richiamando precedenti conformi, ha concluso che non è possibile chiedere una ‘nuova valutazione’ della congruità della pena quando la decisione del giudice di merito è sorretta da una motivazione adeguata e non illogica.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale per chiunque intenda affrontare un processo penale. La scelta della pena è un’attività tipica del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello), che gode di ampia discrezionalità. L’impugnazione pena davanti alla Corte di Cassazione ha successo solo se si riesce a dimostrare un vizio di legittimità, come una motivazione inesistente, contraddittoria o palesemente illogica. Proporre un ricorso basato su una mera speranza di ottenere uno ‘sconto di pena’, riproponendo le stesse argomentazioni, non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche la condanna al pagamento di ulteriori spese e sanzioni pecuniarie.

È possibile ricorrere in Cassazione se si ritiene che la pena applicata sia troppo alta?
No, non è possibile se la contestazione riguarda unicamente la valutazione di congruità della pena. Il ricorso è ammissibile solo se si dimostra che la decisione del giudice di merito è arbitraria, illogica o priva di motivazione, non se ci si limita a non condividerla.

Cosa significa che un motivo di ricorso è una ‘mera replica’ di quanto già discusso in appello?
Significa che il ricorso non introduce nuovi argomenti di diritto o vizi di legittimità, ma si limita a riproporre le stesse lamentele già esaminate e respinte dal giudice del grado precedente. Questa pratica porta quasi sempre a una declaratoria di inammissibilità.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
L’inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, il cui importo viene stabilito dalla Corte e che nel caso di specie è stato fissato in 3.000,00 Euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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