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Impugnazione difensore d’ufficio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per permanenza illegale nel territorio dello Stato, accogliendo il ricorso di un cittadino straniero. Il punto centrale della decisione riguarda l’impugnazione del difensore d’ufficio in un processo svoltosi in assenza dell’imputato. La Corte ha stabilito che, se la dichiarazione di assenza è illegittima perché non vi è prova della conoscenza effettiva del processo da parte dell’imputato, il ricorso del difensore è ammissibile anche senza lo specifico mandato ad impugnare richiesto dalla Riforma Cartabia. La semplice elezione di domicilio presso il legale d’ufficio non è sufficiente a garantire un processo equo.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione del difensore d’ufficio e processo in assenza: la Cassazione fa chiarezza

Con la sentenza n. 9426 del 2024, la Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale della procedura penale, quello relativo all’impugnazione del difensore d’ufficio per un imputato giudicato in assenza. La decisione annulla una condanna emessa dal Giudice di Pace, stabilendo un principio fondamentale: le nuove e più stringenti regole della Riforma Cartabia sull’appello dell’assente non possono bloccare un ricorso che contesta la legittimità stessa della dichiarazione di assenza. Analizziamo la vicenda e le importanti motivazioni della Corte.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero veniva condannato dal Giudice di Pace di Bari per il reato di cui all’art. 14, comma 5-ter del D.Lgs. 286/1998, ovvero per essersi trattenuto illegalmente nel territorio dello Stato dopo aver ricevuto un provvedimento di espulsione. Il processo si era svolto in assenza dell’imputato. Avverso tale sentenza, il difensore d’ufficio proponeva ricorso per cassazione, lamentando una serie di vizi procedurali, tra cui la nullità della notifica del decreto di citazione a giudizio e, di conseguenza, l’illegittimità della dichiarazione di assenza.

L’Impugnazione del Difensore d’Ufficio e la Riforma Cartabia

Il nodo centrale del ricorso si scontra con una delle novità più discusse della Riforma Cartabia: l’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, nel caso di imputato giudicato in assenza, l’impugnazione del difensore (sia di fiducia che d’ufficio) è inammissibile se non è accompagnata da uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza.

Nel caso di specie, il difensore d’ufficio non era in possesso di tale mandato, poiché non aveva avuto contatti con il suo assistito. La difesa ha quindi sollevato dubbi sulla costituzionalità della norma, sostenendo che essa creerebbe un ostacolo insormontabile all’esercizio del diritto di difesa per soggetti irreperibili.

La Questione Preliminare: la Legittimità della Dichiarazione di Assenza

Prima di affrontare il tema del mandato, la Corte di Cassazione si è concentrata su un aspetto preliminare e assorbente: la validità della dichiarazione di assenza da parte del Giudice di Pace. Il giudice di primo grado aveva dichiarato l’assenza basandosi sulla sola elezione di domicilio effettuata dall’imputato presso il difensore d’ufficio al momento della sua identificazione.

La Corte ha ribadito un principio già consolidato dalle Sezioni Unite (sentenza “Ismail”): la mera elezione di domicilio presso il difensore d’ufficio non è, di per sé, un presupposto sufficiente per procedere in assenza. Il giudice ha il dovere di verificare, anche in presenza di altri elementi, che si sia effettivamente instaurato un rapporto professionale tra l’indagato e il legale o che, comunque, l’imputato abbia avuto conoscenza certa del procedimento e si sia volontariamente sottratto ad esso.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondati i motivi di ricorso relativi alla nullità della dichiarazione di assenza. Nel corpo della sentenza impugnata e dell’ordinanza che dichiarava l’assenza non vi era alcuna traccia della verifica, da parte del giudice, circa l’effettiva conoscenza del processo da parte dell’imputato. Il procedimento era iniziato circa un anno dopo l’identificazione e l’elezione di domicilio, un lasso di tempo che rendeva ancora più necessaria un’indagine approfondita.

Partendo da questa palese illegittimità, la Corte ha sviluppato un ragionamento logico impeccabile: una norma pensata per regolare le impugnazioni di un imputato legittimamente dichiarato assente (l’art. 581, comma 1-quater) non può essere usata per dichiarare inammissibile un ricorso che mira proprio a far valere l’illegittimità di quella dichiarazione. Sarebbe un paradosso giuridico che vanificherebbe il diritto di difesa.

Pertanto, la Cassazione ha concluso che, quando si contesta la radice stessa del processo in assenza, l’impugnazione del difensore d’ufficio è ammissibile anche in mancanza dello specifico mandato. Il vizio procedurale della mancata verifica sulla conoscenza del processo è talmente grave da travolgere l’intero giudizio.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante baluardo a tutela del diritto a un giusto processo. Essa chiarisce che le formalità introdotte per razionalizzare i processi (come l’obbligo di mandato specifico) non possono prevalere sulle garanzie sostanziali, prima fra tutte quella che nessuno può essere condannato senza aver avuto la reale possibilità di conoscere l’accusa e di difendersi. La decisione impone ai giudici di merito un’attenta e non meramente formale verifica dei presupposti per la dichiarazione di assenza, specialmente nei casi in cui l’unico contatto tra l’imputato e l’ordinamento giudiziario sia una datata elezione di domicilio presso un difensore mai conosciuto. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza con rinvio al Giudice di Pace di Bari per la celebrazione di un nuovo giudizio, che dovrà partire dalla corretta instaurazione del contraddittorio.

Un difensore d’ufficio può impugnare una sentenza per un imputato assente senza un mandato specifico dopo la Riforma Cartabia?
Di norma, l’art. 581, comma 1-quater c.p.p. lo impedirebbe. Tuttavia, questa sentenza chiarisce che la regola non si applica se il ricorso contesta la legittimità della dichiarazione di assenza. Se tale dichiarazione è viziata, l’impugnazione è ammissibile anche senza mandato.

La semplice elezione di domicilio presso il difensore d’ufficio è sufficiente per dichiarare l’assenza dell’imputato?
No. La Corte di Cassazione, richiamando principi consolidati, afferma che la sola elezione di domicilio è insufficiente. Il giudice ha l’obbligo di compiere una verifica concreta per accertare che l’imputato abbia avuto effettiva conoscenza del procedimento o che si sia instaurato un reale rapporto professionale con il difensore.

Qual è la conseguenza di una dichiarazione di assenza ritenuta illegittima dalla Cassazione?
Una dichiarazione di assenza basata su presupposti insufficienti costituisce un vizio procedurale grave. Come stabilito in questo caso, la sua illegittimità comporta l’annullamento della sentenza di condanna e il rinvio del processo al giudice di primo grado per un nuovo giudizio, da celebrarsi nel rispetto del diritto di difesa dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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