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Improcedibilità appello: quando decorre il termine?

La Corte di Cassazione chiarisce i termini per l’improcedibilità dell’appello penale. In un caso di evasione, la Corte ha stabilito che il termine decorre non dal deposito del ricorso, ma dalla ricezione degli atti in appello. Di conseguenza, il ricorso basato sulla presunta scadenza del termine biennale è stato dichiarato inammissibile, applicando invece il termine triennale previsto per gli atti pervenuti dopo una certa data.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Improcedibilità Appello: Il Momento Decisivo è la Ricezione degli Atti

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, fornisce un chiarimento fondamentale sui termini di improcedibilità dell’appello introdotti dalla Riforma Cartabia (legge 134/2021). La Corte ha stabilito un principio chiave: per determinare la disciplina applicabile, non conta la data di presentazione del ricorso, ma quella di pervenimento degli atti alla Corte d’appello. Analizziamo insieme la decisione e le sue conseguenze pratiche.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Basato sui Termini

Un imputato, condannato in primo grado dal Tribunale di Napoli nel maggio 2021 per il reato di evasione, vedeva confermata la sua condanna dalla Corte di appello di Napoli nell’aprile 2024. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione lamentando la violazione delle norme sulla improcedibilità.

Secondo la difesa, l’appello era stato presentato nel settembre 2021. Pertanto, si sarebbe dovuto applicare l’articolo 2, comma 4, della legge 134/2021, che prevede un termine di durata massima del processo d’appello di due anni, decorrente dall’entrata in vigore della legge stessa. Poiché questo termine era ampiamente scaduto, il processo si sarebbe dovuto estinguere per improcedibilità.

La Questione Giuridica sull’Improcedibilità Appello

Il nucleo della controversia riguardava l’interpretazione della disciplina transitoria della Riforma Cartabia in materia di improcedibilità appello. La difesa sosteneva che il dies a quo, ovvero il momento da cui far decorrere i termini, fosse legato alla data di presentazione dell’impugnazione. La Procura Generale presso la Corte di Cassazione, invece, ha chiesto che il ricorso fosse dichiarato inammissibile, sostenendo una tesi diversa, che è stata poi accolta dalla Corte.

La questione era dirimente: quale momento determina se applicare il termine di due anni (comma 4) o quello di tre (comma 5) previsto dalla normativa transitoria?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, aderendo pienamente alla tesi della Procura. I giudici hanno chiarito, con una motivazione netta, che il momento rilevante per individuare la disciplina applicabile non è quello della presentazione dell’impugnazione, bensì quello del pervenimento degli atti alla Corte di appello.

Nel caso specifico, i fascicoli processuali erano giunti alla cancelleria della Corte d’appello il 6 ottobre 2022. Questa data ha fatto scattare l’applicazione di una diversa norma transitoria, ovvero il comma 5 dell’articolo 2 della legge 134/2021. Tale disposizione stabilisce che, per gli atti pervenuti dopo una certa data, il termine di procedibilità è di tre anni, e non di due, decorrenti dal deposito della sentenza di primo grado.

Il termine triennale, calcolato a partire dal deposito della sentenza di primo grado (maggio 2021, con scadenza del termine di deposito il 24 ottobre 2021), sarebbe scaduto il 24 ottobre 2024. Poiché la sentenza d’appello è stata emessa il 4 aprile 2024, il termine è stato ampiamente rispettato. Di conseguenza, non vi era alcuna causa di improcedibilità. La Corte ha quindi dichiarato il ricorso inammissibile e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un importante principio interpretativo sulla Riforma Cartabia. Per gli operatori del diritto, è ora chiaro che per calcolare i termini di durata massima del processo d’appello, e quindi per valutare la sussistenza di una causa di improcedibilità appello, bisogna fare riferimento esclusivo alla data in cui la Corte d’appello riceve materialmente gli atti del procedimento. La data di deposito dell’atto di impugnazione da parte della difesa è, a questi fini, irrilevante. Questa interpretazione garantisce certezza applicativa ed evita che i tempi di trasmissione dei fascicoli tra uffici giudiziari possano incidere sulla sorte del processo.

Qual è il momento rilevante per calcolare i termini di improcedibilità dell’appello secondo la legge 134/2021?
Secondo la sentenza, il momento rilevante non è la data di presentazione dell’impugnazione, ma quella del pervenimento degli atti alla Corte d’appello.

Perché nel caso di specie è stato applicato il termine di tre anni e non quello di due per l’improcedibilità?
Poiché gli atti sono pervenuti alla Corte d’appello il 6 ottobre 2022, si applica la disciplina del comma 5 dell’art. 2 della legge 134/2021, che prevede un termine di procedibilità di tre anni a partire dal momento del deposito della sentenza di primo grado.

Qual è stata la conseguenza della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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