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Immutabilità del giudice: quando non serve nuovo esame?

Un uomo, condannato per tentato omicidio, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la violazione del principio di immutabilità del giudice, poiché il collegio giudicante era cambiato durante il processo. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che in caso di mutamento del giudice, le prove già assunte sono utilizzabili se la difesa, pur avendone la possibilità, non richiede espressamente un nuovo esame dei testimoni. Il silenzio della difesa viene interpretato come consenso all’utilizzo degli atti precedenti.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Immutabilità del giudice: quando il silenzio della difesa vale come assenso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale del processo penale: il principio di immutabilità del giudice. La Corte chiarisce che se il collegio giudicante cambia nel corso del dibattimento, le prove già assunte possono essere utilizzate dal nuovo collegio per la decisione finale, a condizione che la difesa non ne chieda esplicitamente la rinnovazione. Questo principio onera la difesa di un ruolo attivo, il cui mancato esercizio viene interpretato come acquiescenza.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da un grave episodio avvenuto molti anni fa, nella notte tra il 20 e il 21 dicembre. Un uomo, in stato di alterazione, veniva allontanato da un locale pubblico. Poco dopo, tentava di rientrare, scontrandosi con i buttafuori che presidiavano l’ingresso. Durante l’alterco, uno dei buttafuori lo aggrediva. Per tutta risposta, l’uomo estraeva un coltello e colpiva un altro addetto alla sicurezza, provocandogli una grave ferita.

Sia in primo grado che in appello, l’imputato veniva condannato per tentato omicidio, sulla base delle testimonianze della vittima e di altri colleghi, rese durante le indagini e acquisite agli atti a causa della loro successiva irreperibilità. La pena veniva rideterminata dalla Corte d’Appello in cinque anni e quattro mesi di reclusione.

I motivi del ricorso: tre questioni procedurali e di merito

L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso in Cassazione basato su tre motivi principali:

1. Violazione del principio di immutabilità del giudice (art. 525 c.p.p.): La difesa lamentava che la sentenza fosse stata emessa da un collegio parzialmente diverso da quello che aveva condotto l’istruttoria dibattimentale, senza che si procedesse a una rinnovazione del dibattimento.
2. Errata acquisizione delle testimonianze (art. 512 c.p.p.): Si contestava la legittimità dell’acquisizione delle dichiarazioni rese dai testimoni chiave (la vittima e due colleghi), divenuti irreperibili. Secondo la difesa, la loro condizione di stranieri non radicati sul territorio rendeva prevedibile il loro allontanamento, e si sarebbero dovute attivare forme di assunzione anticipata della prova, come l’incidente probatorio.
3. Errata qualificazione giuridica del fatto: Si sosteneva che mancasse la prova della volontà omicida (animus necandi), dato che il colpo era stato unico e non aveva leso organi vitali.

Le motivazioni della Corte: l’onere della difesa nel processo penale

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti su ciascuno dei punti sollevati.

Sulla violazione del principio di immutabilità del giudice

Questo è il punto centrale della sentenza. La Corte, richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sent. Bajrami, n. 41736/2019), ha stabilito che, in caso di mutamento della composizione del giudice, non è necessario procedere d’ufficio alla rinnovazione dell’istruttoria. Spetta alla parte che vi ha interesse, e in particolare alla difesa, farne esplicita richiesta. Il silenzio delle parti viene interpretato come un consenso implicito all’utilizzo degli atti già assunti dal precedente collegio. Nel caso specifico, la difesa non solo non aveva chiesto di riesaminare i testimoni, ma aveva sollecitato un rinvio per la discussione, dimostrando così di accettare la piena utilizzabilità del materiale probatorio raccolto.

Sull’acquisizione delle dichiarazioni dei testi irreperibili

La Corte ha ritenuto corretta l’acquisizione delle dichiarazioni ai sensi dell’art. 512 c.p.p. L’irreperibilità dei testimoni non era, secondo i giudici, un evento prevedibile ex ante. Il fatto che svolgessero un’attività lavorativa in Italia e che due di loro avessero documenti italiani faceva ragionevolmente presumere un loro radicamento sul territorio. Pertanto, non era esigibile l’attivazione dell’incidente probatorio. Inoltre, le ricerche per rintracciarli non dovevano necessariamente estendersi ai paesi d’origine in assenza di specifici elementi di collegamento.

Sulla qualificazione del reato come tentato omicidio

Infine, la Cassazione ha confermato la sussistenza della volontà omicida. La motivazione si fonda su elementi oggettivi inequivocabili: la natura dell’arma (un coltello), la zona del corpo colpita e la gravità della lesione (recisione dell’arteria intercostale), che, secondo il perito, avrebbe portato alla morte della vittima senza un tempestivo intervento medico. Questi elementi, nel loro complesso, dimostravano in modo non equivoco un’azione idonea e diretta a provocare la morte.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale per la prassi processuale: la difesa ha un onere di diligenza e attivazione. Di fronte a un mutamento nella composizione del collegio giudicante, non può rimanere inerte sperando in una nullità, ma deve tempestivamente richiedere la rinnovazione degli atti istruttori che ritiene cruciali. Il mancato esercizio di questa facoltà processuale equivale a una rinuncia, sanando di fatto la potenziale violazione del principio di oralità e immediatezza e consentendo al nuovo giudice di decidere sulla base delle prove raccolte dal suo predecessore.

Se il collegio giudicante cambia durante il processo, le prove già raccolte sono inutilizzabili?
No, non necessariamente. Secondo la Corte, le prove sono pienamente utilizzabili se le parti, in particolare la difesa, non chiedono espressamente la rinnovazione del dibattimento, ovvero un nuovo esame dei testimoni. Il silenzio è interpretato come consenso all’utilizzo degli atti.

Quando è possibile utilizzare le dichiarazioni di testimoni diventati irreperibili?
È possibile ai sensi dell’art. 512 del codice di procedura penale, a condizione che l’irreperibilità non fosse prevedibile al momento in cui si sarebbe potuta chiedere l’assunzione anticipata della prova (incidente probatorio). La prevedibilità va valutata ‘ex ante’, sulla base delle informazioni disponibili in quel momento.

Cosa deve fare la difesa se il giudice che ha raccolto le prove viene sostituito?
La difesa deve assumere un ruolo attivo. Se ritiene fondamentale che il nuovo giudice senta direttamente un testimone già esaminato, deve presentare una richiesta specifica di rinnovazione dell’esame, indicando le circostanze decisive su cui il teste dovrebbe nuovamente deporre.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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