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Illecito amministrativo: la Cassazione e la viabilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una persona sanzionata per aver intralciato l’accesso al trasporto pubblico. L’attività svolta su una strada provinciale integra un illecito amministrativo secondo il d.l. 14/2017, comportando la condanna al pagamento di spese e sanzioni.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Illecito Amministrativo e Intralcio alla Viabilità: L’Ordinanza della Cassazione

Recentemente, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso relativo a un illecito amministrativo derivante da un’attività che comprometteva l’accesso e la fruibilità delle infrastrutture di trasporto pubblico. Con l’ordinanza in esame, i giudici hanno confermato la sanzione, dichiarando il ricorso inammissibile e stabilendo importanti principi sulla tutela della viabilità pubblica.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Salerno, contro la quale una persona aveva proposto ricorso in Cassazione. L’imputata era stata sanzionata per aver svolto un’attività di meretricio su una strada provinciale. Il punto cruciale della contestazione non era l’attività in sé, ma le sue conseguenze dirette sulla circolazione e sull’utilizzo dei servizi pubblici.

Nello specifico, è stato accertato che sul tratto di strada interessato (la provinciale 175/A) erano presenti infrastrutture destinate al trasporto pubblico locale, sia urbano che extraurbano. L’attività della ricorrente, secondo quanto emerso, comprometteva in modo notevole l’accessibilità e la normale fruibilità di tali servizi da parte dei cittadini.

L’Illecito Amministrativo Secondo la Normativa Vigente

La decisione dei giudici di merito, confermata dalla Cassazione, si fonda sull’applicazione dell’articolo 9 del Decreto Legge n. 14 del 2017. Questa norma è stata introdotta per garantire la sicurezza urbana e sanzionare quei comportamenti che, pur non costituendo reato, possono ostacolare la libera fruizione di spazi e servizi pubblici.

Nel caso di specie, la presenza di strutture adibite al trasporto pubblico sulla strada in questione e il provvedimento del Questore che ne aveva disposto la tutela, hanno reso il comportamento della ricorrente un illecito amministrativo. La condotta, infatti, integrava perfettamente la fattispecie prevista dalla legge, ovvero l’impedimento all’accesso e all’utilizzo di infrastrutture pubbliche essenziali.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. La motivazione principale risiede nella corretta applicazione della legge da parte del giudice di merito. È stato rilevato che l’illecito amministrativo era pienamente integrato, dato che l’attività della donna comprometteva l’accessibilità alle fermate del trasporto pubblico, in violazione delle disposizioni normative e dell’ordine del Questore.

La Suprema Corte ha sottolineato che, una volta accertata la sussistenza degli elementi oggettivi (la presenza di infrastrutture pubbliche e l’effettivo intralcio), la qualificazione del fatto come illecito amministrativo è inevitabile. Di conseguenza, il ricorso non presentava argomenti validi per poter essere accolto.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa pronuncia comporta due conseguenze significative per la ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Tale sanzione pecuniaria è prevista dalla legge per i casi di ricorso inammissibile, come deterrente contro impugnazioni dilatorie o prive di fondamento.

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la tutela della sicurezza urbana e della fruibilità dei servizi pubblici prevale su comportamenti individuali che, sebbene non penalmente rilevanti, possono creare un disagio significativo per la collettività. La sentenza serve da monito sul rispetto delle norme che regolano l’uso degli spazi pubblici, in particolare quelli legati a servizi essenziali come il trasporto locale.

Quando un’attività su strada diventa un illecito amministrativo che compromette il trasporto pubblico?
Diventa un illecito amministrativo quando l’attività, svolta in prossimità di infrastrutture di trasporto pubblico (come fermate di autobus), ne compromette notevolmente l’accessibilità e la fruibilità da parte dell’utenza, soprattutto se un’ordinanza del Questore ne vieta l’accesso per tali finalità, come previsto dall’art. 9 del d.l. 14/2017.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso fissata in tremila euro, a favore della Cassa delle ammende.

Perché l’attività della ricorrente è stata considerata un illecito?
Non per l’attività in sé, ma perché veniva svolta in un luogo, la strada provinciale 175/A, dove la sua presenza e le sue modalità operative ostacolavano l’accesso e l’uso delle infrastrutture del trasporto pubblico locale, integrando così l’illecito amministrativo previsto dalla normativa sulla sicurezza urbana.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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