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Impugnazione decreto sequestro: l’errore che costa caro

Una società ricorre contro un sequestro di crediti fiscali, ma sbaglia a impugnare il decreto corretto. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, sottolineando l’importanza di contestare l’atto specifico che ha causato il vincolo. L’analisi del caso chiarisce che l’impugnazione di un decreto di sequestro non si estende ad altri decreti, anche se eseguiti con un unico atto.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Decreto Sequestro: L’Errore che Rende il Ricorso Inammissibile

Nel complesso panorama della giustizia penale, l’impugnazione di un decreto di sequestro rappresenta uno strumento fondamentale di difesa. Tuttavia, la sua efficacia dipende da una corretta applicazione delle norme procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 35807/2025, offre un chiaro monito sull’importanza di individuare e contestare l’atto giudiziario corretto, pena l’inammissibilità del ricorso. Il caso analizza la situazione di una società, terza estranea al reato, che ha visto i propri crediti d’imposta sequestrati e ha commesso un errore fatale nell’impugnare il provvedimento.

I Fatti del Caso: L’Errore nell’Impugnazione del Decreto

Una società operante nel settore edile, terza interessata in un procedimento penale per associazione a delinquere e indebita percezione di erogazioni pubbliche (legate a frodi sui bonus edilizi), subiva un sequestro preventivo sui propri crediti d’imposta. L’esecuzione del sequestro avveniva tramite un unico verbale che, tuttavia, faceva riferimento a due distinti decreti emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari in date diverse: uno a maggio 2024 e uno a gennaio 2025.

La società, ritenendo ingiusto il vincolo, proponeva istanza di riesame, ma commetteva un errore cruciale: impugnava esclusivamente il secondo decreto, quello di gennaio 2025. Il Tribunale del Riesame rigettava la richiesta, rilevando che i crediti effettivamente sequestrati alla società erano oggetto del primo decreto (maggio 2024), mentre quello impugnato riguardava altre somme, ancora nella disponibilità della società indagata.

L’impugnazione del decreto di sequestro e la decisione della Cassazione

La società ricorreva quindi in Cassazione, lamentando principalmente una violazione del principio dell’effetto devolutivo. Sosteneva che, essendo l’esecuzione avvenuta con un unico atto, il Tribunale del Riesame avrebbe dovuto estendere la sua valutazione a entrambi i decreti, superando il cavillo formale.

La Suprema Corte, tuttavia, ha respinto questa tesi, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito che la procedura di impugnazione richiede precisione e specificità.

Il Principio dell’Effetto Devolutivo

La Cassazione ha ribadito che l’effetto devolutivo limita il giudizio del riesame ai motivi specifici di contestazione proposti dal ricorrente. Non consente al giudice di estendere d’ufficio il proprio esame ad atti non formalmente impugnati. Sebbene il giudice del riesame abbia piena cognizione dei fatti, questa si esercita nei limiti della domanda presentata.

L’Onere di Impugnare l’Atto Corretto

Il punto centrale della decisione è l’onere che grava sulla parte che subisce il sequestro. Dal momento che il verbale di esecuzione menzionava entrambi i decreti, la società era pienamente consapevole della loro esistenza. Sarebbe stato suo onere impugnare l’atto specifico che ledeva i suoi diritti, ovvero il primo decreto, entro i termini di legge. L’impugnazione di un provvedimento non può valere implicitamente anche per un altro.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono radicate in un principio di certezza del diritto e di rigore processuale. I giudici hanno affermato che la richiesta di riesame contro il decreto di gennaio 2025 era infondata, non perché il sequestro fosse legittimo, ma perché quel decreto specifico non riguardava i beni della società ricorrente. Di conseguenza, ogni altra censura (sulla mancanza del fumus commissi delicti o del periculum) è stata correttamente ritenuta ‘assorbita’, ovvero non meritevole di esame, poiché il presupposto stesso dell’impugnazione – l’essere stati colpiti da quell’atto – veniva a mancare. Ammettere un’estensione automatica del riesame avrebbe creato incertezza e violato i principi che regolano le impugnazioni.

Le Conclusioni

La sentenza n. 35807/2025 è un’importante lezione pratica per chiunque si trovi ad affrontare una misura cautelare reale. Dimostra che la forma, nel diritto processuale, è sostanza. L’errore nell’individuazione dell’atto da impugnare ha precluso alla società ogni possibilità di discutere nel merito la legittimità del sequestro. La decisione sottolinea la necessità di un’analisi attenta e meticolosa degli atti notificati prima di avviare qualsiasi azione legale. In presenza di più provvedimenti, anche se eseguiti contestualmente, è indispensabile impugnarli tutti singolarmente per garantire una tutela giurisdizionale piena ed efficace.

Se vengono eseguiti due decreti di sequestro con un unico atto, l’impugnazione di uno vale anche per l’altro?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che ogni decreto deve essere specificamente impugnato. L’impugnazione di un solo decreto non si estende implicitamente all’altro, anche se l’esecuzione è avvenuta contestualmente.

Cosa succede se si impugna il decreto di sequestro sbagliato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Se l’atto impugnato non è quello che ha effettivamente disposto il vincolo sui propri beni, il giudice del riesame non può entrare nel merito della questione (come la sussistenza del fumus commissi delicti), in quanto manca l’interesse ad agire.

Qual è l’onere della parte che subisce un sequestro basato su più decreti?
La parte interessata, una volta venuta a conoscenza dell’esistenza di più decreti attraverso il verbale di esecuzione, ha l’onere di identificare e impugnare specificamente il decreto (o i decreti) che lede i suoi diritti, rispettando i termini di legge per ciascuno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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