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Guida sotto stupefacenti: ricorso inammissibile

Un automobilista condannato per guida sotto stupefacenti ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo di aver assunto le sostanze solo dopo essersi fermato. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicando la tesi difensiva una mera riproposizione di argomenti già respinti, inverosimile e priva di prove. La sentenza ribadisce che, di fronte a chiari indizi di alterazione, spetta all’imputato l’onere di provare che il consumo sia avvenuto dopo la guida.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida sotto stupefacenti: Inammissibile il Ricorso Basato su Tesi Inverosimili

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso di guida sotto stupefacenti, ribadendo principi fondamentali sull’onere della prova e sui requisiti di ammissibilità del ricorso. La pronuncia chiarisce che la tesi difensiva secondo cui l’assunzione di droghe sarebbe avvenuta dopo essersi fermati, e non prima di mettersi al volante, deve essere supportata da solidi elementi di prova per non essere considerata inverosimile e, di conseguenza, inefficace.

I Fatti del Caso

Un giovane automobilista veniva condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 187 del Codice della Strada. La sua difesa si basava su un punto cruciale: egli sosteneva di aver fumato cannabis e ingerito una pastiglia di ecstasy solo dopo aver fermato il veicolo, e non prima. Affermava inoltre di aver ripreso la marcia unicamente su indicazione del personale intervenuto sul posto. Nonostante questa versione dei fatti, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano confermato la sua colpevolezza, ritenendo la sua ricostruzione inverosimile e smentita dalle circostanze e dalle dichiarazioni di altri presenti.

L’inammissibilità del Ricorso per la Guida sotto Stupefacenti

L’imputato decideva di portare il caso davanti alla Corte di Cassazione, lamentando il carattere illogico della motivazione delle sentenze precedenti. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato come il motivo del ricorso non fosse altro che una semplice riproposizione di una censura già ampiamente esaminata e respinta nei gradi di merito. La versione difensiva era stata giudicata inverosimile, priva di riscontri probatori e, anzi, implicitamente smentita dagli elementi raccolti durante le indagini.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione su consolidati principi giuridici. In primo luogo, ha richiamato il proprio orientamento secondo cui, in presenza di plurimi elementi indiziari che suggeriscono che l’imputato si trovasse già in stato di alterazione durante la guida, spetta a lui stesso (onere della prova) fornire elementi concreti a sostegno della tesi difensiva. Non basta, quindi, affermare di aver consumato stupefacenti dopo l’incidente o la fermata; è necessario provarlo.

In secondo luogo, la Cassazione ha precisato un concetto fondamentale: la “fermata” di un veicolo non interrompe la “circolazione”. Ai fini della legge, anche un veicolo fermo sulla pubblica via è considerato in circolazione, pertanto lo stato di alterazione del conducente rimane penalmente rilevante. Infine, la Corte ha ribadito un principio cardine del giudizio di legittimità: i motivi di ricorso non possono ignorare le ragioni della decisione impugnata, ma devono correlarsi specificamente ad esse, evidenziando precisi errori di diritto e non limitandosi a criticare incidentalmente passaggi della motivazione o a riproporre una diversa valutazione dei fatti.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione. Conferma la rigidità con cui viene valutato il reato di guida sotto stupefacenti e l’importanza dell’onere probatorio a carico dell’imputato quando la sua versione dei fatti appare contraria alla logica e agli elementi raccolti. La decisione sottolinea inoltre che il ricorso in Cassazione è uno strumento per contestare l’errata applicazione della legge, non per tentare di ottenere una terza valutazione del merito della vicenda. Per gli automobilisti, il messaggio è chiaro: la tesi del consumo di stupefacenti post-guida è una difesa estremamente difficile da sostenere in assenza di prove inconfutabili.

Cosa succede se vengo accusato di guida sotto stupefacenti e sostengo di averli assunti solo dopo aver fermato l’auto?
Secondo la Corte di Cassazione, questa tesi difensiva è considerata inverosimile se non supportata da prove concrete. In presenza di indizi che dimostrino lo stato di alterazione alla guida, spetta all’accusato l’onere di provare che il consumo sia avvenuto successivamente alla fermata.

La fermata di un veicolo è considerata parte della ‘circolazione’ stradale?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che anche la ‘fermata’ costituisce una fase della circolazione. Pertanto, trovarsi in stato di alterazione all’interno di un veicolo fermo sulla pubblica via è comunque rilevante ai fini del reato di guida sotto stupefacenti.

Per quale motivo un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando, come nel caso analizzato, si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza confrontarsi specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata o quando mira a una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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