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Guida senza patente: no alla tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha stabilito che al reato di guida senza patente, commesso con recidiva nel biennio, non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La sentenza chiarisce che la struttura stessa del reato, che presuppone una condotta reiterata, presenta un’incompatibilità ontologica con il requisito della non abitualità richiesto dall’art. 131-bis c.p. È stato inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza patente recidiva: perché non si applica la tenuità del fatto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande interesse pratico: l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto al reato di guida senza patente con recidiva nel biennio. Con la sentenza n. 16367/2025, i giudici hanno chiarito che la struttura stessa di questo reato impedisce il ricorso all’istituto previsto dall’art. 131-bis del codice penale, stabilendo un principio di diritto netto e rigoroso.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un motociclista condannato in primo e secondo grado alla pena di tre mesi di arresto e 3.000 euro di ammenda. L’imputazione era quella prevista dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada, ovvero aver condotto un motociclo senza aver mai conseguito la patente di guida, con la specifica aggravante della recidiva nel biennio.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando principalmente due aspetti:
1. Il mancato riconoscimento della causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, sostenendo che la Corte d’Appello avesse negato tale beneficio con una motivazione inadeguata.
2. La mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

La questione della guida senza patente e della tenuità del fatto

Il cuore della controversia risiede nel primo motivo di ricorso. L’istituto della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) permette di non punire l’autore di un reato quando l’offesa è minima e il comportamento non è abituale. Il ricorrente sosteneva che nel suo caso ricorressero tali presupposti.

La Procura Generale presso la Cassazione aveva persino dato parere favorevole all’annullamento con rinvio della sentenza proprio su questo punto, suggerendo un riesame della questione.

La decisione sul diniego delle attenuanti generiche

Per quanto riguarda il secondo motivo, relativo al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, la Corte lo ha ritenuto infondato. I giudici di merito avevano adeguatamente motivato la loro decisione, evidenziando l’assenza di elementi positivi valutabili a favore dell’imputato. Anche la sua confessione, avvenuta quando la sua colpevolezza era già palese, non è stata ritenuta sufficiente a giustificare una riduzione della pena. La Cassazione ha ribadito che è sufficiente che il giudice dia conto di aver valutato i criteri dell’art. 133 c.p. per ritenere la motivazione adeguata.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo una motivazione cruciale sul primo punto. Secondo i giudici, esiste una incompatibilità ontologica tra il reato di guida senza patente con recidiva nel biennio e la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Il ragionamento è il seguente: il reato previsto dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada non punisce la singola condotta di guida senza patente (che di per sé costituisce un illecito amministrativo), ma punisce la reiterazione di tale condotta entro un arco temporale di due anni. In altre parole, la rilevanza penale del fatto scatta proprio perché il comportamento è stato ripetuto.

L’articolo 131-bis c.p., al contrario, richiede come presupposto fondamentale che il comportamento non sia abituale. Se il legislatore ha scelto di punire penalmente una condotta solo quando essa è reiterata, è logicamente impossibile considerare quella stessa condotta come ‘non abituale’ ai fini dell’applicazione della tenuità del fatto. La struttura del reato, basata sulla ripetizione, si scontra frontalmente con il requisito della non abitualità. Di conseguenza, la Corte ha concluso che la causa di non punibilità non può trovare applicazione in questi casi, a prescindere dalle specifiche motivazioni addotte dal giudice di merito.

Conclusioni

La sentenza n. 16367/2025 consolida un orientamento giurisprudenziale di estrema importanza. Chi viene sorpreso a guidare senza patente per la seconda volta in due anni non potrà sperare di beneficiare della non punibilità per tenuità del fatto. La decisione della Corte di Cassazione stabilisce che la natura stessa di ‘reato a condotta reiterata’ esclude a priori l’applicazione di un istituto pensato per episodi isolati e di minima offensività. Questo principio rafforza la finalità sanzionatoria della norma, mirata a colpire non l’episodio singolo, ma la perseveranza nella condotta illecita, considerata dal legislatore meritevole di sanzione penale.

Perché al reato di guida senza patente con recidiva non si applica la particolare tenuità del fatto?
Perché la norma penale punisce proprio la reiterazione della condotta nel biennio. Tale caratteristica è in ‘incompatibilità ontologica’ (cioè in conflitto per sua stessa natura) con il requisito della ‘non abitualità del comportamento’ richiesto dall’art. 131-bis c.p. per la concessione del beneficio.

Quali sono i requisiti del reato di guida senza patente previsto dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada?
Il reato si configura non per una singola violazione, ma quando un soggetto, già sanzionato in via amministrativa per guida senza patente, commette la stessa violazione nell’arco dei due anni successivi.

Perché la confessione dell’imputato non è stata sufficiente per ottenere le attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto che la confessione non fosse un elemento positivamente valutabile perché è stata resa solo quando la colpevolezza dell’imputato era già evidente e provata. Per la concessione delle attenuanti generiche, sono necessari elementi concreti che giustifichino una diminuzione della pena, che in questo caso mancavano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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