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Guida senza patente sorveglianza speciale: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un individuo condannato per guida senza patente durante la sorveglianza speciale. Il ricorso, basato sulla presunta incostituzionalità della norma e su vizi procedurali, è stato respinto. La Corte ha ribadito che il reato di guida senza patente sorveglianza speciale è legittimo, in quanto finalizzato a tutelare l’ordine pubblico e non a punire un mero status personale. Inoltre, ha dichiarato inammissibile un motivo del ricorso per difetto di autosufficienza, non avendo il ricorrente provato le circostanze a fondamento della sua tesi.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida Senza Patente in Sorveglianza Speciale: Analisi della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3775 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza pratica: la guida senza patente sorveglianza speciale. La decisione chiarisce la piena legittimità costituzionale del reato previsto dall’art. 73 del D.Lgs. 159/2011, respingendo le argomentazioni della difesa e confermando la condanna di un individuo. Analizziamo nel dettaglio la vicenda processuale e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Un soggetto, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Bari per aver guidato un motociclo senza patente. La pena, stabilita in otto mesi di arresto con rito abbreviato, veniva successivamente ridotta a sei mesi dalla Corte d’Appello.

Nonostante la riduzione di pena, l’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, sollevando due questioni principali: una di carattere procedurale e una di legittimità costituzionale della norma incriminatrice.

I Motivi del Ricorso: Tra Vizi Procedurali e Dubbi di Costituzionalità

La difesa ha articolato il ricorso su due punti fondamentali:

1. Presunta illegittimità della revoca della patente: Si sosteneva che la responsabilità penale non potesse fondarsi sulla mera assenza della patente, in quanto questa sarebbe stata revocata in applicazione di un automatismo previsto dal Codice della Strada (art. 120), successivamente dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 99/2020). Secondo la difesa, venuto meno tale automatismo, la revoca era da considerarsi illegittima e, di conseguenza, il reato non configurabile.

2. Incostituzionalità del reato di guida senza patente sorveglianza speciale: In via subordinata, la difesa chiedeva di sollevare una questione di legittimità costituzionale dell’art. 73 del D.Lgs. 159/2011, sostenendo che tale norma punisse un mero status (l’essere sottoposto a misura di prevenzione) anziché una condotta offensiva, in violazione degli articoli 25 e 27 della Costituzione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo motivazioni distinte per ciascuno dei due profili di censura.

Sul primo punto, la Corte ha dichiarato il motivo inammissibile per violazione del principio di autosufficienza del ricorso. I giudici hanno evidenziato come il ricorrente avesse basato la sua intera argomentazione sul presupposto che la sua patente fosse stata revocata dall’autorità amministrativa. Tuttavia, non aveva allegato né indicato alcun atto processuale da cui emergesse tale circostanza. Dai verbali risultava unicamente che l’imputato era privo di patente al momento del controllo. La censura, quindi, era basata su un presupposto fattuale non dimostrato e non congruente con gli atti del processo.

Sul secondo e più sostanziale punto, relativo alla questione di costituzionalità, la Corte ha ritenuto il motivo infondato. I giudici hanno richiamato una precedente e decisiva sentenza della Corte Costituzionale (n. 211 del 2022), la quale aveva già esaminato e respinto la medesima questione. La Cassazione ha ribadito che la norma sulla guida senza patente sorveglianza speciale non viola il principio di offensività. Il suo scopo non è punire la condizione personale del soggetto, ma tutelare l’ordine pubblico. La norma mira a prevenire situazioni di pericolo derivanti dalla violazione di una regola fondamentale per i soggetti sottoposti a sorveglianza: quella di limitare gli spostamenti per impedire o ostacolare la commissione di nuove attività illecite e per agevolare i controlli da parte delle autorità. Essere sottoposto a una misura di prevenzione è il presupposto del reato, ma la condotta punita è l’atto concreto di guidare un veicolo, che mette a rischio il bene giuridico protetto.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida due principi importanti. In primo luogo, riafferma con forza la piena legittimità del reato previsto dall’art. 73 del “Codice Antimafia”, chiarendo che la sua finalità è la tutela dell’ordine pubblico e non la sanzione di una condizione personale. La pericolosità sociale del soggetto, già accertata con l’applicazione della misura di prevenzione, giustifica l’incriminazione di condotte che, per altri cittadini, avrebbero conseguenze diverse. In secondo luogo, la pronuncia ricorda l’importanza del rigore processuale: un ricorso per cassazione deve essere “autosufficiente”, ovvero deve contenere tutti gli elementi fattuali e documentali necessari a sostenere le proprie tesi, senza che sia il giudice a doverli ricercare negli atti del fascicolo.

È reato guidare senza patente se si è sottoposti a sorveglianza speciale?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che la condotta integra il reato previsto dall’art. 73 del d.lgs. n. 159 del 2011, e che tale norma è pienamente legittima.

Perché il reato di guida senza patente durante la sorveglianza speciale non è incostituzionale?
Secondo la Corte, la norma non punisce una condizione personale (lo “status” di sorvegliato speciale), ma una condotta concreta che mette in pericolo l’ordine pubblico. L’obiettivo è limitare gli spostamenti di soggetti ritenuti pericolosi per prevenire la commissione di ulteriori illeciti e facilitare i controlli.

Cosa significa che un ricorso in Cassazione deve essere ‘autosufficiente’?
Significa che l’atto di ricorso deve contenere tutti gli elementi, i fatti e i riferimenti documentali necessari perché i giudici possano comprendere e decidere la questione, senza dover ricercare autonomamente gli atti nel fascicolo processuale. Nel caso specifico, il ricorrente non ha provato che la sua patente fosse stata effettivamente revocata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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