LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ignoranza legge penale e reddito di cittadinanza: caso

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione per il reato di false dichiarazioni finalizzate a ottenere il reddito di cittadinanza. Il Tribunale aveva assolto l’imputato ritenendo che agisse per ignoranza della legge penale. La Suprema Corte ha ribadito che l’ignoranza dei requisiti normativi, come la residenza decennale, costituisce un errore sulla legge penale, di norma inescusabile, e ha rinviato il caso per un nuovo esame sulla possibile ‘inevitabilità’ dell’errore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ignoranza della Legge Penale e Reddito di Cittadinanza: L’errore non è una scusa

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, ha riaffermato un principio cardine del nostro ordinamento: l’ignoranza della legge penale non è, di norma, una giustificazione valida per sfuggire alle proprie responsabilità. Il caso specifico riguardava un cittadino straniero assolto in primo grado dall’accusa di aver reso false dichiarazioni per ottenere il reddito di cittadinanza. La Suprema Corte ha annullato tale decisione, chiarendo la natura dell’errore sui requisiti per accedere al beneficio.

I Fatti del Caso

Un cittadino di origine egiziana era stato processato per il reato previsto dall’art. 7 del D.L. 4/2019, per aver falsamente attestato di possedere i requisiti per il reddito di cittadinanza, in particolare quello della residenza in Italia per almeno dieci anni. Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Asti, in sede di giudizio abbreviato, lo aveva assolto per insussistenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo. Secondo il giudice di primo grado, l’imputato non era consapevole dell’illiceità della sua condotta a causa dell’ignoranza della normativa.

Contro questa sentenza, il Procuratore generale presso la Corte di appello di Torino ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo la violazione dell’articolo 5 del codice penale, che sancisce l’inescusabilità dell’ignoranza della legge penale.

Il Principio dell’Ignoranza della Legge Penale

Il ricorrente ha argomentato che il Tribunale aveva errato nel considerare scusabile l’ignoranza dell’imputato. Le norme che definiscono i requisiti per il reddito di cittadinanza (contenute nell’art. 2 del D.L. 4/2019) non sono norme ‘extrapenali’ la cui ignoranza potrebbe scusare, ma costituiscono parte integrante del precetto penale sanzionato dall’art. 7 dello stesso decreto.

Di conseguenza, l’errore sui requisiti di residenza si traduce direttamente in un errore sulla legge penale. In questi casi, la responsabilità penale può essere esclusa solo se l’ignoranza è dimostrata essere ‘inevitabile’, una condizione che richiede una valutazione molto più rigorosa che il Tribunale non aveva compiuto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni del Procuratore generale, dichiarando fondato il ricorso. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento giurisprudenziale consolidato: le norme che stabiliscono i requisiti per accedere al reddito di cittadinanza integrano il precetto penale e, pertanto, l’errore su di esse è un errore sulla legge penale.

La Corte ha specificato che la normativa sul reddito di cittadinanza non presenta caratteristiche di ‘cripticità’ o complessità tali da generare un’oscurità del precetto o un caos interpretativo. Non è quindi possibile invocare una situazione di assoluta estraneità del contenuto delle norme alla sensibilità del cittadino. L’errore dell’imputato, dunque, non poteva essere considerato inevitabile senza un’analisi approfondita che il giudice di merito non ha effettuato.

La sentenza impugnata è stata giudicata errata perché ha consentito all’imputato di invocare a propria scusa l’ignoranza della legge penale, assolvendolo per difetto di dolo. Il giudice avrebbe dovuto, invece, inquadrare la questione nella disciplina dell’errore sulla legge penale e verificare se sussistessero i criteri eccezionali che permettono di ritenerne l’inevitabilità.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione. Il caso è stato rinviato al Tribunale di Asti, in diversa composizione fisica, per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà riesaminare i fatti partendo dal presupposto che l’ignoranza dei requisiti di legge è, in linea di principio, inescusabile. La sua valutazione dovrà concentrarsi esclusivamente sulla possibilità, da provare rigorosamente, che l’errore commesso dall’imputato fosse, nelle circostanze concrete, assolutamente inevitabile. Questa pronuncia rafforza il principio secondo cui la conoscenza della legge è un dovere del cittadino e la sua ignoranza non può essere usata come un facile espediente per eludere le responsabilità penali.

Dichiarare il falso per ottenere il reddito di cittadinanza per ignoranza della legge penale è un reato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ignoranza dei requisiti di legge, come quello della residenza, non scusa. Si tratta di un’ignoranza della legge penale che, secondo l’articolo 5 del codice penale, di regola non esclude la punibilità.

Perché la Corte ha annullato l’assoluzione?
La Corte ha annullato la sentenza perché il giudice di primo grado ha erroneamente considerato scusabile la mancata conoscenza dei requisiti, senza valutare se tale ignoranza fosse ‘inevitabile’, unico caso eccezionale in cui l’errore sulla legge penale può essere perdonato.

Cosa succede ora all’imputato?
Il processo torna al Tribunale di Asti, davanti a un diverso giudice, che dovrà riesaminare il caso. Il nuovo giudice dovrà applicare il principio corretto e verificare se, nella situazione specifica, l’ignoranza della legge da parte dell’imputato potesse essere considerata ‘inevitabile’ secondo i rigorosi criteri stabiliti dalla giurisprudenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati