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Guida senza patente: no alla tenuità del fatto

Un automobilista, condannato per guida senza patente a seguito di una recidiva nel biennio, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non si applica a questo reato, data la sua natura abituale. Inoltre, ha confermato che il solo stato di incensuratezza non è sufficiente per la concessione delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza patente e recidiva: niente sconti di pena

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito la sua posizione sulla guida senza patente, chiarendo importanti aspetti relativi alla sua rilevanza penale e all’applicabilità di alcuni benefici di legge. La decisione analizza il caso di un automobilista condannato per essersi messo al volante senza il necessario titolo abilitativo per la seconda volta in due anni, una condizione che trasforma l’illecito da amministrativo a penale.

Il ricorso dell’imputato si basava su tre punti principali: la contestazione della rilevanza penale del fatto, la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.). La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo motivazioni precise per ciascuna doglianza.

Il caso: la contestazione della rilevanza penale

I giudici di merito avevano accertato che l’imputato era stato sorpreso alla guida di un veicolo senza patente e che una violazione identica gli era già stata contestata nel biennio precedente. Questa circostanza, definita ‘recidiva nel biennio’, è l’elemento che, secondo l’art. 116 del Codice della Strada, fa scattare la sanzione penale al posto di quella meramente amministrativa. La Corte di Cassazione ha ritenuto la contestazione sul punto una generica critica alla motivazione della sentenza impugnata, confermando la correttezza del ragionamento dei giudici di grado inferiore.

La guida senza patente e l’esclusione della tenuità del fatto

Uno degli argomenti più significativi del ricorso riguardava la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., che esclude la punibilità per fatti di particolare tenuità. La Cassazione ha definito il motivo ‘manifestamente infondato’.

La Corte ha spiegato che la particolare tenuità del fatto non è compatibile con la contravvenzione di guida senza patente. Il motivo risiede nella struttura stessa della norma incriminatrice: la condotta assume rilevanza penale solo se l’autore la reitera entro due anni. Questa ‘abitualità’ del comportamento, richiesta dalla legge per configurare il reato, è in netto contrasto con il requisito della ‘non abitualità’ necessario per poter beneficiare della causa di non punibilità. In altre parole, il reato esiste proprio perché il comportamento è abituale, rendendo logicamente impossibile l’applicazione di un istituto che presuppone l’esatto contrario.

Il diniego delle attenuanti generiche

Anche il motivo relativo al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche è stato giudicato infondato. L’imputato lamentava che il giudice non avesse considerato elementi a suo favore per concedere una riduzione di pena.

La valutazione del giudice di merito

La Cassazione ha ricordato che, a seguito della riforma del 2008, il solo stato di incensuratezza non è più sufficiente per ottenere le attenuanti generiche. Il giudice può legittimamente negarle semplicemente constatando l’assenza di elementi di segno positivo. La valutazione degli elementi previsti dall’art. 133 c.p. (come la gravità del danno, l’intensità del dolo, i motivi a delinquere) rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale giudizio è insindacabile in sede di legittimità, a condizione che sia logico, non contraddittorio e adeguatamente motivato. Il giudice può anche basare la sua decisione su un solo elemento ritenuto preponderante, senza dover analizzare tutti gli altri.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano generici o manifestamente infondati. Sul tema della tenuità del fatto, ha ribadito un principio ormai consolidato: la struttura del reato di guida senza patente, che richiede la recidiva nel biennio, è intrinsecamente incompatibile con il requisito della non abitualità previsto dall’art. 131-bis c.p. Per quanto riguarda le attenuanti generiche, ha confermato che la loro concessione non è un atto dovuto e che la decisione del giudice di merito, se ben motivata, non può essere messa in discussione, essendo sufficiente l’assenza di elementi positivi a giustificarne il diniego.

Le conclusioni

La pronuncia consolida l’orientamento secondo cui chi commette il reato di guida senza patente non può beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La natura stessa del reato, che si perfeziona con la ripetizione della condotta, lo rende incompatibile con l’istituto. Inoltre, la decisione sottolinea che, per ottenere una riduzione di pena tramite le attenuanti generiche, non basta non avere precedenti penali, ma è necessario che emergano elementi positivi concreti che il giudice possa valutare favorevolmente.

Quando la guida senza patente diventa un reato?
La guida senza patente diventa un reato penale quando la stessa violazione viene commessa una seconda volta nell’arco di due anni (recidiva nel biennio). La prima infrazione è punita solo con una sanzione amministrativa.

Perché al reato di guida senza patente non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Non si applica perché il reato stesso presuppone un comportamento abituale (la recidiva nel biennio), mentre la causa di non punibilità per tenuità del fatto richiede, come condizione essenziale, che il comportamento non sia abituale. Le due norme sono quindi incompatibili.

Avere la fedina penale pulita è sufficiente per ottenere le circostanze attenuanti generiche?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata e a seguito di una riforma legislativa, il solo stato di incensuratezza non è più un elemento sufficiente per la concessione automatica delle attenuanti generiche. Il giudice deve valutare la presenza di elementi positivi e può negarle anche solo in assenza di questi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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