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Guida senza patente: quando scatta il reato penale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per il reato di guida senza patente. La condanna penale era scattata a seguito della cosiddetta “recidiva nel biennio”, poiché l’imputato era stato sorpreso a guidare senza patente per la seconda volta in meno di due anni. La Corte ha rigettato la tesi difensiva secondo cui la condotta continuativa costituisse un’unica violazione, affermando che la persistenza nell’illecito non esclude, ma anzi conferma, la configurazione del reato.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza Patente: da Sanzione Amministrativa a Reato Penale

La guida senza patente è una violazione che può avere conseguenze molto diverse a seconda delle circostanze. Se la prima volta si risolve con una sanzione amministrativa, la seconda infrazione commessa entro due anni trasforma l’illecito in un vero e proprio reato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: continuare a guidare senza aver mai smesso non costituisce un’unica violazione, ma configura la recidiva che fa scattare la sanzione penale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato dalla Corte d’Appello di Palermo per il reato previsto dall’articolo 116, comma 15, del Codice della Strada. Il motivo? Era stato sorpreso a guidare un veicolo senza aver mai conseguito la patente di guida nell’aprile del 2020. Questo fatto assumeva rilevanza penale perché lo stesso soggetto era già stato sanzionato in via amministrativa per la medesima violazione nell’aprile del 2019. Si era quindi verificata la cosiddetta “recidiva nel biennio”, che comporta la trasformazione dell’illecito da amministrativo a penale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha proposto ricorso alla Corte di Cassazione, basando la sua difesa su due argomenti principali:

1. Unicità della condotta: Secondo la difesa, non si sarebbe dovuto configurare il reato perché l’imputato, non avendo mai conseguito la patente, non aveva mai smesso di guidare. La sua condotta, pertanto, sarebbe stata un’unica, ininterrotta violazione, parte di un medesimo “disegno criminoso”, e non due distinti episodi. Di conseguenza, mancherebbe l’elemento costitutivo della recidiva nel biennio.
2. Trattamento sanzionatorio: In subordine, l’imputato chiedeva una riduzione della pena, sostenendo che il giudice d’appello avrebbe dovuto concedere le attenuanti generiche e sostituire la pena detentiva con i lavori di pubblica utilità, data la natura non grave dei suoi precedenti penali.

La Decisione della Corte sulla guida senza patente

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando completamente le argomentazioni difensive. Vediamo nel dettaglio perché.

La Pervicacia non Esclude il Reato

Il punto centrale della decisione riguarda la tesi dell’unica violazione. La Corte ha definito questa censura “manifestamente infondata”. I giudici hanno chiarito che la persistenza nella condotta illecita, ovvero il fatto che l’imputato abbia continuato a guidare senza patente tra il primo e il secondo accertamento, non solo non esclude il reato, ma ne rafforza la sussistenza. L’elemento costitutivo del reato è proprio la “recidiva nel biennio”, ovvero l’essere colti una seconda volta a commettere lo stesso illecito entro due anni. La pervicacia nel violare la legge, secondo la Corte, non può essere usata come scusante.

I Limiti del Giudizio di Legittimità

Per quanto riguarda le richieste sulla riduzione della pena, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: il suo ruolo è quello di giudice di legittimità, non di merito. Ciò significa che non può riesaminare le valutazioni di fatto compiute dai giudici dei gradi precedenti, come la concessione delle attenuanti generiche o la valutazione sulla possibilità di applicare pene alternative.

I giudici di merito avevano negato tali benefici sulla base dei “plurimi precedenti penali” dell’imputato e di una prognosi negativa sulla sua futura osservanza delle prescrizioni. Questa valutazione, essendo basata sui fatti e adeguatamente motivata, non è sindacabile in sede di Cassazione.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla distinzione netta tra illecito amministrativo e reato nel contesto della guida senza patente. La legge configura una progressione sanzionatoria: la prima violazione è punita con una multa, ma la seconda nel biennio è considerata un reato per la maggiore pericolosità sociale dimostrata dal trasgressore. Sostenere che una condotta ininterrotta escluda la recidiva è un controsenso logico e giuridico. Ogni volta che il soggetto si mette alla guida senza patente commette un illecito, e il secondo accertamento formale entro due anni fa scattare la soglia penale.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che le censure relative alla pena erano di puro fatto e miravano a sostituire la valutazione del giudice di merito con quella, più favorevole, del ricorrente, un’operazione non consentita nel giudizio di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre due importanti insegnamenti. Primo, la recidiva nel biennio per la guida senza patente è un meccanismo oggettivo: il secondo accertamento entro due anni è sufficiente a trasformare l’illecito in reato, e la continuità della condotta illegale non funge da scusante. Secondo, il ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi di legge e non può essere utilizzato per tentare di ottenere una nuova valutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito.

Quando la guida senza patente diventa un reato penale?
La guida senza patente si trasforma da illecito amministrativo a reato quando il soggetto, già sanzionato per questa violazione, la commette nuovamente entro un periodo di due anni (cosiddetta “recidiva nel biennio”).

Continuare a guidare senza patente dopo una prima multa è considerata un’unica violazione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la persistenza nella condotta illecita non configura un’unica violazione. Il reato si consuma con il secondo accertamento formale della guida senza patente entro i due anni, indipendentemente dal fatto che il soggetto non abbia mai smesso di guidare.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di ridurre la pena o concedere attenuanti?
No, di norma non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non può riesaminare le valutazioni di fatto, come la concessione di attenuanti o la scelta della pena, che sono di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello), a meno che la loro motivazione non sia manifestamente illogica o viziata da errori di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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