LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Immigrazione clandestina: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un cittadino condannato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’appello è stato ritenuto generico e ripetitivo, confermando la valutazione delle prove dei giudici di merito, basata su testimonianze convergenti che identificavano l’imputato come uno dei conducenti dell’imbarcazione. La Corte ha ribadito la validità delle circostanze aggravanti, tra cui il pericolo per la vita dei migranti e il fine di lucro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Immigrazione Clandestina: la Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso dello Scafista

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di immigrazione clandestina, confermando la condanna per uno degli scafisti e dichiarando il suo ricorso inammissibile. La decisione offre importanti chiarimenti sulla valutazione delle prove, sulla concorrenza nel reato e sulla sussistenza delle circostanze aggravanti, anche quando la difesa solleva dubbi sulla piena responsabilità dell’imputato.

I Fatti: La Condanna per Favoreggiamento dell’Immigrazione Clandestina

Il caso riguarda un cittadino turco condannato in primo e secondo grado per aver partecipato all’organizzazione e all’effettuazione del trasporto illegale di 201 cittadini extra-comunitari dalle coste turche verso l’Italia. L’imputato, insieme ad altri soggetti non identificati, aveva condotto una motopesca, procurando l’ingresso illegale dei migranti nel territorio dello Stato.

La Corte d’Appello, pur riconoscendo le circostanze attenuanti generiche, aveva confermato la responsabilità penale, riducendo la pena a tre anni di reclusione e a una multa di 2.000.000 di euro. La condanna si basava principalmente sulle dichiarazioni concordanti di tre migranti, tratti in salvo dalla Guardia Costiera e dalla Marina Militare, che avevano riconosciuto l’imputato come uno dei conducenti dell’imbarcazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse obiezioni:
1. Sulla responsabilità: Si contestava l’attendibilità delle dichiarazioni dei migranti, ritenute contraddittorie, e si evidenziava la presenza di un video che, a detta della difesa, mostrava il “vero” conducente, ponendosi in contrasto con le prove d’accusa.
2. Sulle circostanze aggravanti: La difesa chiedeva l’esclusione delle aggravanti contestate, tra cui il fine di profitto (sostenendo che non vi era prova dell’inserimento dell’imputato nel circuito criminale), l’esposizione a pericolo di vita dei migranti (poiché consapevoli dei rischi) e il concorso di tre o più persone.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’immigrazione clandestina

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte. I giudici hanno ritenuto i motivi di ricorso generici, assertivi e meramente ripetitivi di argomentazioni già esaminate e respinte con motivazioni logiche e coerenti dai giudici di merito.

Le Motivazioni

La sentenza si sofferma su alcuni punti chiave per giustificare la sua decisione.

Genericità e Mancanza di Critica Specifica

Il ricorso è stato respinto in primo luogo perché non si confrontava criticamente con la motivazione della sentenza d’appello. La difesa si era limitata a riproporre le stesse argomentazioni già presentate, senza individuare vizi logici o giuridici specifici nel ragionamento della Corte territoriale. In particolare, le censure sulle circostanze aggravanti sono state considerate inammissibili anche perché non erano state sollevate nel precedente atto di appello, risultando quindi estranee all’oggetto del giudizio di legittimità (il cosiddetto “devolutum”).

La Responsabilità Penale e il Valore delle Testimonianze

La Cassazione ha ribadito la solidità del quadro probatorio a carico dell’imputato. Le dichiarazioni dei tre testimoni sono state giudicate pienamente attendibili, in quanto “convergenti e ricche di coincidenti dettagli su tutte le fasi del viaggio”. Il fatto che i testimoni fossero stati esaminati separatamente, senza possibilità di confrontarsi, ha rafforzato la loro credibilità. La circostanza, emersa fin da subito, della presenza di un secondo conducente (confermata anche dal video prodotto dalla difesa) non è stata ritenuta idonea a escludere la responsabilità concorrente del ricorrente, univocamente indicato da tutti e tre i testimoni.

La Conferma delle Circostanze Aggravanti

La Corte ha smontato punto per punto le critiche difensive relative alle aggravanti:
* Numero di migranti e concorrenti: Il numero di persone trasportate (201) e il concorso di più persone nell’organizzazione del viaggio erano chiaramente emersi dagli atti e dalle dichiarazioni.
* Pericolo di vita e trattamenti inumani: Il pericolo è stato ritenuto evidente, sia per la durata del viaggio (cinque giorni in condizioni “assai perigliose”), sia per la necessità di un intervento di salvataggio da parte delle forze italiane. Anche le condizioni di soggezione e trasporto sono state sufficienti a integrare l’aggravante.
* Fine di lucro: I giudici hanno specificato che il conducente dell’imbarcazione partecipa a pieno titolo al motivo di profitto dell’operazione, anche se il pagamento del prezzo è stato effettuato prima dell’imbarco ad altri soggetti. L’assunzione dell’incarico di guidare la barca lo inserisce in continuità con le operazioni preparatorie e lo rende partecipe del fine economico dell’intera impresa criminale.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce principi consolidati in materia di immigrazione clandestina. In primo luogo, sottolinea l’inutilità di ricorsi generici che non affrontano in modo specifico le motivazioni dei giudici di merito. In secondo luogo, chiarisce che la responsabilità penale può basarsi su dichiarazioni testimoniali convergenti e dettagliate, e che la presenza di altri correi non esclude la colpa di chi è stato chiaramente identificato. Infine, la decisione offre un’importante precisazione sull’aggravante del fine di lucro, estendendola a tutti i partecipanti all’operazione che, con il loro ruolo, contribuiscono al conseguimento del profitto illecito, consolidando così un approccio rigoroso nella lotta contro i trafficanti di esseri umani.

La presenza di un secondo conducente esclude la responsabilità del primo in un caso di immigrazione clandestina?
No, secondo la Corte la responsabilità concorsuale di altri soggetti non è idonea a escludere quella dell’imputato, qualora le prove a suo carico, come le testimonianze convergenti che lo indicano quale conducente, siano state ritenute solide e attendibili dai giudici di merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché generico, assertivo e meramente ripetitivo di argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. La difesa non ha criticato specificamente la motivazione della sentenza impugnata e, per alcune censure, ha sollevato questioni non proposte nel giudizio d’appello.

Come viene valutata l’aggravante del fine di lucro nel reato di immigrazione clandestina?
La Corte ha chiarito che il conducente dell’imbarcazione partecipa pienamente al motivo di lucro, anche se il pagamento del prezzo del viaggio è avvenuto in un momento precedente all’imbarco. L’aver assunto l’incarico di condurre la barca dimostra la partecipazione al fine di profitto dell’intera operazione criminale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati