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Illegalità della pena: Cassazione corregge la pena

La Corte di Cassazione, pur dichiarando inammissibile un ricorso per manifesta infondatezza, ha rilevato d’ufficio l’illegalità della pena detentiva inflitta per il reato di percosse. La Corte ha annullato la parte della sentenza relativa alla sanzione, sostituendo la reclusione con una pena pecuniaria, in conformità con la normativa applicabile al reato riqualificato.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Illegalità della Pena: La Cassazione Annulla la Reclusione per Percosse

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento: la pena deve essere sempre conforme alla legge. Anche di fronte a un ricorso inammissibile, i giudici di legittimità hanno il dovere di intervenire per correggere una sanzione non prevista dalla norma. Il caso in esame dimostra come una condanna alla reclusione per il reato di percosse rappresenti una chiara illegalità della pena, portando la Corte a sostituirla d’ufficio con una multa.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di primo grado. L’imputato era stato giudicato colpevole del reato di percosse, a seguito di una riqualificazione dell’originaria accusa di lesioni. Nonostante la concessione di attenuanti generiche equivalenti alla contestata recidiva, la pena inflitta era stata di tre mesi di reclusione.

La Corte d’Appello aveva successivamente dichiarato inammissibile l’impugnazione proposta dal Procuratore Generale. L’imputato, allora, si rivolgeva alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente la mancata declaratoria di estinzione del reato per prescrizione.

La Questione della Prescrizione e l’Inammissibilità del Ricorso

Il primo punto affrontato dalla Cassazione è stato proprio il motivo del ricorso, ossia la presunta prescrizione del reato. La Corte ha ritenuto il motivo manifestamente infondato. Ha chiarito che la presenza di una recidiva qualificata (reiterata, specifica e infraquinquennale) incide direttamente sul calcolo del tempo necessario a prescrivere, estendendolo.

Questo effetto, precisa la Corte, non viene meno neanche quando il giudice di merito opera un giudizio di equivalenza tra la recidiva e le circostanze attenuanti. Di conseguenza, il termine di prescrizione nel caso di specie era di dieci anni e non era ancora maturato. Per questa ragione, il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile.

Il Rilievo d’Ufficio sull’Illegalità della Pena

Nonostante l’esito sfavorevole del ricorso, la vicenda ha avuto una svolta decisiva. La Corte di Cassazione, nel suo ruolo di custode della legge, ha rilevato d’ufficio un vizio grave nella sentenza impugnata: l’illegalità della pena.

I giudici hanno osservato che il reato di percosse, per cui era avvenuta la condanna, rientra nella competenza del Giudice di Pace e, secondo il D.Lgs. n. 274/2000, è punito esclusivamente con pene pecuniarie. Infliggere una pena detentiva, come i tre mesi di reclusione, costituiva quindi un’applicazione di una sanzione non prevista dalla legge per quella specifica fattispecie.

le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando il principio consolidato secondo cui l’illegalità della pena è un vizio che deve essere rilevato in ogni stato e grado del giudizio, anche d’ufficio. La riqualificazione del fatto da lesioni a percosse, operata dal giudice di primo grado, imponeva non solo una diversa valutazione della gravità del fatto, ma anche l’applicazione del corretto catalogo sanzionatorio. La competenza a giudicare poteva rimanere in capo al Tribunale, ma la tipologia di pena doveva obbligatoriamente conformarsi a quella prevista per il reato di percosse.

La pena detentiva applicata era, pertanto, contra legem. Di conseguenza, la Corte ha annullato senza rinvio la sentenza limitatamente alla pena, procedendo essa stessa alla sua rideterminazione.

le conclusioni

La Corte di Cassazione ha ricalcolato la sanzione partendo da una pena base di 1.000 euro di multa, aumentata a 1.200 euro per la continuazione con un altro episodio e infine ridotta a 800 euro per via della scelta del rito abbreviato. La sentenza, pur confermando l’inammissibilità del ricorso, ha corretto la pena, ripristinando la legalità. Questa pronuncia ribadisce che la corretta applicazione della legge sanzionatoria è un pilastro del sistema penale, un principio che prevale anche sulle questioni di ammissibilità del ricorso, garantendo che nessun cittadino subisca una pena che la legge non prevede.

Una pena può essere modificata anche se il ricorso viene dichiarato inammissibile?
Sì, la Corte di Cassazione ha il potere e il dovere di rilevare d’ufficio l’illegalità della pena, anche quando i motivi del ricorso sono infondati. In questo caso, pur dichiarando inammissibile il ricorso, ha corretto la pena perché non conforme alla legge.

Perché la pena di tre mesi di reclusione per il reato di percosse era illegale?
La pena era illegale perché il reato di percosse, secondo il D.Lgs. 274/2000, rientra nella competenza del Giudice di Pace ed è punibile solo con sanzioni pecuniarie (multa). La reclusione è una pena detentiva non prevista dalla legge per questo specifico reato.

In che modo la recidiva ha influenzato il calcolo della prescrizione nel caso esaminato?
La presenza di una recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale ha esteso il termine massimo di prescrizione del reato a dieci anni. La Corte ha specificato che questo effetto non viene eliminato dal giudizio di equivalenza con le attenuanti generiche, motivo per cui il reato non era ancora prescritto al momento della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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