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Improcedibilità guida in stato di ebbrezza: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza con tasso alcolemico molto elevato. La Corte chiarisce che per i reati commessi dopo il 1° gennaio 2020 non si applica la prescrizione ma il nuovo istituto della improcedibilità. Viene inoltre confermata la correttezza della pena inflitta e la mancata concessione delle attenuanti generiche, data la gravità del fatto e la personalità negativa dell’imputato.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Improcedibilità per Guida in Stato di Ebbrezza: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso di improcedibilità per guida in stato di ebbrezza, offrendo importanti chiarimenti sull’applicazione delle nuove norme processuali e sui criteri di valutazione della pena. La vicenda riguarda un automobilista condannato per essersi messo al volante con un tasso alcolemico quasi cinque volte superiore al limite massimo consentito, in orario notturno.

I Fatti del Caso e i Motivi del Ricorso

L’imputato, ritenuto responsabile del reato previsto dall’articolo 186 del Codice della Strada, ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello. I motivi del ricorso erano principalmente due:

1. L’intervenuta prescrizione del reato: La difesa sosteneva che fosse trascorso il tempo massimo previsto dalla legge per poter perseguire il reato.
2. Un vizio di motivazione sulla pena: Si contestava sia l’entità della sanzione applicata sia la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

Tutte le doglianze sono state ritenute infondate dalla Suprema Corte.

La Nuova Disciplina della Improcedibilità Sostituisce la Prescrizione

Il primo e più significativo punto affrontato dalla Corte riguarda la prescrizione. I giudici hanno chiarito che, per i reati commessi a partire dal 1° gennaio 2020, trova applicazione il nuovo regime della improcedibilità, disciplinato dall’articolo 344-bis del codice di procedura penale.

Questa norma stabilisce che, superati determinati limiti di tempo (due anni per il giudizio d’appello e un anno per quello di cassazione), l’azione penale non può più proseguire. Di conseguenza, l’invocazione della vecchia disciplina sulla prescrizione è stata giudicata del tutto irrilevante e non pertinente al caso di specie. Questo segna un cambiamento fondamentale nella gestione dei tempi processuali.

La Valutazione della Pena e delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo al trattamento sanzionatorio, è stato respinto. La Corte ha ritenuto adeguata e ben motivata la decisione dei giudici di merito di non concedere le circostanze attenuanti generiche.

La motivazione si fonda su elementi concreti:
* La personalità negativa dell’imputato, gravato da un precedente specifico per lo stesso reato.
* L’assenza di elementi positivi di valutazione a suo favore.
* La gravità oggettiva del fatto, evidenziata da un tasso alcolemico elevatissimo (2,46 g/l e 2,50 g/l), pari al valore massimo della fascia più grave prevista dalla legge.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: per escludere le attenuanti, il giudice può basarsi anche su un solo elemento che ritenga prevalente, come la personalità del colpevole o l’entità del reato.

Chiarimento su un Errore Materiale

La Cassazione ha anche risolto un’apparente incongruenza nella sentenza di primo grado, dove un refuso indicava un aumento della pena detentiva che in realtà non era avvenuto. I giudici hanno specificato che l’aggravante notturna (art. 186, comma 2-sexies) prevede l’aumento della sola pena pecuniaria (l’ammenda) e non di quella detentiva (l’arresto), confermando la correttezza del calcolo finale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Suprema Corte sono lineari e rigorose. In primo luogo, viene sancita in modo netto l’applicazione del nuovo istituto della improcedibilità per i fatti-reato recenti, mettendo un punto fermo sull’abbandono del precedente sistema della prescrizione per le fasi di impugnazione. Questo principio, introdotto dalla Riforma Cartabia, mira a garantire la ragionevole durata del processo stabilendo termini perentori per la definizione dei giudizi di secondo grado e di legittimità.

In secondo luogo, la Corte riafferma l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena e nella concessione delle attenuanti generiche. Se la motivazione è logica, congrua e non contraddittoria, come nel caso esaminato, non è censurabile in sede di legittimità. La decisione di negare i benefici è stata ritenuta ampiamente giustificata dalla pericolosità della condotta, manifestata dal tasso alcolemico eccezionalmente alto, e dalla presenza di un precedente specifico, indicativo di una certa inclinazione a violare le norme del Codice della Strada.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ha due importanti implicazioni pratiche. Da un lato, consolida l’applicazione delle nuove regole sulla improcedibilità per guida in stato di ebbrezza e altri reati, rendendo fondamentale per la difesa concentrarsi sui nuovi termini processuali piuttosto che sulla vecchia prescrizione. Dall’altro, ribadisce che una condotta di guida estremamente pericolosa, unita a precedenti penali, costituisce un ostacolo quasi insormontabile per ottenere benefici come le attenuanti generiche. La decisione sottolinea come la gravità del comportamento e la personalità dell’imputato siano elementi centrali che guidano il giudice nella definizione di una pena equa e proporzionata.

Perché è stato respinto l’argomento sulla prescrizione del reato?
La prescrizione è stata ritenuta non applicabile perché, per i reati commessi dal 1° gennaio 2020, vige la nuova disciplina della improcedibilità, che fissa termini massimi per la durata dei processi di appello e cassazione, sostituendo in questo ambito la vecchia normativa.

Quali elementi hanno portato alla mancata concessione delle attenuanti generiche?
La decisione di non concedere le attenuanti si è basata sulla valutazione negativa della personalità dell’imputato, che aveva un precedente specifico per lo stesso reato, e sull’assenza di elementi positivi a suo favore. Secondo la Corte, anche un solo elemento negativo può essere sufficiente a giustificare tale diniego.

Come è stata giustificata la severità della sanzione accessoria della sospensione della patente?
La durata della sospensione della patente è stata ritenuta adeguata in ragione della complessiva gravità del fatto. In particolare, ha pesato il tasso alcolemico riscontrato, che era pari al valore massimo previsto dalla fascia più grave dell’art. 186 del Codice della Strada, indicando un’altissima pericolosità della condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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