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Importazione stupefacenti: quando è reato consumato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30657/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga. Il caso riguardava un’ingente importazione stupefacenti dal Sudamerica, occultati in moto d’acqua. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il reato di importazione si considera consumato nel momento in cui viene raggiunto l’accordo tra le parti sulla sostanza (quantità, qualità e prezzo), a prescindere dalla successiva consegna fisica della merce, che era stata sequestrata all’estero prima di arrivare in Italia.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Importazione Stupefacenti: Basta l’Accordo per la Consumazione del Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 30657/2024) ha fatto luce su un aspetto cruciale del diritto penale: il momento esatto in cui il reato di importazione stupefacenti si può considerare perfezionato. La Corte ha stabilito che per la consumazione del reato è sufficiente l’accordo tra le parti sulla compravendita della droga, anche se questa non giunge mai fisicamente a destinazione. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche nella lotta al narcotraffico internazionale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’operazione che ha smantellato un’associazione criminale dedita al traffico di cocaina dal Sudamerica all’Italia. L’organizzazione utilizzava un metodo ingegnoso: le sostanze venivano nascoste all’interno di moto d’acqua spedite ufficialmente per partecipare a competizioni sportive, sfruttando una società sportiva creata appositamente come copertura.

Durante un’operazione, un carico di circa 120 kg di cocaina purissima è stato intercettato e sequestrato dalle autorità in Cile, prima che potesse essere imbarcato per l’Italia. Uno degli imputati, condannato in appello come partecipe all’associazione e all’operazione di importazione, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo, tra i vari motivi, che il reato non si fosse consumato, ma fosse rimasto allo stadio del tentativo, proprio perché la droga non era mai entrata nel territorio nazionale.

I Motivi del Ricorso: Tentativo o Reato Consumato?

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su diversi punti, ma il fulcro della questione giuridica riguardava la qualificazione del fatto. Secondo il ricorrente, l’arresto dei complici e il sequestro della cocaina in Cile avevano interrotto l’azione criminale prima del suo compimento. Pertanto, si sarebbe dovuto parlare di tentata importazione, con una pena significativamente inferiore, e non di importazione consumata.

Inoltre, venivano contestate le aggravanti dell’ingente quantitativo e della transnazionalità, nonché la sussistenza stessa della partecipazione stabile dell’imputato all’associazione criminale, definendo le prove a suo carico come deboli e congetturali.

L’Importazione Stupefacenti e il Momento Consumativo

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno riaffermato un principio giurisprudenziale consolidato e di fondamentale importanza: il delitto di importazione stupefacenti è un reato che si perfeziona con la conclusione dell’accordo tra le parti sull’oggetto (quantità e qualità della droga) e sulle condizioni di vendita (il prezzo).

Non è necessario, ai fini della consumazione, che avvenga la cosiddetta traditio, ovvero la consegna materiale della sostanza all’acquirente. L’accordo stesso, finalizzato a far entrare la droga nel territorio nazionale, è sufficiente a integrare tutti gli elementi del reato. Il tentativo, quindi, può configurarsi solo nella fase delle trattative, prima che le volontà delle parti si incontrino in un patto definito.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile per diverse ragioni. In primo luogo, ha giudicato i motivi di ricorso generici e volti a ottenere una nuova valutazione dei fatti, un compito che non spetta alla Corte di Cassazione. I giudici di legittimità hanno invece confermato la coerenza e la logicità della motivazione della Corte d’Appello, che aveva basato la condanna su un solido quadro probatorio, includente:

* Le dichiarazioni di collaboratori di giustizia.
* Le intercettazioni telefoniche che dimostravano la piena consapevolezza e il coinvolgimento dell’imputato.
* L’analisi dei suoi viaggi in Sudamerica e i contatti con gli altri membri del gruppo.
* La costituzione di una società sportiva usata come schermo per le attività illecite.

Per quanto riguarda le aggravanti, la Corte ha confermato la loro piena sussistenza. L’aggravante dell’ingente quantitativo era evidente, dato che i 120 kg di cocaina superavano di oltre 2000 volte il valore-soglia. Anche l’aggravante della transnazionalità è stata ritenuta corretta, essendo sufficiente che il traffico si svolgesse tra più Stati (in questo caso, Cile e Italia) con la presenza di referenti del gruppo all’estero.

Conclusioni

La sentenza n. 30657/2024 consolida un principio chiave nella repressione del traffico di droga. Stabilire che l’importazione stupefacenti si consuma con il solo accordo, indipendentemente dal successo della spedizione, amplia notevolmente l’ambito di applicazione della norma. Questa interpretazione permette di perseguire efficacemente i trafficanti anche quando le operazioni vengono interrotte dalle forze dell’ordine prima che la droga varchi i confini nazionali. La pronuncia ribadisce inoltre che il ricorso in Cassazione deve concentrarsi su questioni di diritto e non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti, a meno che non si dimostri un palese vizio logico o un travisamento delle prove da parte dei giudici di merito.

Quando si considera consumato il reato di importazione di stupefacenti?
Il reato di importazione di stupefacenti si considera consumato nel momento in cui viene raggiunto un accordo tra l’acquirente e il venditore sulla quantità, qualità e prezzo della sostanza. Non è necessaria la consegna fisica della droga o il suo effettivo ingresso nel territorio nazionale.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile principalmente perché i motivi presentati erano generici, ripetitivi rispetto a quelli già discussi in appello e miravano a una rivalutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione. La motivazione della sentenza impugnata è stata giudicata logica e coerente.

Cosa è sufficiente per configurare l’aggravante della transnazionalità in un traffico di droga?
Per configurare l’aggravante della transnazionalità, è sufficiente che le attività criminali siano realizzate in diversi Stati e che all’estero sia presente almeno un componente del gruppo con un ruolo essenziale per la commissione degli illeciti. Non è necessario dimostrare l’esistenza di una complessa struttura organizzata anche all’estero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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