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Importazione stupefacenti: quando è reato tentato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 620/2024, ha parzialmente annullato un’ordinanza di custodia cautelare per reati di associazione a delinquere, importazione stupefacenti e armi. La Corte ha stabilito che per l’importazione consumata non basta il semplice accordo, ma serve l’effettiva gestione del trasferimento della sostanza. Allo stesso modo, un generico interesse per l’acquisto di armi non integra un tentativo punibile. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione su questi punti.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Importazione Stupefacenti: Il Semplice Accordo non Basta, la Cassazione Annulla

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 620 del 2024, offre importanti chiarimenti sulla linea di demarcazione tra tentativo e consumazione nel reato di importazione stupefacenti. La Corte ha parzialmente annullato un’ordinanza di custodia cautelare, stabilendo che un semplice accordo tra le parti non è sufficiente a considerare il reato consumato. Questo principio, insieme ad altre precisazioni in materia di armi, ridisegna i contorni della gravità indiziaria in casi complessi.

I Fatti del Caso: Un Complesso Quadro Indiziario

Il caso riguarda un individuo sottoposto a custodia cautelare in carcere con l’accusa di far parte di un’associazione dedita al narcotraffico, nonché di specifici episodi di tentata importazione di droga e armi da fuoco. Le accuse si basavano in gran parte su messaggi scambiati tramite telefoni criptati.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, contestando diversi punti dell’ordinanza del Tribunale del Riesame:
1. Mancanza di motivazione sulla riconducibilità dei telefoni criptati all’indagato.
2. Errata qualificazione giuridica del reato di importazione di cocaina, sostenendo che si trattasse solo di un tentativo e non di un reato consumato.
3. Insussistenza del reato di importazione di armi, poiché le conversazioni evidenziavano un mero interesse esplorativo e non una trattativa seria e concreta.
4. Carenza di prove sulla partecipazione dell’indagato all’associazione criminale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso. Ha annullato l’ordinanza impugnata limitatamente ai capi d’imputazione relativi all’importazione stupefacenti e al traffico di armi, rinviando il caso al Tribunale per un nuovo giudizio su questi specifici punti. I giudici hanno invece ritenuto inammissibili o infondate le censure relative alla partecipazione all’associazione criminale e all’attribuzione dei dispositivi criptati, poiché alcune questioni erano state sollevate per la prima volta in sede di legittimità.

Le Motivazioni: Differenza tra Tentativo e Consumazione nell’Importazione Stupefacenti

Il cuore della sentenza risiede nella distinzione tra reato tentato e reato consumato, un aspetto cruciale per determinare la corretta qualificazione giuridica dei fatti e, di conseguenza, la pena applicabile.

L’Importazione di Droga: Oltre il Semplice Accordo

La Cassazione ha criticato l’ordinanza del Tribunale per la sua ambiguità. Se da un lato si affermava che il reato di importazione fosse stato consumato con il solo accordo, dall’altro emergeva che l’intermediario non aveva ancora inviato il denaro in Sudamerica né aveva il controllo effettivo della sostanza.

La Corte ha ribadito un principio giuridico fondamentale: per la consumazione del delitto di importazione stupefacenti, non è sufficiente la mera conclusione dell’accordo tra acquirente e venditore. È necessaria l’assunzione, da parte dell’importatore, della gestione dell’attività volta all’effettivo trasferimento dello stupefacente nel territorio nazionale. In altre parole, l’importatore deve acquisire la disponibilità materiale o, quantomeno, il controllo della spedizione. In assenza di questo elemento, la condotta si qualifica come tentativo punibile, a condizione che gli atti compiuti siano seri, affidabili e idonei a determinare l’introduzione della droga nel Paese.

La Questione delle Armi: L’Interesse non è Reato

Anche per l’accusa relativa alle armi, la motivazione del Tribunale è stata giudicata carente. Le conversazioni intercettate mostravano un interesse generico dell’indagato all’acquisto di pistole, ma mancavano elementi essenziali per configurare una trattativa seria: non vi era indicazione sul tipo specifico di armi, sul quantitativo o sul prezzo. Una richiesta dal contenuto meramente esplorativo, secondo la Corte, non è sufficiente per integrare il tentativo di raccolta di armi, che richiede invece atti concreti e non equivoci volti a procurarsi i beni.

Il Ruolo nell’Associazione: Un Quadro Diverso

Sull’accusa di associazione a delinquere, la Cassazione ha invece ritenuto inammissibile il motivo di ricorso, giudicandolo generico. Secondo i giudici, il Tribunale aveva sufficientemente motivato la partecipazione dell’indagato al sodalizio, evidenziando il suo ruolo primario nel procacciare ingenti quantitativi di cocaina e nel gestire i rapporti con i fornitori, come emerso da altre conversazioni.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza un importante orientamento giurisprudenziale: nei reati di importazione, la linea di confine tra tentativo e consumazione è netta e si basa sul controllo effettivo della sostanza. Un accordo, per quanto dettagliato, rimane nella sfera del tentativo finché non si traduce in un’azione concreta di gestione del trasferimento. La sentenza sottolinea inoltre la necessità, per i giudici di merito, di una motivazione rigorosa e non contraddittoria, che analizzi specificamente ogni elemento indiziario senza dare per scontati passaggi logici cruciali. Per la difesa, apre la possibilità di contestare le accuse di reato consumato quando le prove dimostrano che l’operazione illecita non ha mai superato la fase meramente preparatoria o negoziale.

Quando si considera consumato il reato di importazione di stupefacenti?
Secondo la sentenza, il reato di importazione di stupefacenti non si considera consumato con il solo accordo tra le parti. È necessaria l’assunzione da parte dell’importatore della gestione dell’attività volta all’effettivo trasferimento dello stupefacente nel territorio nazionale, ovvero l’acquisizione del controllo sulla sostanza.

Una semplice manifestazione di interesse per l’acquisto di armi clandestine costituisce reato?
No. La sentenza chiarisce che una richiesta dal contenuto meramente esplorativo, in assenza di indicazioni su tipo, quantitativo e prezzo delle armi, non è sufficiente per desumere la serietà di una trattativa e non integra quindi gli estremi del tentativo punibile di raccolta di armi.

È possibile fondare un’accusa di partecipazione a un’associazione criminale unicamente sul coinvolgimento in singoli reati-fine?
La sentenza, pur annullando le accuse per i reati-fine di importazione, ha ritenuto adeguatamente motivata l’accusa di partecipazione al sodalizio. Ciò implica che il giudizio sull’associazione si basa su un quadro più ampio che va oltre i singoli episodi, considerando ad esempio il ruolo stabile del soggetto all’interno del gruppo, i rapporti con gli altri membri e la disponibilità di risorse finanziarie, elementi che il Tribunale aveva evidenziato sulla base delle conversazioni intercettate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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