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Guida sotto stupefacenti: i sintomi bastano

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida sotto l’influenza di stupefacenti. La Corte ha stabilito che i sintomi evidenti (occhi lucidi, agitazione, guida a zig-zag) sono sufficienti a provare lo stato di alterazione, corroborando gli esami biologici, e ha respinto la richiesta di particolare tenuità del fatto per la gravità del pericolo creato.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida sotto stupefacenti: i sintomi visibili sono prova sufficiente

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di guida sotto l’influenza di stupefacenti: lo stato di alterazione del conducente può essere provato non solo tramite esami clinici, ma anche attraverso l’osservazione di specifici dati sintomatici. Questa pronuncia conferma la validità degli accertamenti basati su elementi comportamentali e fisici, respingendo il ricorso di un automobilista che contestava proprio la legittimità di tali prove.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato per il reato previsto dall’art. 187, comma 8, del Codice della Strada, ovvero per essersi posto alla guida in stato di alterazione psico-fisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti. La Corte d’Appello aveva confermato la condanna basandosi su una serie di elementi raccolti al momento del controllo: l’imputato presentava occhi lucidi e arrossati, un evidente stato di agitazione e una guida incerta, con andatura a zig-zag. Inoltre, nel veicolo venivano rinvenute due siringhe già utilizzate per l’assunzione di droghe per via endovenosa.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, sollevando due questioni principali:

1. Mancanza di prove sufficienti: Secondo la difesa, i sintomi riscontrati non erano tali da giustificare la richiesta di accertamenti ospedalieri e, di conseguenza, la condanna. Il ricorso mirava a una rilettura dei fatti, sostenendo che le prove fossero state valutate in modo errato dai giudici di merito.
2. Mancata applicazione della non punibilità: L’imputato richiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, relativo alla ‘particolare tenuità del fatto’, sostenendo che la sua condotta non fosse stata particolarmente grave.

La Decisione della Cassazione sulla guida sotto l’influenza di stupefacenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambe le argomentazioni della difesa e confermando la condanna.

La Prova dello Stato di Alterazione attraverso i Sintomi

Sul primo punto, la Corte ha specificato che il ricorso si limitava a proporre una rivisitazione dei fatti, attività non permessa in sede di legittimità. I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione logica e coerente, attribuendo carattere decisivo proprio ai dati sintomatici. Gli elementi osservati (occhi lucidi, agitazione, possesso di siringhe, guida a zig-zag) erano stati correttamente ricondotti in modo univoco alla recente assunzione di sostanze stupefacenti. La Cassazione ha quindi ribadito un principio consolidato: lo stato di alterazione può essere provato valorizzando tutti quei dati relativi alla condizione del conducente rilevati al momento del fatto, che dimostrano l’assunzione e ne corroborano l’esito positivo degli esami biologici.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha evidenziato che la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. era una mera riproposizione di argomenti già vagliati e respinti. La Corte territoriale aveva correttamente escluso la non punibilità, considerando la gravità dell’offesa al bene giuridico tutelato, ovvero la sicurezza stradale. Le concrete modalità del fatto e la pericolosità della condotta, che avevano messo a repentaglio l’incolumità degli altri utenti della strada, rendevano il fatto tutt’altro che ‘tenue’.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema si fondano su due pilastri giuridici solidi. In primo luogo, viene riaffermata la natura del giudizio di Cassazione, che non è un terzo grado di merito, ma un giudizio sulla corretta applicazione della legge. Pertanto, le valutazioni fattuali operate dai giudici dei primi due gradi, se logicamente motivate, non possono essere messe in discussione. In secondo luogo, sul piano sostanziale, la decisione rafforza l’approccio pragmatico nell’accertamento del reato di guida sotto l’influenza di stupefacenti. Si riconosce che i segni esteriori e il comportamento del conducente sono indicatori affidabili e legalmente validi dello stato di alterazione, complementari e non subordinati agli esami di laboratorio. Questa interpretazione garantisce che la norma penale possa essere applicata efficacemente per tutelare la sicurezza pubblica, anche quando l’imputato tenti di sminuire l’evidenza fattuale.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento pratico: per essere condannati per guida in stato di alterazione da stupefacenti, non è indispensabile basarsi unicamente sui risultati degli esami di laboratorio. Gli agenti accertatori e i giudici possono e devono dare peso a tutti i ‘dati sintomatici’ che, nel loro complesso, disegnano un quadro chiaro di alterazione psico-fisica. Per gli automobilisti, il messaggio è inequivocabile: la pericolosità della condotta di guida, unita a segni fisici evidenti, costituisce una prova robusta che difficilmente potrà essere smontata in sede processuale. La gravità del pericolo creato per la collettività, inoltre, rende altamente improbabile l’applicazione di benefici come la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Per condannare un automobilista per guida sotto l’influenza di stupefacenti, sono necessari solo gli esami clinici?
No, la Corte ha chiarito che lo stato di alterazione può essere provato anche valorizzando ‘dati sintomatici’ come occhi lucidi, agitazione e guida incerta, i quali corroborano l’esito positivo degli esami sui liquidi biologici.

È possibile ottenere la non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’ in caso di guida sotto l’effetto di droghe?
È molto difficile. Nel caso specifico, la Corte ha escluso questa possibilità a causa della gravità dell’offesa e del pericolo concreto creato per l’incolumità degli altri utenti della strada, considerando le modalità della condotta.

Il ricorso in Cassazione può essere utilizzato per riesaminare le prove già valutate nei gradi precedenti?
No, il ricorso è stato dichiarato inammissibile proprio perché tendeva a una ‘rivisitazione in fatto del materiale probatorio’, un’attività non consentita in sede di legittimità. La Cassazione valuta la corretta applicazione della legge, non i fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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