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Guida senza patente: tenuità del fatto non si applica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida senza patente a seguito di recidiva nel biennio. La Suprema Corte ha chiarito che in questi casi non è applicabile la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, poiché la recidiva stessa esclude il requisito della non abitualità della condotta. Rigettato anche il motivo sulla prescrizione del reato.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza patente: perché non si applica la tenuità del fatto in caso di recidiva

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della guida senza patente, chiarendo in modo definitivo perché, in caso di recidiva nel biennio, non sia possibile beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La pronuncia offre importanti spunti sulla prescrizione e sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo a due mesi di arresto, inflitta dal Tribunale di Ascoli Piceno per il reato di guida senza patente, commesso nell’aprile 2018. La condanna era stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Ancona. L’imputato, non rassegnato alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali: l’avvenuta prescrizione del reato, l’erroneo diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e la mancata restituzione del veicolo.

I Motivi del Ricorso

L’imputato ha articolato il suo ricorso sostenendo tre punti chiave:
1. Violazione di legge per intervenuta prescrizione: Secondo la difesa, il tempo necessario a estinguere il reato era già trascorso.
2. Errata applicazione della legge penale: Si contestava la decisione dei giudici di merito di non applicare l’istituto della particolare tenuità del fatto, che avrebbe portato a una declaratoria di non punibilità.
3. Mancata restituzione del veicolo: La difesa lamentava che la Corte d’Appello non avesse disposto la restituzione del mezzo all’avente diritto.

La Decisione della Cassazione sulla guida senza patente

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Analizziamo punto per punto la decisione dei giudici.

Il Calcolo della Prescrizione

Il primo motivo è stato respinto in quanto la Corte ha chiarito che al calcolo della prescrizione si applica la cosiddetta “Riforma Orlando” (Legge n. 103/2017). Questa normativa ha introdotto un periodo di sospensione aggiuntivo di 18 mesi. Tenendo conto anche di una sospensione di due mesi e quattro giorni dovuta a un rinvio chiesto dalla difesa, la Corte ha calcolato che il termine di prescrizione scadrà il 22 dicembre 2025. Al momento della decisione, quindi, il reato non era affatto prescritto.

Particolare Tenuità del Fatto e guida senza patente

Il secondo motivo è stato giudicato il più rilevante e anch’esso manifestamente infondato. La Cassazione ha ribadito un principio recentemente affermato: la causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto non si applica alla contravvenzione di guida senza patente. La ragione è di natura logico-giuridica: il reato scatta solo in caso di recidiva nel biennio. Questo significa che la condotta assume rilevanza penale proprio perché non è occasionale, ma ripetuta. Manca quindi il requisito fondamentale della “non abitualità del comportamento” richiesto dalla norma sulla particolare tenuità del fatto. La recidiva è intrinsecamente incompatibile con la non abitualità.

Inammissibilità del Terzo Motivo

Infine, la richiesta di restituzione del veicolo è stata dichiarata inammissibile per due ragioni: in primo luogo, la questione non era stata sollevata davanti alla Corte d’Appello, rendendola una doglianza nuova e non proponibile in sede di legittimità. In secondo luogo, il motivo è stato considerato generico e non supportato da adeguata documentazione.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa interpretazione delle norme e sulla giurisprudenza consolidata. Per quanto riguarda la prescrizione, i giudici hanno semplicemente applicato la normativa vigente al momento della commissione del reato, inclusa la Riforma Orlando, dimostrando la non fondatezza della tesi difensiva. Sul punto cruciale della tenuità del fatto, la Corte ha seguito un ragionamento sistematico: la contravvenzione di guida senza patente diventa reato solo se l’autore è recidivo nel biennio. Tale recidiva, per definizione, implica un comportamento abituale, escludendo a priori la possibilità di considerare il fatto come di “particolare tenuità”, che presuppone invece l’occasionalità della condotta.

Le Conclusioni

L’ordinanza consolida un importante principio di diritto in materia di reati stradali. Stabilisce in modo inequivocabile che chi viene sorpreso a guidare senza patente per la seconda volta in due anni non può sperare nell’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione sottolinea come la natura stessa del reato, che si fonda sulla ripetizione della condotta illecita, sia ontologicamente incompatibile con i presupposti della tenuità. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando scatta il reato di guida senza patente?
Il comportamento di guida senza patente assume rilevanza penale, e quindi costituisce reato, solo in caso di recidiva nel biennio, ovvero se la stessa violazione viene commessa due volte nell’arco di due anni. La prima violazione è un illecito amministrativo.

È possibile ottenere l’assoluzione per particolare tenuità del fatto per la guida senza patente?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è applicabile al reato di guida senza patente, poiché tale reato presuppone la recidiva nel biennio. Questa ripetizione della condotta esclude il requisito della “non abitualità” necessario per l’applicazione della norma.

Perché il motivo sulla prescrizione è stato respinto?
Il motivo è stato respinto perché, applicando la normativa vigente al momento del fatto (inclusa la “Riforma Orlando” che prevede un periodo di sospensione di 18 mesi), il termine di prescrizione non era ancora maturato al momento della decisione della Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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