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Guida senza patente: recidiva e fuga, la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida senza patente e fuga. La Corte chiarisce che la recidiva nel biennio è un elemento costitutivo del reato di guida senza patente e non necessita di una contestazione specifica. Viene inoltre confermata la condanna per la fuga, ritenendo logica e sufficiente la ricostruzione dei fatti basata sulla testimonianza oculare che provava l’intento di sottrarsi al controllo delle forze dell’ordine.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza patente: la Cassazione su recidiva e fuga

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta due temi cruciali legati alle violazioni del Codice della Strada: la configurazione del reato di guida senza patente in caso di recidiva e la prova della volontà di fuggire a un controllo. La Suprema Corte, con una decisione netta, dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista, consolidando importanti principi giuridici.

I Fatti di Causa

Un automobilista veniva condannato in primo e secondo grado per i reati previsti dal Codice della Strada, in particolare per non essersi fermato dopo un incidente con danni alle cose (art. 189) e per guida senza patente (art. 116). La pena inflitta era di sette mesi di reclusione.

L’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, affidandosi a due motivi principali:
1. Errata applicazione della legge sulla recidiva: secondo la difesa, la Corte d’Appello aveva erroneamente ritenuto sussistente il requisito della recidiva nel biennio per il reato di guida senza patente.
2. Vizio di motivazione: si contestava la sentenza nella parte in cui si basava sulla deposizione di un testimone per ricostruire la dinamica dei fatti, in particolare la fuga dell’automobilista.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Questa decisione ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: la recidiva nella guida senza patente

Il primo punto affrontato dai giudici riguarda la natura della ‘recidiva nel biennio’ nel reato di guida senza patente. La Corte chiarisce un aspetto fondamentale: per integrare la fattispecie penale, è sufficiente che vi sia un precedente illecito (anche se depenalizzato) accertato in via definitiva.

La Corte sottolinea che la recidiva nel biennio non è una semplice circostanza aggravante, ma un elemento costitutivo della fattispecie di reato. Ciò significa che la sua esistenza trasforma un comportamento, altrimenti sanzionato solo in via amministrativa, in un vero e proprio reato. Di conseguenza, non è necessario che tale elemento venga specificamente contestato nel capo d’imputazione, poiché fa parte intrinsecamente della definizione del reato stesso. Il motivo di ricorso è stato quindi ritenuto manifestamente infondato.

Le Motivazioni: la prova della volontà di fuga

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato infondato. La difesa lamentava un vizio nella motivazione della sentenza d’appello, che aveva utilizzato la testimonianza di una persona per ricostruire la dinamica dell’incidente e della successiva fuga.

La Cassazione ha invece ritenuto la motivazione della Corte d’Appello pienamente logica e coerente. Sulla base della testimonianza, era emerso chiaramente che l’automobilista, dopo aver ricevuto l’ordine di fermarsi (‘alt’), si era dato alla fuga, urtando altri veicoli per crearsi un varco. Secondo i giudici, tale condotta dimostrava in modo inequivocabile l’intento di sottrarsi al controllo delle forze dell’ordine, nella piena consapevolezza di poter colpire altri veicoli o persone.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce due principi di notevole importanza pratica:
1. La guida senza patente si trasforma da illecito amministrativo a reato quando viene commessa una seconda volta nell’arco di due anni. Questa ‘recidiva’ è un elemento essenziale del reato e non richiede una contestazione separata.
2. La valutazione delle prove, come le testimonianze, effettuata dai giudici di primo e secondo grado non può essere messa in discussione in Cassazione se la motivazione della sentenza è logica e priva di contraddizioni. Il tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti è un motivo inammissibile di ricorso.

Quando la guida senza patente diventa un reato?
La guida senza patente diventa un reato quando il conducente commette la stessa violazione una seconda volta entro un periodo di due anni (cosiddetta “recidiva nel biennio”). La prima violazione è un illecito amministrativo, la seconda diventa penale.

È necessario che la recidiva nel biennio venga specificamente contestata all’imputato?
No. Secondo la Corte, la recidiva nel biennio è un elemento costitutivo della fattispecie di reato di guida senza patente, non una semplice circostanza aggravante. Pertanto, non occorre che sia oggetto di una specifica contestazione formale.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione di un testimone fatta da un giudice nei gradi precedenti?
No, se la motivazione della sentenza è logica e coerente. La Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o rivalutare le prove, come una testimonianza, ma solo verificare la correttezza giuridica e la logicità del ragionamento seguito dai giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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