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Guida senza patente: no attenuanti per recidiva

Un individuo condannato per guida senza patente con recidiva ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo l’applicazione della particolare tenuità del fatto e delle attenuanti generiche. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione è stata motivata dalla persistenza criminale del soggetto, evidenziata da una rapida ricaduta nello stesso reato e da numerosi e gravi precedenti penali, che rendono impossibile la concessione dei benefici richiesti.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza patente: la Cassazione nega benefici a chi è recidivo

L’ordinanza n. 12599/2024 della Corte di Cassazione affronta un caso di guida senza patente con recidiva nel biennio, fornendo importanti chiarimenti sui limiti all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e delle attenuanti generiche. La decisione sottolinea come la persistenza nella condotta illecita e una storia criminale complessiva siano elementi determinanti nella valutazione del giudice.

I Fatti del Caso

Un soggetto, già condannato in primo e secondo grado per il reato di guida senza patente, aggravato dalla recidiva nel biennio, ha proposto ricorso per cassazione. L’imputato lamentava un vizio di motivazione da parte della Corte d’Appello, la quale aveva negato sia l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale (particolare tenuità del fatto) sia la concessione delle attenuanti generiche.

Il ricorrente, in sostanza, riteneva che la sua condotta dovesse essere considerata di lieve entità e che meritasse una pena più mite, ma la sua richiesta era stata respinta nei precedenti gradi di giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. La ragione principale dell’inammissibilità risiede nel fatto che il ricorso si limitava a riproporre le stesse questioni già discusse e motivatamente respinte, senza introdurre nuovi e specifici vizi di legittimità della sentenza impugnata. Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, un ricorso così formulato è considerato generico e, quindi, non meritevole di esame nel merito.

Le Motivazioni

La Corte ha esaminato nel dettaglio i motivi per cui i benefici richiesti non potevano essere concessi, offrendo una motivazione congrua, logica e rispettosa della giurisprudenza.

Guida senza patente e la particolare tenuità del fatto

I giudici hanno chiarito che, per negare l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., non è necessario analizzare tutti i criteri dell’art. 133 c.p., ma è sufficiente indicare quelli ritenuti rilevanti. Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva correttamente evidenziato la peculiare pervicacia dell’imputato. Questi era stato sorpreso alla guida senza patente a soli quattro mesi da un precedente episodio, dimostrando una chiara inclinazione a perseverare nella condotta illecita. Inoltre, l’imputato aveva già due precedenti specifici per guida in stato di alterazione alcolica. Questa persistenza nel comportamento illegale è stata considerata incompatibile con la “particolare tenuità del fatto”, che presuppone un’offesa minima e un comportamento non abituale.

Il diniego delle attenuanti generiche e la storia criminale

Anche la richiesta di concessione delle attenuanti generiche è stata respinta con una motivazione solida. La Corte ha sottolineato che, dopo le modifiche legislative, la semplice incensuratezza non è più sufficiente per ottenere questo beneficio. È necessaria la presenza di “elementi positivi rilevanti”.

Nel caso in esame, tali elementi erano del tutto assenti. Al contrario, l’imputato vantava numerosi e gravi precedenti penali per reati come stupefacenti, rapina, furto e ricettazione. Questa biografia criminale è stata interpretata come un chiaro segnale di assenza di resipiscenza e di una radicata persistenza nella condotta criminale, elementi che ostano alla concessione di qualsiasi sconto di pena basato sulla clemenza.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ribadisce principi fondamentali in materia penale. In primo luogo, la valutazione della particolare tenuità del fatto non può prescindere dall’analisi del comportamento complessivo dell’imputato, soprattutto quando questo dimostra una tendenza a ripetere il reato. La guida senza patente, se commessa da un soggetto recidivo e con una storia criminale significativa, perde quel carattere di occasionalità e minima offensività necessario per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

In secondo luogo, le attenuanti generiche non sono un beneficio automatico, ma richiedono una valutazione positiva della personalità dell’imputato. Un curriculum criminale denso e variegato, come nel caso di specie, dimostra una pericolosità sociale e una mancanza di ravvedimento che giustificano pienamente il diniego di tale beneficio. La decisione conferma un approccio rigoroso nei confronti di chi manifesta una sistematica indifferenza per le norme giuridiche.

È possibile ottenere l’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto in caso di guida senza patente?
No, è molto difficile se il comportamento non è occasionale. La Corte ha negato il beneficio perché l’imputato era stato colto alla guida a soli 4 mesi da un episodio precedente e aveva altri precedenti specifici, dimostrando una persistenza nella condotta illecita (pervicacia) che è incompatibile con la tenuità del fatto.

Avere precedenti penali per altri reati influenza la concessione delle attenuanti generiche per il reato di guida senza patente?
Sì, in modo decisivo. La Corte ha confermato il diniego delle attenuanti generiche proprio a causa dei numerosi e gravi precedenti penali dell’imputato per reati come stupefacenti, rapina e furto. Questi precedenti indicano una persistenza nella condotta criminale e un’assenza di ravvedimento (resipiscenza), impedendo la concessione del beneficio.

Perché un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile se ripropone le stesse questioni dell’appello?
Perché il ricorso per cassazione deve essere ‘specifico’ e non può limitarsi a ripetere le argomentazioni già esaminate e respinte dal giudice precedente. Deve invece evidenziare precisi vizi di legittimità della sentenza impugnata, come un errore di diritto o un difetto logico nella motivazione, e non un semplice disaccordo con la valutazione dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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