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Guida senza patente: quando scatta il reato penale?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3385/2024, ha confermato la condanna per il reato di guida senza patente, chiarendo un punto fondamentale sulla recidiva. La Corte ha stabilito che, a seguito della depenalizzazione del 2016, per configurare il reato è sufficiente una precedente violazione amministrativa accertata in via definitiva nel biennio, non più una condanna penale. Nel caso specifico, è stata ritenuta valida anche la testimonianza di un agente fuori servizio che aveva riconosciuto il conducente.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza Patente: la Cassazione Chiarisce Quando Diventa Reato

La guida senza patente è una violazione che può avere conseguenze molto diverse a seconda delle circostanze. Non sempre si tratta di un semplice illecito amministrativo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 3385/2024) ha fatto luce su un aspetto cruciale: la “recidiva nel biennio”, ovvero la ripetizione della violazione entro due anni. Questa pronuncia chiarisce che, dopo la riforma del 2016, non è più necessaria una precedente condanna penale per far scattare il reato, ma è sufficiente un verbale amministrativo non opposto. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di guida senza patente. La condanna si basava su una segnalazione effettuata da un vice-brigadiere che, sebbene fuori servizio, aveva riconosciuto l’imputato al volante di un’auto intestata alla sua compagna. L’agente aveva annotato la targa e fornito una dichiarazione precisa.

L’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, sollevando due questioni principali:
1. L’illegittimità della prova: sosteneva che l’annotazione di un agente fuori servizio, non seguita da un formale verbale di contestazione, non potesse costituire una prova sufficiente per una condanna.
2. L’insussistenza della recidiva: contestava il presupposto del reato, ovvero la recidiva nel biennio, affermando che la precedente violazione era stata erroneamente indicata e che la nuova segnalazione non era stata formalizzata in un verbale esecutivo.

La Recidiva nella Guida senza Patente

Il cuore della questione legale risiede nell’interpretazione dell’art. 116 del Codice della Strada, come modificato dal D.Lgs. n. 8/2016. Questa riforma ha depenalizzato la guida senza patente, trasformandola da reato a illecito amministrativo. Tuttavia, ha previsto un’eccezione: se la violazione viene commessa una seconda volta nell’arco di due anni (recidiva nel biennio), essa torna ad essere un reato.

Prima della riforma, per configurare il reato era necessaria una precedente condanna penale definitiva. La Cassazione, con la sentenza in esame, ribadisce un principio ormai consolidato: dopo il 2016, per integrare la fattispecie penale è sufficiente che vi sia un precedente accertamento amministrativo divenuto definitivo. Questo avviene, ad esempio, quando un verbale di contestazione viene regolarmente notificato e non viene pagato né opposto nei termini di legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e infondato. Le motivazioni della decisione si basano su due pilastri fondamentali.

Validità della Prova

In primo luogo, i giudici hanno affermato la piena validità della testimonianza del vice-brigadiere. Anche se fuori servizio, in quanto pubblico ufficiale, la sua dichiarazione proveniva da un “soggetto qualificato”. L’agente aveva riconosciuto senza ombra di dubbio l’imputato, fornendo dettagli precisi sul veicolo e sulla targa. La Corte ha ritenuto questo elemento probatorio pienamente attendibile e sufficiente a fondare il giudizio di responsabilità.

Configurazione del Reato di Guida senza Patente

In secondo luogo, e con maggiore rilevanza giuridica, la Corte ha confermato la corretta applicazione della norma sulla recidiva. Nel caso specifico, esisteva una precedente contestazione per la medesima violazione, risalente all’anno prima, formalizzata con un verbale regolarmente notificato e divenuto definitivo per mancata opposizione. Questo precedente verbale è stato considerato sufficiente a integrare il presupposto della “reiterazione dell’illecito depenalizzato”. Di conseguenza, la nuova violazione accertata, avvenuta nel biennio, configurava a tutti gli effetti il reato previsto dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada.

Le Conclusioni

La sentenza n. 3385/2024 della Corte di Cassazione offre un importante monito per tutti gli automobilisti. La guida senza patente non deve essere sottovalutata. La prima violazione comporta una sanzione amministrativa, ma la seconda nel giro di due anni trasforma l’illecito in un vero e proprio reato, con conseguenze penali ben più gravi, tra cui una pena di arresto e un’ammenda. Inoltre, la pronuncia chiarisce che la prova della violazione può derivare anche dalla testimonianza di un agente fuori servizio e che per la recidiva non è richiesta una condanna penale, ma basta un precedente verbale amministrativo divenuto inoppugnabile.

Quando la guida senza patente è considerata un reato penale?
La guida senza patente diventa un reato penale quando la stessa violazione viene commessa una seconda volta nell’arco di due anni (recidiva nel biennio). La prima violazione è un illecito amministrativo, la seconda è un reato.

La testimonianza di un agente di polizia fuori servizio è una prova valida?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la notizia di reato proveniente da un soggetto qualificato, come un agente di polizia anche se fuori servizio, che riconosce un conducente e fornisce dichiarazioni precise e concordanti, è una prova pienamente valida per fondare un giudizio di responsabilità.

Cosa si intende per “recidiva nel biennio” per la guida senza patente dopo la riforma del 2016?
Dopo la riforma sulla depenalizzazione del 2016, la recidiva che trasforma l’illecito in reato non richiede più una precedente condanna penale. È sufficiente che vi sia stata una precedente violazione amministrativa per la stessa infrazione, accertata con un verbale divenuto definitivo (perché pagato o non opposto nei termini) nei due anni antecedenti al nuovo fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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