LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Guida senza patente: quando scatta il reato penale?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30043/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per il reato di guida senza patente con recidiva nel biennio. La Corte ha chiarito che, ai fini della configurabilità del reato, ciò che rileva è la reiterazione della condotta entro due anni, e che eventuali contestazioni sulla definitività della prima violazione amministrativa non possono essere sollevate per la prima volta in sede di legittimità. La condanna è stata quindi confermata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza Patente: La Cassazione chiarisce quando diventa Reato

La guida senza patente è una delle infrazioni più comuni al Codice della Strada, ma non tutti sanno che, in determinate circostanze, può trasformarsi da semplice illecito amministrativo a un vero e proprio reato penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 30043 del 2024) ha fornito importanti chiarimenti sul concetto di recidiva nel biennio, elemento chiave per il passaggio dalla sanzione pecuniaria alla responsabilità penale. Analizziamo insieme la decisione per comprendere meglio i confini di questa fattispecie.

I Fatti del Caso in Analisi

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un automobilista condannato sia in primo grado che in appello per il reato di guida senza patente, aggravato dalla recidiva nel biennio. L’imputato, infatti, era stato fermato alla guida nel 2019, dopo aver già commesso la medesima violazione nel 2018.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando che i giudici di merito non avessero valutato correttamente i suoi argomenti. In particolare, si contestava la sussistenza di una seconda violazione “definitivamente accertata”, presupposto necessario per la configurabilità del reato. La tesi difensiva suggeriva che l’esito di un ricorso amministrativo pendente contro la prima violazione avrebbe potuto far cadere l’intero impianto accusatorio.

La Decisione della Corte: la Recidiva nella Guida senza Patente

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici hanno stabilito che il ragionamento della difesa era in parte generico e in parte manifestamente infondato.

La Corte ha precisato un punto fondamentale: la problematica relativa alla “definitività” dell’accertamento riguarda esclusivamente la violazione precedente (quella del 2018). È quella prima violazione, infatti, che costituisce il presupposto per la recidiva. La seconda condotta (quella del 2019) costituisce il fatto di reato proprio perché è una reiterazione della medesima infrazione nel termine biennale previsto dalla legge.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Suprema Corte si fonda su due pilastri argomentativi chiari e distinti.

Il primo riguarda la corretta interpretazione della norma. L’articolo 116, comma 15, del Codice della Strada sanziona penalmente chiunque, dopo essere stato sanzionato in via amministrativa per guida senza patente, commetta nuovamente la stessa violazione nell’arco di due anni. La sentenza impugnata aveva correttamente applicato questo principio, focalizzandosi sulla reiterazione della condotta come elemento costitutivo del reato. La questione della definitività del primo accertamento amministrativo è un presupposto che, se non contestato nelle sedi opportune, si considera consolidato ai fini del secondo giudizio.

Il secondo pilastro è di natura prettamente processuale. La Corte ha rilevato che la contestazione relativa all’insussistenza della violazione del 2018 non era mai stata sollevata nel giudizio di appello. Introdurre questo argomento per la prima volta in Cassazione costituisce un “motivo nuovo”, che per consolidata giurisprudenza non è ammissibile in sede di legittimità. I ricorsi in Cassazione, infatti, possono vertere solo sui punti già discussi nei precedenti gradi di giudizio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio cruciale: chi commette per la seconda volta l’infrazione di guida senza patente in due anni passa dall’illecito amministrativo al reato. Le eventuali contestazioni sulla prima sanzione devono essere portate avanti nelle sedi competenti (amministrative o giudiziarie) e non possono essere usate come scudo nel processo penale per la seconda violazione. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato, per l’imputato, la condanna definitiva al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro in favore della cassa delle ammende, confermando la linea di rigore della giurisprudenza su questa materia.

Quando la guida senza patente si trasforma da illecito amministrativo a reato penale?
La guida senza patente diventa un reato quando la stessa violazione viene commessa una seconda volta entro un periodo di due anni dalla prima (c.d. recidiva nel biennio), come previsto dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada.

È possibile contestare la validità della prima multa durante il processo penale per la seconda violazione?
No. Secondo la sentenza, le contestazioni relative alla definitività o alla legittimità della prima violazione amministrativa devono essere sollevate nelle sedi competenti e non possono essere introdotte per la prima volta in Cassazione durante il procedimento penale per la seconda infrazione.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile e non si ravvisa un’assenza di colpa da parte del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati