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Guida senza patente sorveglianza speciale: Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per guida senza patente durante la sorveglianza speciale. La patente era stata revocata proprio a causa della misura di prevenzione, rendendo inapplicabile una recente parziale depenalizzazione. Il ricorso è stato respinto anche per la sua genericità, poiché non specificava i punti critici della sentenza d’appello e sollevava questioni di responsabilità ormai definitive.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza patente in sorveglianza speciale: quando è reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16670 del 2025, torna a pronunciarsi su un tema delicato: la guida senza patente in sorveglianza speciale. La decisione chiarisce i confini del reato previsto dall’art. 73 del D.Lgs. 159/2011, soprattutto alla luce di un recente intervento della Corte Costituzionale. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la sua condanna e fornendo importanti principi sia sul merito della questione che sugli aspetti procedurali della redazione di un ricorso.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un soggetto sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con un decreto del Tribunale di Foggia divenuto definitivo nel 2004. Come conseguenza diretta di questa misura, la Prefettura gli aveva revocato la patente di guida. Nonostante ciò, nel maggio 2021, l’uomo veniva sorpreso alla guida di un’autovettura. Sia il Tribunale di Foggia che la Corte di Appello di Bari lo ritenevano responsabile del reato di guida senza patente da parte di persona sottoposta a misura di prevenzione. L’imputato, tramite il suo difensore, presentava quindi ricorso per cassazione, lamentando una motivazione mancante o solo apparente da parte dei giudici di merito.

La Decisione della Corte e la specificità del reato di guida senza patente sorveglianza speciale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile per diverse ragioni. In primo luogo, ha affrontato una questione preliminare di grande rilevanza. Recentemente, la Corte Costituzionale (sentenza n. 116/2024) ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 73 D.Lgs. 159/2011, ma solo in parte. La depenalizzazione riguarda la condotta di chi, sottoposto a sorveglianza speciale, guida un veicolo dopo che la patente gli è stata revocata o sospesa per violazioni del codice della strada, e non a causa della misura di prevenzione stessa.

Nel caso in esame, invece, la revoca della patente era una conseguenza diretta e automatica dell’applicazione della misura di prevenzione. Pertanto, la condotta dell’imputato rientrava pienamente nella previsione del reato, rendendo inapplicabile la pronuncia della Consulta. La Corte ha quindi confermato che la guida senza patente in sorveglianza speciale rimane un illecito penale quando il titolo di guida è stato revocato proprio per la pericolosità sociale del soggetto.

Le motivazioni della sentenza

Oltre alla distinzione rispetto alla sentenza della Corte Costituzionale, la Cassazione ha fondato l’inammissibilità del ricorso su vizi procedurali. Il motivo di ricorso è stato giudicato estremamente generico. L’imputato si era limitato a denunciare una “mancanza della motivazione” in modo astratto, senza indicare specificamente quali punti della sentenza d’appello fossero carenti e perché. Un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica argomentata e puntuale della decisione impugnata, permettendo alla Corte di comprendere l’errore di diritto contestato.

Inoltre, la Corte ha sottolineato un altro aspetto cruciale: l’imputato, nel suo appello, non aveva contestato la sua responsabilità penale, ma solo il trattamento sanzionatorio e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). Di conseguenza, la statuizione sulla responsabilità era già passata in giudicato, ovvero era diventata definitiva, e non poteva essere rimessa in discussione per la prima volta in sede di legittimità.

Infine, anche la doglianza sul trattamento sanzionatorio è stata respinta, poiché la Corte d’Appello aveva motivato adeguatamente la pena (seppur minima) facendo riferimento ai parametri dell’art. 133 c.p. e alla “violazione reiterata del medesimo precetto”.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce due principi fondamentali. Sul piano sostanziale, la guida senza patente in sorveglianza speciale costituisce reato se la revoca della patente è una diretta conseguenza della misura di prevenzione. Sul piano processuale, viene riaffermata la necessità di redigere ricorsi specifici e non generici, che attacchino puntualmente le argomentazioni della sentenza impugnata. Non è possibile sollevare in Cassazione questioni non devolute al giudice d’appello, poiché su di esse si forma il giudicato. La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

È sempre reato la guida senza patente per una persona in sorveglianza speciale?
No. Secondo una recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 116/2024), non è reato se la patente è stata revocata o sospesa per precedenti violazioni del codice della strada. Tuttavia, come chiarito in questo caso, resta reato se la revoca della patente è una conseguenza diretta della misura di prevenzione stessa.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se è troppo generico, ovvero se si limita a lamentare una mancanza di motivazione in modo astratto senza specificare quali punti della sentenza impugnata sono carenti e perché. Deve contenere una critica argomentata e puntuale.

Si può contestare per la prima volta in Cassazione la propria responsabilità penale?
No. Se la questione della responsabilità penale non è stata oggetto di uno specifico motivo di appello, la sentenza di primo grado diventa definitiva su quel punto (acquista “efficacia di giudicato”). Pertanto, tale questione non può essere sollevata per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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