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Guida sotto stupefacenti: la Cassazione e la prova

La Corte di Cassazione ha confermato una condanna per guida sotto stupefacenti a seguito di un incidente stradale. La Corte ha respinto il ricorso dell’imputata, stabilendo che i giudici di merito avevano correttamente valutato le prove. La dinamica dell’incidente, unita alla positività ai test per cocaina, è stata ritenuta sufficiente per dimostrare lo stato di alterazione, rendendo superflua una nuova perizia medico-legale.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida sotto stupefacenti: quando la dinamica dell’incidente diventa prova

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 19492 del 2025, offre importanti chiarimenti sul reato di guida sotto stupefacenti. In particolare, la Corte ha stabilito che la valutazione della condotta di guida e la dinamica di un incidente stradale possono costituire elementi sufficienti, unitamente agli esami tossicologici, per confermare una condanna, anche in assenza di una perizia medico-legale specifica sulla tempistica dell’assunzione.

I fatti del caso

Il caso riguarda una conducente condannata in primo e secondo grado per guida in stato di alterazione psico-fisica correlata all’uso di cocaina, con l’aggravante di aver provocato un incidente stradale. L’imputata, uscendo da una strada privata, non aveva dato la precedenza, causando un sinistro. Trasportata al Pronto Soccorso, gli esami ematici avevano rivelato la presenza di cocaina. Un medico aveva inoltre testimoniato che l’assunzione era avvenuta poche ore prima, con una concentrazione tale da compromettere l’abilità alla guida.
La difesa aveva presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali: l’errata valutazione della responsabilità, data l’assenza di segnaletica sulla strada privata, e la mancata ammissione di una perizia medico-legale che avrebbe potuto chiarire l’esatto momento dell’assunzione della sostanza rispetto all’incidente.

La valutazione delle prove nella guida sotto stupefacenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Il punto centrale della sentenza risiede nel principio secondo cui la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove sono di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado. La Corte di Cassazione, in qualità di giudice di legittimità, può intervenire solo se la motivazione della sentenza impugnata è manifestamente illogica o incompleta, cosa che in questo caso non è stata riscontrata.
Secondo la Corte, anche in assenza di segnaletica verticale o orizzontale, i principi generali della circolazione stradale impongono a chi si immette da una strada privata su una pubblica di usare la massima prudenza e dare la precedenza. La condotta dell’imputata è stata giudicata “inverosimile” per una persona in condizioni di piena lucidità, rafforzando così la tesi dello stato di alterazione.

Le motivazioni

La Corte ha specificato che la responsabilità penale non si fonda su valutazioni arbitrarie, ma su un quadro probatorio solido. I giudici di merito hanno correttamente considerato la dinamica dell’incidente come un elemento chiave. L’incapacità di percepire il pericolo e di rispettare una regola basilare della circolazione è stata logicamente collegata all’alterazione psico-fisica causata dalla cocaina, come confermato dalle analisi mediche.
Inoltre, la Corte ha ribadito che la rinnovazione dell’istruttoria in appello (in questo caso, la richiesta di una nuova perizia) non è un diritto dell’imputato, ma una facoltà del giudice, da esercitare solo quando la ritiene assolutamente necessaria. Nel caso di specie, la documentazione medica acquisita è stata giudicata “ampiamente ed esaurientemente analizzata” e sufficiente per decidere, rendendo la perizia richiesta superflua.

Le conclusioni

Questa sentenza consolida un importante principio: nel reato di guida sotto stupefacenti, la prova dello stato di alterazione non dipende esclusivamente dall’esito degli esami tossicologici, ma può essere desunta da un insieme di elementi. La condotta di guida illogica e pericolosa, come la mancata precedenza che causa un incidente, diventa un fatto oggettivo che, unito alla positività ai test, può dimostrare in modo inequivocabile la compromissione delle facoltà del conducente. Per gli automobilisti, ciò significa che non basta essere formalmente negativi a un test immediato, ma è la capacità effettiva di guidare in sicurezza a essere sotto esame, e ogni comportamento anomalo al volante può essere usato come prova a carico.

La mancanza di segnaletica stradale è una giustificazione valida in caso di incidente all’uscita da una strada privata?
No. Secondo la Corte, anche in assenza di segnali specifici, i principi generali della circolazione stradale impongono al conducente che si immette da un luogo privato di prestare la massima attenzione e di verificare il libero passaggio prima di procedere.

È sempre possibile ottenere una nuova perizia in appello per accertare quando è stata assunta una sostanza stupefacente?
No, non è un diritto automatico. La richiesta di nuove prove in appello, come una perizia, è soggetta alla valutazione del giudice, che può respingerla se ritiene che gli atti già presenti nel fascicolo siano sufficienti per decidere, come avvenuto in questo caso.

Come viene provato lo stato di alterazione per la guida sotto stupefacenti?
Lo stato di alterazione viene provato non solo con gli esami clinici che attestano la presenza di sostanze, ma anche attraverso la valutazione complessiva della situazione. Elementi come la dinamica dell’incidente e una condotta di guida palesemente irrazionale possono essere considerati prove decisive dello stato di alterazione del conducente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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