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Guida senza patente recidiva: quando è reato penale

La Corte di Cassazione conferma la condanna per il reato di guida senza patente recidiva, chiarendo che per la configurazione del reato è sufficiente una precedente violazione amministrativa divenuta definitiva nel biennio. La sentenza analizza i presupposti della recidiva dopo la depenalizzazione del 2016 e le ragioni per cui possono essere negate le attenuanti generiche e altri benefici in presenza di una personalità incline a violare le norme della circolazione stradale.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza patente recidiva: quando una multa si trasforma in reato

La guida senza patente recidiva rappresenta un’ipotesi in cui un comportamento, di per sé un illecito amministrativo, assume rilevanza penale a causa della sua ripetizione nel tempo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 20208 del 2024, offre chiarimenti fondamentali su quando scatta il reato e quali elementi sono necessari per la condanna, anche alla luce della depenalizzazione avvenuta con il D.Lgs. 8/2016. La pronuncia sottolinea come una precedente violazione amministrativa, divenuta definitiva, sia sufficiente a integrare il presupposto della recidiva nel biennio.

I fatti del caso: la condanna per guida senza patente

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un automobilista condannato sia in primo grado che in appello per il reato di cui all’art. 116 del Codice della Strada. La condanna prevedeva una pena di due mesi di arresto e 3.000 euro di ammenda. L’imputato, attraverso il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza impugnata, sia di natura procedurale che sostanziale.

I motivi del ricorso in Cassazione

L’imputato ha basato il suo ricorso su quattro principali motivi:
1. Violazione di legge procedurale: Si sosteneva che l’azione penale non potesse essere esercitata legittimamente poiché l’illecito amministrativo originario non era stato immediatamente contestato dagli agenti accertatori.
2. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Il ricorrente lamentava una carenza di motivazione da parte della Corte d’Appello nel negare le circostanze attenuanti generiche.
3. Inapplicabilità della causa di non punibilità per tenuità del fatto: Si chiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., sostenendo che la condotta fosse di minima offensività.
4. Omessa sostituzione della pena detentiva: Infine, si contestava la mancata sostituzione della pena detentiva con una sanzione sostitutiva, come previsto dalla normativa.

La decisione della Cassazione sulla guida senza patente recidiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Analizziamo nel dettaglio le argomentazioni della Suprema Corte.

La configurazione del reato di guida senza patente recidiva

Il punto centrale della sentenza riguarda la configurazione della guida senza patente recidiva. La Corte ha chiarito che, ai fini della sussistenza del reato, non è necessaria una precedente condanna penale. A seguito della depenalizzazione, la “reiterazione dell’illecito” che fa scattare il reato si integra anche con una precedente violazione amministrativa accertata in modo definitivo. Nel caso di specie, l’imputato aveva ricevuto una contestazione per la stessa infrazione nell’agosto 2019, divenuta definitiva per mancata opposizione. Questa precedente violazione, avvenuta nel biennio, era sufficiente a far scattare la responsabilità penale per il nuovo episodio. La Corte ha inoltre specificato che la regolarità della procedura di contestazione amministrativa è irrilevante per il versante penalistico, essendo la notizia di reato fondata sulle attestazioni degli ufficiali di polizia giudiziaria.

Il diniego delle attenuanti e degli altri benefici

La Cassazione ha ritenuto adeguatamente motivata la decisione della Corte d’Appello di negare tutti i benefici richiesti. Gli Ermellini hanno evidenziato che i giudici di merito hanno correttamente valutato:
* I precedenti penali e la personalità recidivante dell’imputato in relazione alle violazioni del codice della strada, elementi che giustificavano il diniego delle circostanze attenuanti generiche.
* Il particolare disvalore della condotta, caratterizzata dalla ripetitività e dal pericolo creato per la sicurezza stradale, che impediva di qualificare il fatto come di particolare tenuità ai sensi dell’art. 131-bis c.p.
* Un giudizio prognostico negativo ai fini della sostituzione della pena. L’imputato aveva già beneficiato in passato di misure alternative (affidamento ai servizi sociali) senza che ciò avesse interrotto la sua tendenza a commettere reati, dimostrando una scarsa affidabilità.

le motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un’interpretazione coerente della normativa post-depenalizzazione. La decisione di trasformare la guida senza patente da reato a illecito amministrativo (salvo recidiva) mirava a sanzionare penalmente solo le condotte più gravi, identificate nella loro ripetizione. La Corte stabilisce che la “recidiva nel biennio” non richiede un precedente giudicato penale, ma si accontenta di un accertamento amministrativo definitivo, come un verbale non opposto. Questo approccio garantisce l’effettività della norma penale, che altrimenti verrebbe svuotata se si attendesse la conclusione di un primo processo penale. Per quanto riguarda il trattamento sanzionatorio, la Corte ha ribadito il principio secondo cui la concessione di benefici come le attenuanti generiche o la pena sostitutiva non è un diritto dell’imputato, ma una valutazione discrezionale del giudice, che deve essere fondata su elementi concreti relativi alla personalità del reo e alla gravità del fatto. In questo caso, la storia personale dell’imputato, caratterizzata da precedenti e dalla mancata risposta positiva a precedenti misure premiali, ha giustificato pienamente la severità della decisione.

le conclusioni

La sentenza in esame consolida un importante principio in materia di guida senza patente recidiva: la commissione della stessa violazione entro due anni da un precedente accertamento amministrativo definitivo integra il reato previsto dall’art. 116 del Codice della Strada. Per gli automobilisti, ciò significa che ignorare o non opporre un verbale per guida senza patente può avere conseguenze ben più gravi di una semplice sanzione pecuniaria, aprendo le porte a un procedimento penale in caso di nuova infrazione. Inoltre, la pronuncia conferma che i precedenti penali e la condotta complessiva dell’imputato hanno un peso determinante nella valutazione del giudice circa la concessione di benefici e sconti di pena, sottolineando l’importanza di un comportamento rispettoso della legge per poter accedere a istituti premiali.

Quando la guida senza patente diventa un reato penale?
La guida senza patente si trasforma da illecito amministrativo a reato penale in caso di recidiva, ossia quando la stessa violazione viene commessa una seconda volta entro due anni da una precedente violazione accertata in modo definitivo.

Per configurare la recidiva è necessaria una precedente condanna penale?
No. La sentenza chiarisce che, dopo la depenalizzazione del 2016, per integrare la recidiva nel biennio è sufficiente un precedente accertamento definitivo di una violazione amministrativa della stessa specie, come ad esempio un verbale di contravvenzione notificato e non opposto nei termini di legge.

Perché la Corte ha negato le attenuanti generiche e altri benefici all’imputato?
La Corte ha negato i benefici a causa dei precedenti penali dell’imputato, della sua personalità definita ‘recidivante’ nelle violazioni stradali, del particolare disvalore e pericolo della sua condotta ripetuta, e di un giudizio prognostico negativo basato sul fatto che non aveva modificato il suo comportamento nonostante avesse già goduto in passato di misure alternative alla detenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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