Improcedibilità per Mancanza di Querela: La Cassazione Annulla Condanna per Furto
Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 8516/2024) offre un esempio lampante di come le riforme legislative possano incidere profondamente sui processi in corso. Il caso riguarda una condanna per furto annullata non per l’infondatezza dell’accusa, ma per improcedibilità per mancanza di querela, una conseguenza diretta dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia. Analizziamo insieme la vicenda e le sue implicazioni.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da un furto commesso a Orbetello il 30 agosto 2014. L’imputato, dopo una condanna in primo grado presso il Tribunale di Grosseto, aveva visto la sua posizione riesaminata più volte, inclusa una fase di annullamento con rinvio da parte della stessa Corte di Cassazione. La Corte d’Appello di Firenze, nel maggio 2022, aveva parzialmente riformato la sentenza, riqualificando il reato come furto aggravato ai sensi degli artt. 624 e 625, n. 2, c.p., e rideterminando la pena.
Contro quest’ultima decisione, l’imputato ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione.
Il Ricorso e la Questione della Recidiva
Il principale motivo del ricorso si concentrava sulla mancata disapplicazione della recidiva. L’imputato sosteneva che la Corte d’Appello avesse applicato l’aumento di pena per la recidiva in modo quasi automatico, senza una valutazione concreta sulla maggiore pericolosità sociale e riprovevolezza della condotta.
La Cassazione ha ritenuto questo motivo fondato. Ha infatti ricordato un principio consolidato: il giudice, di fronte a una recidiva contestata, deve verificare se la ripetizione del reato sia un sintomo effettivo di una maggiore capacità a delinquere. Se non lo è, l’aumento di pena deve essere escluso con una motivazione adeguata. La sentenza d’appello, limitandosi a constatare la presenza della recidiva, era carente su questo punto essenziale.
L’Impatto Decisivo della Riforma Cartabia e l’Improcedibilità
Nonostante la fondatezza del motivo sulla recidiva, la decisione finale della Corte ha preso una direzione diversa e risolutiva. È intervenuta una questione pregiudiziale: la modifica del regime di procedibilità per il reato di furto, introdotta dalla Legge n. 150/2022, meglio nota come Riforma Cartabia.
Le Motivazioni
La Corte ha rilevato che, a seguito di tale riforma, il tipo di furto per cui si procedeva era diventato procedibile solo a querela della persona offesa. La procedibilità d’ufficio è stata cioè soppressa. Analizzando gli atti processuali, i giudici hanno trovato unicamente un ‘mero verbale di denuncia’ da parte della vittima. Questo atto, pur descrivendo i fatti, non conteneva alcun riferimento esplicito alla ‘volontà di punizione’ del colpevole, elemento che caratterizza e distingue la querela dalla semplice denuncia. La mancanza di questa manifestazione di volontà ha reso il reato, per effetto della nuova legge, non perseguibile.
Le Conclusioni
Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dovuto dichiarare di ‘non doversi procedere per essere il reato ascritto divenuto improcedibile per mancanza di querela’. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale: le modifiche normative più favorevoli all’imputato (favor rei), soprattutto quelle che riguardano le condizioni di procedibilità, si applicano anche ai processi in corso. Il caso dimostra come una riforma procedurale possa estinguere un procedimento penale che aveva già attraversato diversi gradi di giudizio, indipendentemente dalla valutazione sulla colpevolezza dell’imputato.
Perché la condanna per furto è stata annullata?
La condanna è stata annullata perché il reato è diventato improcedibile. A seguito della Riforma Cartabia (legge n. 150/2022), il tipo di furto contestato è diventato perseguibile solo su querela della persona offesa, e tale querela non era presente negli atti del processo.
Cosa significa che un reato è divenuto improcedibile per mancanza di querela?
Significa che lo Stato non può più portare avanti l’azione penale contro il presunto colpevole perché manca una condizione essenziale richiesta dalla legge: la formale richiesta di punizione da parte della vittima del reato (la querela).
La denuncia presentata dalla vittima non era sufficiente per procedere?
No. Secondo la Corte, il documento in atti era un ‘mero verbale di denuncia’ e non conteneva alcun riferimento alla ‘volontà di punizione’ del colpevole, elemento indispensabile per qualificare l’atto come querela e permettere la prosecuzione del processo dopo la Riforma Cartabia.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 8516 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 7 Num. 8516 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 14/02/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 17/05/2022 della CORTE APPELLO di FIRENZE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
1.NOME COGNOME ha presentato ricorso avverso la sentenza della Corte di Appello di Firenze del’17 maggio 2022 che, in parziale riforma della sentenza di condanna del Tribunale di Grosseto, a seguito di annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione di altra sentenza della stessa Corte ha riqualificato il fatto nel reato di cui agli artt. 624 e 625, n. 2, cod. pen. commesso in Orbetello il 30 agosto 2014 e ridetermiNOME la pena in mesi 10 di reclusione e euro 200,00 di multa
Il ricorrente deduce il vizio di motivazione in ordine alla censura relativa alla mancata disapplicazione della recidiva. Il motivo è fondato, posto che la sentenza della Corte di Appello si è limitata ad affermare che COGNOME era gravato da recidiva senza soffermarsi sulla censura dedotta con i motivi di impugnazione. Va ricordato che in tema di recidiva ritualmente contestata, il giudice è tenuto a verificare in concreto se la reiterazione dell’illecito sia effettivo sintomo di riprovevolezza della condotta e di pericolosità del suo autore, escludendo l’aumento di pena, con adeguata motivazione sul punto, ove non ritenga che dal nuovo delitto possa desumersi una maggiore capacità delinquenziale (Sez. F, n. 35526 del 19/08/2013, COGNOME, Rv. 256713).
La fondatezza del ricorso, GLYPH con conseguente instaurazione del rapporto processuale, impone di emettere sentenza di non doversi procedere per essere il reato divenuto improcedibile a seguito della entrata in vigore della legge n. 150/2022 (cd Riforma Cartabia) che ha reso procedibili a querela i furti quale quello in esame. In atti, infatti, è presente un mero verbale di denuncia della persona offesa nel quale manca qualsiasi riferimento alla volontà di punizione del colpevole.
P.Q.M.
Dichiara non doversi procedere per essere il reato ascritto divenuto improcedibile per mancanza di querela.