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Guida senza patente: stato di necessità e recidiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un giovane condannato per guida senza patente. L’imputato aveva invocato lo stato di necessità, sostenendo di aver guidato per soccorrere un’amica che si sentiva male. La Corte ha respinto questa difesa, ribadendo che lo stato di necessità richiede la prova dell’impossibilità di usare alternative lecite. Inoltre, ha escluso l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la natura reiterata della condotta, confermando la condanna al pagamento di un’ammenda.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza Patente: Quando lo Stato di Necessità non Giustifica

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44320/2024, offre importanti chiarimenti sui limiti della guida senza patente, analizzando in particolare l’applicabilità della scriminante dello stato di necessità e della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione sottolinea il rigore con cui la giurisprudenza valuta tali eccezioni, soprattutto in presenza di condotte reiterate.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna inflitta dal Tribunale di Patti a un giovane per il reato di cui all’art. 116, commi 15 e 17, del Codice della Strada. L’imputato era stato sorpreso alla guida di un’autovettura senza aver mai conseguito la patente. A sua difesa, sosteneva di aver agito in stato di necessità, poiché si era messo al volante per accompagnare a casa un’amica che aveva accusato un malore. Il giudice di primo grado, tuttavia, non ha ritenuto provata tale circostanza, condannandolo al pagamento di una ammenda di 4.000 euro. Il Tribunale ha inoltre negato l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto), evidenziando la reiterazione della condotta emersa dagli atti.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha proposto ricorso, lamentando principalmente tre aspetti:
1. Il mancato riconoscimento dello stato di necessità, che a suo dire imponeva la condotta di guida per soccorrere l’amica.
2. Il mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto, nonostante la fattispecie fosse stata oggetto di depenalizzazione in passato.
3. La mancata motivazione sulla quantificazione della pena, ritenuta eccessiva rispetto ai minimi edittali.

La Corte d’Appello di Messina, rilevando che la sentenza di primo grado era inappellabile ai sensi dell’art. 593 c.p.p., ha trasmesso gli atti direttamente alla Corte di Cassazione per la valutazione.

La Guida senza Patente e lo Stato di Necessità

La Cassazione ha dichiarato il primo motivo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno richiamato un principio consolidato: per invocare con successo lo stato di necessità come scriminante, non è sufficiente affermare l’esistenza di un pericolo. È indispensabile dimostrare l’impossibilità assoluta di ovviare a tale pericolo con mezzi leciti. Nel caso di specie, l’imputato avrebbe dovuto provare di non poter ricorrere ad alternative come una chiamata telefonica per i soccorsi, l’uso di un taxi o l’aiuto di un altro automobilista. La semplice difficoltà o scomodità non integra i presupposti dell’art. 54 c.p. Inoltre, la Corte ha sottolineato come dagli accertamenti non fosse emersa alcuna prova del malore della passeggera.

La Reiterazione della Condotta Ostacola la Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha confermato la decisione del Tribunale, spiegando che la reiterazione della guida senza patente costituisce un ostacolo insormontabile all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Citando una recente giurisprudenza (Sez. 4, n. 48515 del 2023) e le Sezioni Unite (sent. Tushaj del 2016), la Corte ha ribadito che la “condotta reiterata” e l’abitualità del comportamento escludono ex se l’applicazione del beneficio previsto dall’art. 131-bis c.p. La norma sanziona proprio la condotta tipizzata e ripetuta in un arco temporale biennale, rendendola incompatibile con il concetto di tenuità.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto manifestamente infondati tutti i motivi di ricorso. In primo luogo, la scriminante dello stato di necessità è stata esclusa per assenza di prove concrete sull’impossibilità di ricorrere a soluzioni alternative e lecite per prestare soccorso. In secondo luogo, l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata correttamente negata a causa della reiterazione della condotta, che configura un comportamento abituale ostativo. Infine, la Corte ha giudicato adeguata la motivazione del Tribunale sulla quantificazione della pena, la quale, pur essendo superiore alla media edittale, era giustificata dalla gravità del pericolo creato, dall’intensità dell’elemento soggettivo e dalla stessa reiterazione dei fatti. La decisione del giudice di merito è stata quindi ritenuta logica, coerente e conforme alla legge.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza ha dichiarato inammissibile il ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende. Questa pronuncia consolida due principi fondamentali: lo stato di necessità richiede una prova rigorosa dell’inevitabilità della condotta illecita, e la reiterazione di un reato come la guida senza patente impedisce di qualificare il fatto come di “particolare tenuità”. La decisione serve da monito sulla serietà con cui l’ordinamento tratta la violazione delle norme sulla circolazione stradale, anche quando apparentemente giustificata da situazioni di emergenza.

Quando si può invocare lo stato di necessità per la guida senza patente?
Solo quando si dimostra l’impossibilità assoluta di ricorrere a mezzi leciti alternativi (come una chiamata di soccorso, un taxi o l’aiuto di terzi) per fronteggiare un pericolo attuale di un danno grave alla persona. La semplice difficoltà o scomodità non è sufficiente.

La guida senza patente può essere considerata un reato di ‘particolare tenuità’?
No, se la condotta è reiterata. La Corte di Cassazione ha chiarito che la ripetizione del comportamento di guidare senza aver mai conseguito la patente configura una condotta abituale che impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131 bis c.p.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tutti i motivi sono stati ritenuti manifestamente infondati. Non vi era prova dello stato di necessità, la reiterazione della condotta escludeva la tenuità del fatto e la pena applicata dal giudice di primo grado era stata motivata in modo adeguato e logico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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